Archivio di maggio, 2018
Libri bellissimi anche per chi non si occupa di manicomi
29 maggio 2018
Piccoli passi, muri ridipinti, uniformi sostituite da vestiti, giri in Cinquecento, per gente che aveva preso solo ambulanze
di Adriano Sofri
Ho incontrato Peppe Dell’Acqua, che è sempre un piacere. Dell’Acqua (Solofra, 1947) è dei protagonisti della rivoluzione che aprì i manicomi e volle trasformare i matti in cittadini. L’esperienza di Dell’Acqua è legata soprattutto a Trieste, città nella cui lingua covava una bella premessa, perché a Trieste si dice “matto” per dire una persona, “un bon mato” per dire una brava persona. Lui l’ha raccontata nei suoi libri, in particolare “Non ho l’arma che uccide il leone. La vera storia del cambiamento nella Trieste di Basaglia e nel manicomio di San Giovanni”. Dal 2010 ha inaugurato una collana, “180. Archivio critico della salute mentale”, Edizioni Alpha Beta, Merano, che è diventata lo strumento più ricco per chi abbia interesse alla questione della salute mentale.
L’Avvenire e la 180: Tre Articoli su Basaglia
29 maggio 2018
Proponiamo tre articoli significativi su Basaglia e la 180 per una rubrica in collaborazione con L'Avvenire
Così il malato divenne un cittadino
Mi portai via quei dieci fantasmi
Basaglia: Il sistema ...
La spiegazione della fenomenologia? Un dettaglio inutile
27 maggio 2018
40#180 L’anno che cambiò il volto della sanità italiana
26 maggio 2018
40#180 Dal caso Moro alla legge Basaglia quarant’anni dopo, è l’anno che verrĂ
26 maggio 2018
40#180 Un’ora sola ti vorrei
26 maggio 2018
Franco Basaglia avrei voluto conoscerlo, e Rosa non era soltanto la piĂą bella del paese
di Valentina Furlanetto
“Un’ora sola ti vorrei” cantava Fedora Mingarelli nel 1938. Franco Basagliaaveva 13 anni, viveva a Venezia, quartiere san Polo, secondo di tre figli, buona borghesia veneziana. A una sessantina di chilometri di distanza, in piena campagna veneta, anche Rosa aveva 13 anni. Seconda di cinque, famiglia di contadini, pochi libri, molti calli alle mani. Rosa già allora era la più bella del paese, aveva profondi occhi scuri, zigomi alti e pronunciati, lunghe trecce castane. Nelle foto è la più alta, la più altera.
Quattro anni dopo Franco Basaglia studiava al liceo classico di Venezia e Rosa camminava sul ciglio della strada, dieci chilometri al giorno all’andata e dieci al ritorno, per andare in fabbrica. Aveva 17 anni, era sempre la ragazza più bella del paese, le sue sorelle la rimproveravano perché era vanitosa e aveva la testa fra le nuvole. Faceva l’operaia in filanda. Camminava diritta e fiera lungo la strada quando venne investita da un’auto, il conducente scappò
40#180: “E mi no firmo”, così cominciò la rivoluzione gentile della 180
23 maggio 2018
40#180: Antonia Bernardini, la storia della donna che morì “legata come Cristo in croce” nel manicomio giudiziario di Pozzuoli
20 maggio 2018
40#180: Borgna: “Basaglia capì che era necessario recuperare l’individuo”
20 maggio 2018
di EUGENIO BORGNA, primario emerito di Psichiatria dell'Ospedale Maggiore di Nova
Un grande psichiatra spiega la rivoluzione. Accanto al padre della legge è stato tra i primi a opporsi a una spiegazione puramente naturalistica delle malattie dell'anima
Questa tesi si è rispecchiata in modalità radicalmente diverse di articolare gli incontri terapeutici con i pazienti; e questo perché, mettendo fra parentesi la malattia, lo psichiatra può finalmente avvicinarsi alla sofferenza psichica guardando alla sua fragilità e alla sua umanità . La psichiatria manicomiale, che non è nemmeno oggi scomparsa nel concreto agire di non pochi psichiatri, si radicava nella esclusiva attenzione alla malattia, e non alla soggettività , alla interiorità , alla storia della vita, alla persona, di chi è curato.