positiviDi Francesca Pierleoni

[articolo uscito su ansa.it]

Un libro che «cerca di dare un senso a tutta questa confusione». Così Piero Chiambretti, riflettendo anche sull’esperienza di contagiato e sulla perdita della madre a causa del Covid-19, descrive, nella prefazione, Positivi – Ritrovarsi dopo il disagio emotivo da pandemia (Publiedit, pp 160, 10.90 euro), saggio firmato da Maria Emilia Bonaccorso, caporedattore aggiunto della redazione Specializzati dell’ANSA, esperta di salute, medicina e sistemi sanitari e Massimo Cozza, psichiatra e Direttore del Dipartimento di Salute Mentale ASL Roma 2, in arrivo nei Bookstore online (compreso il sito della casa editrice) e nelle librerie.

Il volume (per il quale i due autori devolvono integralmente i loro diritti economici all’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani) esplora l’impatto del virus e le conseguenze psicosociali ed emotive della vita in pandemia.

Unendo dati e analisi (ci sono i contributi di Massimo Biondi e Maria Rita Parsi) si offrono anche percorsi per riconoscere i segnali di allarme psicologico a cui fare attenzione, suggerimenti per affrontare le paure e vivere più serenamente, in questa difficile fase, il proprio quotidiano.

Di fronte all’emergenza «con davanti tutta la fragilità di una società sempre più individualizzata, ci siamo resi conto che se ognuno avesse pensato solo a sé stesso la pandemia ci avrebbe travolto» sottolineano Bonaccorso e Cozza. «Ma questo nuovo umanesimo di coesione è anche un’occasione unica e straordinaria per ricominciare a prenderci cura della nostra mente e della nostra vita». Il punto di partenza è proprio una delle parole centrali degli ultimi mesi: positivi, che «può tornare ad assumere la sua connotazione originaria, buona, rincuorante, anche in senso clinico-diagnostico, se l’attribuiamo alla scoperta, attraverso l’analisi sierologica, di aver sviluppato gli anticorpi all’infezione». Si può provare a vivere anche la quarantena come un’occasione unica «per passare dal devo, che scavando nella nostra mente spesso nasconde voglio, al posso». Attraverso attività come leggere, comunicare al telefono con amici o parenti, acquisire nuove capacità.

Il volume ritorna all’inizio del lockdown in Italia, il 9 marzo 2020 e alle reazioni più comuni che ha scatenato. Dal senso di coesione alla rabbia, dalle paure irrazionali all’ansia di contagio che può arrivare a generare comportamenti compulsivi. Emozioni alimentate anche da quella che viene definita un’infodemia, fra dati a pioggia, virologi star e il moltiplicarsi di approfondimenti e commenti su tutti i media, dai telegiornali ai social. Una bulimia che ci ha reso più vulnerabili anche alle fake news.

Tutti viviamo in gradazioni diverse l’impatto emotivo del coronavirus, ma ci sono “campanelli d’allarme” a cui badare. Fra questi, l’insorgere di disturbi alimentari e del sonno; cambi repentini d’umore; nuovi segni del corpo, dalla difficoltà di concentrazione a un’eccessiva sudorazione. Segnali da affrontare innanzitutto parlandone, sia con le persone vicine che, nel caso i timori inizino ad invadere la nostra vita, con figure mediche professionali (il libro include un elenco di numeri utili).

Per chi ha vissuto più direttamente il dolore causato dalla pandemia, come gli operatori socio-sanitari o i parenti di vittime, senso di colpa e incubi possono essere fra i sintomi di una vera e propria sindrome del sopravvissuto, che in termini psicologici si può certamente legare al Disturbo Post Traumatico da Stress. Un’altra conseguenza, può essere, dopo il lockdown, la cosiddetta sindrome della capanna, cioè il timore ad uscire di nuovo, a riprendere le attività di prima, a misurarsi con le proprie aspettative e con quelle degli altri, con i propri compiti. Per uscirne può essere utile «una politica dei piccoli passi, riabituandosi con gradualità, partendo da prime esplorazioni limitate nel tempo e nello spazio in luoghi più conosciuti e frequentati prima, senza timore di farsi aiutare, eventualmente avendo accanto una persona di fiducia».

Se un virus «ha cambiato il mondo ora noi possiamo forse cambiare qualcosa nelle nostre vite, con un po’ di consapevolezza in più su quanta forza si nasconda dietro ad una maschera (e anche una mascherina) di apparente fragilità».

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