0473Le ragioni del viaggio di Marco Cavallo nel mondo di fuori, per incontrare gli internati negli opg

Gli spazi, le prospettive, gli angoli segnano più degli uomini e delle parole la finalità propria dell’istituto. La pericolosità abita ogni angolo, impregna con la tensione della sua presenza ogni cosa. Chi è costretto a vivere nell’OPG deve confrontarsi quotidianamente con queste immagini. L’immutabilità dell’esperienza dello spazio costringe gli internati a difficili esercizi di riduzione di sé, di sottomissione all’istituzione in un tentativo di sopravvivenza per salvaguardare al proprio interno almeno un brandello della propria dimensione umana. Costretti in questi luoghi, gli internati ridimensionano il loro sentire, introiettano le regole dell’istituto, interrompono il loro dialogo col tempo. Diventano, loro malgrado, ciò che noi conteniamo nella categoria del « malato pericoloso ». La continuità dell’esistenza, l’estensione lineare della storia personale subisce minacce, attentati e fratture crudeli. Le persone, per difesa, per sopravvivere, devono accettare quella unica e piatta identità.

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