pistoia 220di Claudia Celentano.

(per 180gradi.org)

Scriveva Franco Basaglia in “Conferenze Brasiliane” (1979): “Dieci, quindici, venti anni addietro era impensabile che il manicomio potesse essere distrutto. D’altronde, potrà accadere che i manicomi torneranno a essere chiusi e più chiusi ancora di prima, io non lo so! Ma, in tutti i modi, abbiamo dimostrato che si può assistere il folle in altra maniera, e questa testimonianza è fondamentale”.

Erano pochi, nel 2003, i fondatori del Forum Salute Mentale, eppure insieme lo sognarono come una piazza grande quanto l’Italia, nella quale dar voce alle persone. Operatori del settore, utenti, familiari, giornalisti, magistrati, sindacalisti,psichiatri e psicologi elaborarono così un documento fondativo nel quale mettere per scritto il riconoscimento del grande valore teorico da attribuire alle buone pratiche. Attraverso quel documento, gli aderenti al Forum ribadirono il primato della pratica come produttrice di altra realtà e di altra cultura che agisce contemporaneamente sulla struttura materiale delle istituzioni, sul pregiudizio scientifico, sui rapporti di potere, sui legami sociali, operando una universalizzazione dei diritti e delle libertà individuali. A Camalore nel 2004, a Bari nel 2005, a Milano nel 2006, a Paola nel 2007 e poi ancora ad Aversa e Roma nel 2011 e nel 2013, ecco che la piazza comincia a prendere forma, a riempirsi di persone che parlano, scrivono, cantano le loro pratiche di de-istituzionalizzazione, affermando a gran voce l’indiscindibilità tra cittadinanza e salute.

Dibattiti, campagne e racconti su 4 grandi temi

A 13 anni dalla prima assemblea nazionale di Roma, il Forum utilizza ancora quella carta fondativa, ricca di analisi, valutazioni e proposte come il canovaccio dell’incontro pistoiese che quest’anno ha ruotato intorno alla parola cura. E così, nel corso dell’ VIII Forum nazionale Salute Mentale di Pistoia, dal 4 al 6 giugno presso la sede del Dopolavoro Ferroviario, erano più di trecento le persone che hanno attraversato quella “piazza” discutendo in plenaria su quattro grandi temi, in un programma volutamente parziale perché tutti sono invitati a prendere la parola. Nel corso della tre giorni sono stati presentati una campagna per l’abolizione della contenzione e un appello per l’abolizione della misura di sicurezza, e il volume “L’istituzione inventata. Racconto di un’esperienza. Trieste 1971–2010” , a cura di Franco Rotelli, libro che racconta quel che un vasto gruppo di persone ha in parte fatto e in parte ha tentato di fare, lavorando a Trieste con Franco Basaglia e per altri trent’anni dopo la sua morte. Durante le sessioni, si è ripensato alle innumerevoli declinazioni che la parola cura dispiega in Salute Mentale: cura degli spazi, dell’amministrare, delle relazioni, dei contesti, della dignità, delle differenze.

Ognuno è intervenuto per contribuire a costruire una dimensione politica in grado di attivare servizi capaci di favorire partecipazione, emancipazione e possibilità di ripresa. Sono state tre giornate intense, ricche di interventi, testimonianze e dibattiti sui temi caldi della salute mentale. Tra le questioni fondamentali affrontate:

1) il passaggio delicato e discutibile dagli Opg alle Rems e la necessità di proseguire con la battaglia per un’effettiva e definitiva chiusura degli Opg che non sia soltanto per legge;

2) la questione dei servizi territoriali di salute mentale a rischio di diventare una realtà solamente ambulatoriale;

3) le criticità conseguenti al binomio residenzialità/cronicità della sofferenza.

4) Inoltre, è stato dato ampio spazio agli orrori negli SPDC  ed alla lotta per l’abolizione delle pratiche di contenzione che dovrebbero essere riconosciute come “reato di tortura”.

Si è proposta anche la costituzione di un governo nazionale per la salute mentale, utile all’assetto organizzativo dei servizi e si è ribadita la necessità di un’adeguata formazione degli operatori della salute mentale, in un momento storico in cui la preparazione frutto di una psichiatria accademica, resta spesso molto lontana dal mondo della salute mentale.

Nel corso del convegno, Giovanna Del Giudice, co-fondatrice del Forum Salute Mentale, dopo dodici anni ha ceduto il testimone come nuovo portavoce nazionale a Vito D’AnzaDirettore del Dipartimento di Salute Mentale di Pistoia.

A Pistoia ci si accorge dell’attualità di quelle che nel documento fondativo, rappresentavano le principali questioni critiche: le limitazioni della libertà, la contenzione, gli psicofarmaci, gli Opg, la salute mentale in carcere. Le battaglie contro le istituzioni totali, vecchie e nuove quali le Rems, le sedicenti comunità terapeutiche, i cronicari, le case di riposo, i Cie vanno ad oggi continuate e riprese.

Quel documento fondativo contiene ancora tutte le linee di senso sulle quali il Forum deve continuare a muoversi. Nella piazza, il dibattito sulle pratiche e sui servizi, è ancora acceso e vibrante e cerca sempre maggiore confronto con gli operatori dei servizi, con le associazioni di utenti e di familiari, con il mondo delle cooperative, con le istituzioni politiche. Il Forum Salute Mentale sceglie di ripartire “dalla porta aperta”, dando maggiore spazio e valore al protagonismo delle persone con esperienza di disagio mentale ed alle loro associazioni che costituiscono uno degli elementi portanti del Forum stesso. A Pistoia si è parlato di una società che si prenda cura delle persone dentro le loro unicità di vita all’interno di una dimensione politica a servizio di tutti i cittadini.

Leggendo la prima lista degli aderenti al Forum, appare il nome di Lorenzo Bignamini, psichiatra ucciso da un altro psichiatra. In questi anni il Forum ha inventato mille modi per ricordarlo ed a Pistoia lo ha fatto scegliendo le parole cura e politica, parole che raccontano come l’esposizione di un operatore, la sua assunzione di responsabilità, il rischio ineluttabile a ciò connesso, resta un valore, il valore connesso al rischio della scelta. Rischio ed esposizione che devono continuamente fare passi avanti divenendo rischio e protezione di un gruppo, di una équipe, di un servizio intero, stile di lavoro collettivo che si fa protezione degli uni e degli altri. Elevare la soglia di responsabilità collettivamente intesa, congiuntamente agita è ciò che questo Forum a tutti ha voluto proporre, da tanti ottenere.

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