frieederich
(dipinto di Caspar David Friedrich)

di Fedeshoe.

Sul pianeta Evol viveva un popolo che stava annegando nella Palude dell’Ignoranza. Questo popolo non era cosciente nemmeno di essere vivo, ma le funzioni organiche della popolazione erano in ottimo stato. Le aspettative di vita erano in costante crescita, in continua evoluzione. Ma il popolo non sapeva. Non sapeva cosa stava facendo, né il perché.

La Palude dell’Ignoranza era sterminata, tutto era palude, tutto era ignoranza.Un giorno nacque G. Un bambino di umili origini che fin dalla sua tenera età aveva sviluppato una vivacità e una curiosità fuori dal normale. G crebbe, e cominciò a porsi una domanda: chi sono?

Questa domanda lo rendeva sempre più inquieto, nervoso, infastidito dalla condizione dei suoi simili.

Un giorno qualcuno gli comparve in sogno e gli disse che avrebbe dovuto compiere un lungo viaggio nella palude. Un viaggio da cui non sarebbe più tornato indietro. G si svegliò, fece il fagotto, e partì.

Durante il viaggio incontrò mostri e spiriti, animali feroci e veri amici. Concludeva ogni incontro chiedendo al suo interlocutore: tu mi hai raccontato tante cose, ma sai dirmi chi sono?

A questa domanda tutti davano risposte diverse, arroganti e presuntuose, che non riuscivano a convincerlo del tutto.

Per questo vagò per anni, in lungo e in largo, con disperazione, con ostinazione.

Un giorno gli si presentò una montagna, altissima e imponente. Lussureggiante, ricca di specie animali e vegetali che non aveva mai visto né sognato. Tanti anni fa, un vecchio mendicante gli aveva parlato di una montagna, la Montagna della Conoscenza, fucina di tutti i perché. Era un luogo pericolosissimo; più sarebbe salito più si sarebbe avvicinato alla morte, e una volta in cima avrebbe trovato lui, Psygon, un uomo potente, in grado di distruggere ogni essere vivente con la sola forza del pensiero.

Psygon aveva inventato una dottrina, l’aveva chiamata… psichiatria. Tramite quella dottrina Psygon dominava il mondo. E manteneva gli evoliani nell’ignoranza.

G all’epoca non aveva creduto al mendicante, pensava fossero parole folli, assurde. Ma ora aveva davanti a sé una montagna, di cui tutti gli evoliani ignoravano l’esistenza. Quel mendicante non gli aveva mentito, non era un pazzo, e significava che il mondo non era solo una sterminata palude. Nel mondo c’era altro.

Iniziò la salita. Il paesaggio era incredibile, l’aria, a mano a mano che saliva, si faceva sempre più pura, lui sempre più vivo, più forte, più determinato a raggiungere la cima. A un certo punto terminò la foresta e si aprì uno scenario spettrale. Non c’era più il verde, non c’erano più esseri viventi. Solo strani sbuffi di fumo che uscivano dal terreno, e a qualche ora di cammino la cima, sovrastata da un’enorme fortezza.

La sua forza svanì improvvisamente. Il suo coraggio divenne paura. Se il mendicante aveva ragione, lì, ad accoglierlo, c’era la morte. Si fermò un attimo, a pensare.

Tornò alla sua infanzia, ai suoi genitori, ai suoi amici, all’amore e a quella fatidica domanda che lo aveva condotto fin lì. Che lo aveva spinto ad affrontare incredibili pericoli.

Si guardò intorno. Vide la palude. Quella sterminata, maledetta palude puzzolente.

Non poteva tornare indietro. S’incamminò. Sentì rinascere la forza e il coraggio. Ormai aveva scelto, non aveva più paura.

Arrivò di fronte all’ingresso su cui era posta una gigantesca targa di pietra, con su scritto: Se sei arrivato fin qui tu sei un malato mentale, apri questa porta.

Spaventato, G aprì, e gli apparve ciò che non si sarebbe mai potuto immaginare.

Un evoliano sui sessant’anni, giacca e cravatta, dall’aspetto sveglio e curato, era seduto dietro una scrivania con davanti un’agenda. Dietro di lui un armadietto aperto conteneva centinaia di scatole di medicinali.

G era sconvolto, allibito. Ma come? E’ questa la morte?

L’uomo lo invitò a sedersi, poi disse: Io so perché tu sei qui, sei qui perché non riesci a spiegarti la realtà, sei qui a causa di tutte quelle domande che ti tartassano il cervello, tutte quelle domande a cui non riesci dare risposta. Ma non ti preoccupare, ora sei qui, sei al sicuro, e io ti aiuterò, diventerò la tua guida, il tuo sostegno, ti guarirò.

A sentire quelle parole, G venne colto da uno strano brivido, ebbe l’impressione di essere a un bivio fondamentale. Sentiva una forte energia provenire da quella persona, un’energia cercava di attirarlo verso quella scrivania. Ma era una strana energia, diversa da quella che aveva respirato nelle foreste. Ora era in cima. E non c’era la morte. C’era un uomo rispettabile che emanava una strana energia. E quest’uomo diceva di avere le risposte che G cercava. Spaventato, si sedette. L’uomo aprì l’agenda e disse: Bene, ci vediamo la prossima settimana, intanto prendi queste pillole. Ti faranno stare meglio.G iniziò così un lungo viaggio, il suo primo viaggio nel mondo di Psygon, nel mondo della psichiatria.

(da LA SOCIETA’ DEI DEVIANTI di P. Cipriano. Eleutera Ed 2016)

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