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di Pier Aldo Rovatti


Ha destato in me (e non solo in me) stupore e quasi incredulità l’articolo comparso su “L’Unità” del 17 dicembre scorso a proposito delle mie “lezioni” sul pensiero di Franco Basaglia (Restituire la soggettività, con interventi di Mario Colucci, Peppe Dell’Acqua, Giovanna Gallio, Maria Grazia Giannichedda, Franco Rotelli, Ernesto Venturini e Michele Zanetti, edizioni Alphabeta Verlag, Merano).

L’articolo (a firma Gianfranco De Simone – leggi l’articolo) non meriterebbe di per sé alcuna risposta: è un misto di protervia, ignoranza e volgarità. Credevo che l’epoca del linciaggio di Basaglia e del negazionismo riguardo al suo pensiero e agli esiti materiali che la sua opera ha avuto (e che tutto il mondo ormai riconosce) fosse definitivamente tramontata. Mi sbagliavo.

Ciascuno è ovviamente libero di scrivere quello che vuole, e il fantasma dell’irrazionalismo evocato nell’articolo non è davvero degno di replica. Esso preoccupa, invece, come sintomo di barbarie culturale e preoccupa soprattutto il fatto che sia stato ospitato con molta evidenza da una simile tribuna.

L’articolo è un vero autogol, di quelli che fanno perdere le partite. Ma che partita culturale sta giocando il giornale in questione? Lo chiedo alla parte pensante de “L’Unità” e mi auguro che arrivi una risposta dall’interno del quotidiano stesso. Se il mio augurio andasse deluso, bisognerebbe concluderne che quello di De Simone non è un episodio casuale o un bizzarro omaggio al pluralismo delle opinioni, ma il punto di vista condiviso di un organo di informazione e cultura di cui nessuno ha dimenticato la storia prestigiosa.

1 Comment

  1. eleonoram

    Qualcuno saprebbe indicare se è arrivata una risposta dal Manifesto a questo articolo di Rovatti?

    un caro saluto,

    eleonora.

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