357copertina2Dall’ultimo numero di Aut Aut, pubblichiamo alcuni saggi invitando, naturalmente, a consultarli tutti. Cominciamo con lo scritto introduttivo di Pier Aldo Rovatti (vedi sotto) e l’intervista di Giovanna Gallio a Benedetto Saraceno (vedi).

Premessa

Questo fascicolo di “aut aut” si presenta come un articolato laboratorio a cielo aperto attorno a una questione la cui importanza teorica va molto al di là dei suoi aspetti apparentemente specialistici. Da molti anni la nostra rivista indaga sulle implicazioni della malattia mentale con varie direttrici di ricerca: recenti sono le incursioni sulla Storia della follia di Foucault e sui suoi effetti (351, 2011), ma anche sul diffondersi del paradigma della “medicalizzazione” come paradigma di controllo esteso all’intera società (340, 2008). Il compito di assumersi criticamente una parte almeno della eredità della “rivoluzione” realizzata a Trieste da Franco Basaglia appartiene in modo esplicito, da più di vent’anni, al lavoro del gruppo di “aut aut”. Sono in gioco i diritti non solo dei soggetti penalizzati dallo stigma della malattia mentale, per i quali la chiusura dei manicomi (con la legge 180 del 1978) è stata insieme un evento epocale e la data d’inizio di una battaglia culturale tuttora in pieno svolgimento, ma i diritti di ogni soggetto, di chiunque viva e agisca nella società disciplinare di oggi.

La questione della “diagnosi in psichiatria” è per noi un formidabile detonatore …. (leggi tutto)

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  1. Il giorno che mi persi

    Improvvisamente così, si sa come succede, mi sono persa.
    Non mi concentro più:
    e allora libri, storie, mappe, cure,progetti
    scadenze, sentenze,case, tutto mi volò
    intorno.Erano solo sogni, nuvole che volavano.
    Le viscere in disordine, volano gli appuntamenti, i ricordi.
    Che devo fare per mia figlia? Non ricordo.
    Ma sono troppe le mappe geografiche,
    e tutto come in Zabriskij point
    volano alimenti di supermarket, nelle luci spettrali
    del desolato paesaggio del casertano più deserto,
    pezzi di questa casa, lenti di investigazione,
    cellulari, torri, castelli di città in cui dovrei andare.
    Facce di popolo giovane, che sta con mia figlia. Dove? Quando?
    Poltrone odontoiatriche, luci al neon lettere. Mail.

    Il fogli del mio libro li deposito qui
    In questa terra desolata,
    era un sogno,
    le mie poeisie, i progetti di Clara,
    l’invito di Peppe, sogni,
    Ho sognato a lungo, tra versi, le mani tese di amici,
    Saggi da fare, parco San Giovanni. Presentazioni per
    La cosa più importante delle nostre due vite.
    Il sorriso e gli occhi accoglienti di Peppe.
    Tutt i cellulari , iquaderni che girano intorno.
    Una casa nuova lì su un altro spermermarket che salta.
    E il pc, il mouse, i libri della libreria, non ho più libri,
    tessere carte. E’ saltata la luce e la tv.
    Resto sola a guardare la mia vita in pezzi,
    le cose che non ho saputo fare per lei,
    questi anni di immenso dolore, il viso di mio figlio,
    nel volo degli uccelli, delle carte dei sogni.
    Un’esplosione un crack,una bomba
    E tutto spazzato via nell’universo.
    Anche il dolore le ferite i rinvii, tutto aspirato
    da un folletto potente.
    Anche le tracce di me, sofferente e sognante
    In un delirio che non può mettere ordine.,
    nel desiderio di andarmene via prima che brucino scadenze
    di avere una mia casa o un mio viaggio di coordinate sane.
    Ma era troppo per una sola anima:
    e la mia storia rimane incompiuta,
    già scritta, in un file sospeso.
    Speranze, sogni, dolori intensi che bruciano
    la mia vita che volge all’addio.

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