Con un omaggio alla poetessa Alda Merini recentemente scomparsa si è aperto il convegno del ventennale dell’associazione Aiutiamoli dal titolo “Una vita, è quello che voglio”, durante la quale è stata posta l’attenzione sulle necessità quotidiane dei malati psichiatrici e delle loro famiglie. In Lombardia ogni anno mille nuovi pazienti si rivolgono alle strutture ospedaliere di cura (Dipartimenti di salute mentale, Centri psicosociali)

Chi è oggi la persona che soffre il disagio psichico? “Sempre più speso è donna, ha più di 45 anni, vive in famiglia e ha incontrato la malattia anni prima, magari anche in adolescenza –  ha detto il Arcadio Erlicher,  Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda Ospedaliera Niguarda Ca’ Granda – La rete dei Servizi pubblici di salute mentale deve dare prova di flessibilità, adattarsi ai nuovi bisogni, perché al centro c’è la persona reale. Oggi è sono poche le persone che, sotto i 35 anni, si rivolgono a strutture per essere curati, anche se la loro malattia è sorta molto tempo prima, in età giovanile”.

Oggi la tendenza è quella di un incremento dei cosiddetti disturbi psichiatrici comuni, (disturbi affettivi e di adattamento) che colpiscono persone con particolare fragilità; sono in calo invece le schizofrenie e i disturbi di personalità. E’ in crescita la domanda di servizi e progetti specifici per queste patologie.

“Ancora molte persone, spesso giovani e sotto i 30 anni, restano chiuse in famiglia, non tengono conto della gravità del loro disturbo e rifiutano le cure – ha detto Stefania Susani, presidente dell’associazione Aiutiamoli – Occorre investire sulla prevenzione, affidare alle associazioni l’ambito sociale della cura, collaborare con i dipartimenti di Neuropsichiatria infantile e con servizi specifici per adolescenti, perché la malattia se è diagnosticata in tempo non diventa invalidante”.

Tra le risposte più innovative al problema è stato presentato al convegno il Progetto Clessidra, realizzato da Aiutiamoli in collaborazione con il Fatebenefratelli, dedicato alla ‘residenzialità leggera’,  interventi di passaggio per i pazienti prima ci essere inseriti nella società: sono strutture assistite dove le persone sperimentano una vita autonoma, seguiti dagli operatori sociali. Alcuni di questi appartamenti gestiti da Aiutiamoli sono a Milano– Casa Curtatone, 5 posti letto, in via Curtatone.

“Questi appartamenti sono luoghi di cura in mezzo a noi, rappresentano la psichiatria che include, non che allontana o che fa paura – ha detto Claudio Mencacci, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli-Oftalmico-Melloni – E’ importante costruire modelli di rete dove l’ospedale è al centro e intorno collaborano le associazioni, le famiglie, gli operatori, per interpretare i reali bisogni di cura e non abbandonare le persone”.

Per le patologie gravi tuttavia sono necessari ancora alcuni servizi a Milano. “Oggi i Servizi ospedalieri psichiatrici per la diagnosi e cura accolgono tutti i malati senza distinguere le esigenze delle singole patologie – ha detto Silvio Scarone, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda Ospedaliera San Paolo – : mancano posti letto per i pazienti gravi, occorre gestire con competenza le crisi in fase acuta e le emergenze psichiatriche”.

Capitolo dolente, quello dei finanziamenti. “Occorre una più adeguata ripartizione dei  fondi regionali – ha concluso Susani, presidente di Aiutiamoli – Abbiamo bisogno di capitoli di spesa specifici, altrimenti non possiamo sviluppare nuovi progetti a favore di chi cerca la salute mentale”.

tratto da: http://www.aiutiamoli.it 13/11/2009

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