librixforumSul disastro della psichiatria pubblica negli USA

Di Ron Powers leggiamo il libro che non avrebbe mai voluto scrivere. I suoi due figli si sono ammalati di schizofrenia. Eventi drammatici e impensabili. La vita della sua famiglia come sempre accade, sconvolta. Come sempre si sono trovati disarmati. Un mondo sconosciuto. Hanno cominciato ad attraversare i luoghi delle psichiatrie, a incontrare psichiatri e psicoterapeuti e facevano fatica a comprendere le loro lingue; hanno sopportato la presunzione delle certezze farmacologiche e l’evidente fragilità dei fondamenti “scientifici” dei trattamenti e delle cause della malattia. “Che cos’è la psichiatria?” è l’interrogazione potente che ricorre.

Ron Powers ha visto la miseria e l’orrore dei reparti psichiatrici. Ha potuto costatare che nel Vermont come in California e come in quasi tutto il mondo “civile” le politiche di salute mentale sono basate sul pregiudizio della pericolosità e dell’inguaribilità. Sono mal finanziate e programmate con approssimazione. Accade così che i servizi e i tecnici finiscono per collocarsi distanti dalle persone, perennemente in posizione di difesa. Ha dovuto cercare di non rimanere intrappolato nelle credenze intorno alla “malattia mentale”. Il ricorso inspiegabile e disumano alla contenzione, all’isolamento e a tutte le forme di privazione della libertà non poteva che restare inspiegabile. Ha ben compreso quanto la negazione dei diritti umani sia la condizione più compromettente. Una condizione che ostacola le buone cure, le possibili riprese, il desiderio di emancipazione e invade il campo con tutto il peso dello stigma, dell’esclusione, della discriminazione.

Il primo dei suoi due figli è morto suicida. Powers ha fatto molta fatica a “prendere le misure”, a parlarne, a trovare ragioni per stare consapevolmente in un’esistenza così dolorosa, ruvida e amara. “Questo è il libro che mi ero ripromesso di non scrivere mai”, dice, a segnare il travaglio per entrarein questa sua storia e riuscire finalmente a mettere il naso fuori, nel mondo.

Nel tardo pomeriggio di un freddo giorno invernale con la moglie Honoree  partecipa a un incontro pubblico nel parlamento del Vermont, a Montpelier. Erano stati invitati dal Comitato per la Salute e il Welfare. L’assemblea era stata voluta perché le persone che vivono l’esperienza del disturbo mentale, i loro familiari, i cittadini, gli amministratori, i tecnici potessero esporre le loro ragioni intorno a una questione cruciale: se i malati di mentepotessero o meno essere trattenuti contro il loro volere. Le persone che si erano espresse con fermezza e argomentazioni sensate contro il trattamento involontario erano proprio “loro”, imalati di mente. Affermavano il loro diritto e denunciavano i ritardi nelle cure dovuti alla carenza di programmi, di trattamenti adeguati, di lavoro, di sostegni all’abitare. Powers fu sorpreso dalla compostezza di queste persone e dall’abbigliamento: la tenuta di una normale giornata di lavoro nel Vermont, dice, camicie di jeans e flanella e gonne in denim; le donne con i capelli in disordine, gli uomini con la barba non fatta. Eppure erano lì: i malati mentaliemergevano dalla consueta invisibilità per portare testimonianza di sé. Per Powers fu una rivelazione. Si rese conto più tardi che fino a quel momento, quasi a voler tenere distante il dolore, aveva “convertito i malati mentali in astrazioni”. Aveva smesso di vederli.  Come può accadere che le persone che vivono l’esperienza del disturbo mentale diventino invisibili?

Per fare questo libro ha dovuto documentarsi scoprendo realtà molto differenti, teorie sulla malattia mentale e sui trattamenti contrastanti, politiche e investimenti di risorse inconfrontabili. In alcuni paesi cercano di fare a meno delle grandi istituzioni, in altri i manicomi sembrano ormai chiusi per sempre. Dovunque le persone che vivono l’esperienza fanno fatica a rimontare.Il suo “sapere incondizionato” nato nel fuoco del coinvolgimento estremo, dell’esperienza quotidiana, dei conflitti, delle disillusioni, dei fallimenti e degli insperati successi  si è incontrato (si è scontrato) con il “sapere condizionato” dell’osservazione distante e oggettiva dei professionali, dei ricercatori, dei farmacologi: un corpo a corpo estenuante, una ricerca puntigliosa, un bisogno di parole chiare. Un libro prezioso.


* dalla prefazione di Peppe Dell’Acqua a “Chisenefrega dei matti” di Ron Powers, edizioni centro studi Erikson, 2018 Trento

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