papaveroParte da Trieste, capoluogo del Friuli Venezia Giulia, con la precisa ambizione di estendersi a tutta Italia e di arrivare fino a Bruxelles, un messaggio forte che punta a superare la pratica della contenzione nelle strutture sanitarie ed assistenziali, nel pieno rispetto dei diritti delle persone più fragili.

L’Amministrazione regionale, che già lo scorso anno aveva approvato una delibera con delle precise raccomandazioni per evitare questa procedura, ha infatti sottoscritto oggi – insieme al Comune di Trieste, alla facoltà di medicina dell’Università, ai Nas dei Carabinieri – la “Carta di Trieste sulla Non contenzione”, un manifesto elaborato lo scorso marzo dall’Azienda sanitaria universitaria integrata insieme a Ordine dei medici, professionisti della salute, magistrati italiani e brasiliani, volontari di diverse associazioni e rappresentanti del Gruppo Trieste libera dalla contenzione.

Ad apporre la firma sotto questo importante documento, che infrange una barriera culturale volendo porre fine ad una pratica consolidata, sono stati oggi a Trieste la presidente della Regione, Debora Serracchiani, l’assessore regionale alla Salute Maria Sandra Telesca, il presidente della Commissione sanità del Consiglio regionale, Franco Rotelli, l’assessore ai servizi sociali del Comune di Trieste, Carlo GrilliRoberto Di Lenarda per l’Università di Trieste e il capitano Fabio Gentilini dei Nas dell’Arma dei Carabinieri. Erano presenti, tra gli altri, anche il direttore dell’AsuiTs Nicola Delli Quadri e il presidente dell’Ordine dei medici di Trieste Claudio Pandullo.

La contenzione è un atto di natura eccezionale, applicato con l’utilizzo di dispositivi fisici, farmacologici o ambientali che limitano la libertà e la capacità di movimento o comportamenti della persona assistita, per controllarla o impedirle di recare danni a sé o ad altri. Una procedura che viene adottata quando tutte le altre misure alternative si siano dimostrate inefficaci.

Ma il Friuli Venezia Giulia, con il provvedimento dell’ottobre 2016, ha voltato pagina, dando a ciascuna Azienda sanitaria l’indirizzo chiaro sulla non liceità della contenzione.

In sostanza, come hanno sottolineato in particolare Serracchiani e Telesca, si vuol garantire alle persone più fragili accolte nelle strutture residenziali di ricevere cure e assistenza sempre nel rispetto della loro dignità.
Dunque «un’iniziativa valoriale encomiabile», ha sottolineato Serracchiani ringraziando quanti hanno dato il loro contributo per arrivare a questo risultato.

«Un manifesto che parte da una città che da tempo ha messo al primo posto la centralità delle persone», ha evidenziato Telesca, aggiungendo che «ci sono vere alternative alla contenzione, anche se a volte si dà per scontato che non ve ne siano».

«Di “firma di libertà, che sancisce il protagonismo dei cittadini per i quali vanno costruiti servizi e attenzioni” ha parlato l’assessore comunale Grilli, mentre il presidente Rotelli ha ricordato che in tutto il territorio nazionale quello della contenzione, specie degli anziani, continua ad essere un problema drammatico, perché spesso anche concausa di morte».

Per il dg dell’Azienda sanitaria universitaria integrata, Delli Quadri, la Carta di Trieste è un faro di civiltà da far arrivare fino all’Unione Europea.

«È fondamentale che i nostri studenti crescano con questi valori» ha affermato per l’Università il professor Di Lenarda. E il presidente dell’Ordine, Pandullo, ha espresso l’impegno di fare proseliti in questa crociata per cercare di abolire questa pratica».

Dunque un documento nel quale, ha indicato ancora Serracchiani, il governo regionale ha ritrovato tutti i principi e le finalità legati alla promozione della tutela dei diritti dei cittadini di tutte le età.“

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