venturini«Anche nel campo della psichiatria abbondano gli intellettualismi e le ideologie. Ci sono, ad esempio, due strade che, a parole, si sono sempre dichiarate connesse l’una all’altra, ma che, in realtà, quasi mai si sono incrociate: la teoria e la pratica. È stato Franco Basaglia, che, per primo, ha guardato ad entrambe, in coerenza con il pensiero di Antonio Gramsci, e ha riproposto la dialettica della praxis-teoria-praxis

Ernesto Venturini, Il sale e gli alberi. La linea curva della deistituzionalizzazione

«Di questo libro in qualche modo Ernesto me ne aveva parlato. Sono riflessioni, racconti, cronache che col passare del tempo diventano sempre più preziose. Il cambiamento che si è prodotto nel campo delle psichiatrie e della salute mentale ha preteso un coinvolgimento totale dei protagonisti: bisognava essere nei luoghi, nei manicomi prima e nei fragili servizi di salute mentale dopo, per l’intera giornata. Il richiamo di Basaglia a operare sempre per aprire e tenere aperte le porte e vivere l’attenzione spasmodica della responsabilità si è concretizzato nei corpi e nei comportamenti di quelli che questo lavoro amano. La giornata consumata tra incontri con le persone, i cittadini e gli amministratori, e le ore dedicate al lavoro terapeutico e poi alle riunioni che segnavano le ore, sembravano impedire, ma di fatto hanno impedito, la possibilità di scrivere, di riflettere, di documentare, di descrivere con puntualità i successi e gli immancabili fallimenti. Ernesto Venturini, come tanti altri di noi, ritrova oggi il desiderio non di ricordare ma di riflettere, di raccontare, di trasmettere pezzi non solo di storia ma di affermati modi di operare che non solo hanno prodotto allora la liberazione dei matti, ma che oggi costituiscono il potenziale di conoscenze, di tecniche, di saperi ai quali attingere per costruire i percorsi di cura e di emancipazione.»

Peppe Dell’Acqua

È un libro che racconta una piccola storia, parte effettuale di una grande storia. La piccola storia – che l’autore chiama Riabilitare la città – riguarda il superamento degli ospedali psichiatrici di Imola negli anni 80-90, attraverso la partecipazione attiva della comunità, uno tra gli esempi più importanti di salute mentale comunitaria. La grande storia è il processo di liberazione dell’essere umano, che cerca, nelle contraddizioni storiche e sociali, i riferimenti ideali per promuovere i cambiamenti. In questa circostanza l’orientamento è il pensiero basagliano della deistituzionalizzazione: un processo dialettico, che va al di là di una semplice riforma e che cerca di dare concretezza ai valori di un’utopia – quella di una società senza manicomi. Ciò che è in gioco è la ricerca di una rottura con ogni logica escludente, riflesso di una società di disuguali. La deistituzionalizzazione si configura, in sostanza, come un movimento per trasformare la società, attraverso pratiche collettive che si muovono nelle correnti calde dell’immaginazione creativa. In questa prospettiva, la vicenda imolese degli anni ’80 continua a mantenere una sua forte attualità, per il suo messaggio di speranza nelle possibilità di riscatto e di emancipazione dell’essere umano. L’autore usa uno stile di esposizione, talora metaforico e poetico, che guida i lettori, anche di ambiti diversi da quelli della psicologia e della psichiatria, alla comprensione dei fenomeni che sostengono i processi della cura e della riabilitazione in psichiatria.

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