foto_pd_impazzire33Il mio, il nostro Viaggio al II° Forum Impazzire si può -viaggio nelle possibilità di ,guarigione- ha avuto inizio nel Centro Marco Cavallo di Brindisi il giorno in cui abbiamo deciso di partecipacipare all’evento, nelle discussioni dei nostri incontri del gruppo A.M.A. del giovedi, nelle assemblee della associazione 180amici Puglia, nel cantare, leggere e filmare il video condiviso a Trieste, è un evoluzione naturale al nostro rientro raccontare, leggere gli appunti, i pensieri scritti ai nostri amici quel che avevamo vissuto, condiviso, nei tre giorni, ma non per tutti è cosi, io non parlo molto di me, non ho mai letto i miei scritti ai miei amici, amo più ascoltare. il Viaggio mi ha lasciato tracce, sento il bisogno di narrare le emozioni, le sensazioni, le esperienze vissute, condivise a Trieste. pochi giorni fa l’ho fatto, ho condiviso con loro il mio racconto e questo ha prodotto risonanze.

Adesso Carlo e gli amici mi chiedono di pubblicare…

 

Scrivo i miei righi, qui:

Il 21 giugno parto in auto dal Salento con me ci sono Franca e Salvatore; arriviamo in Valle D’Itria a casa di Carlo e Maddalena, il nostro gruppo cresce, ripartiamo, una breve sosta a Monopoli, qui ci sono Angela, Egidio, Davide, Francesco (hanno grandi sorrisi per noi) adesso siamo in 9, arriviamo all’aeroporto di Bari ad attenderci ci sono Maddalena e Gianpietro, il nostro gruppo è completo, si abbraccia.

Bari-Venezia il tragitto in aereo è davvero breve, un saluto a Venezia e poi in treno verso Trieste,

Il paesaggio è cambiato, il blù del mare, il verde delle colline, le montagne, ci chiama la Drt.ssa Marisa De Palma ci chiede se i nostri progetti vanno avanti, noi la informiamo del nostro viaggio e lei stupita ci chiede come mai non era stata informata della nostra partecipazione al Forum. (nota dolente!) Le spieghiamo gli eventi… la nostra partecipazione al Forum era volontaria e al di fuori delle istituzioni, in quanto i dirigenti A.S.L. della nostra provincia non avevano accettato la nostra

partecipazione al Forum. La dtr.ssa De Palma con affettività e stima ci augura un buon lavoro e chiede di portare i saluti della Regione Puglia al Dtr.Peppe Dell’Acqua.

Eccoci, siamo arrivati!

Abbiamo il tempo passeggiare nella bella Storia di Trieste guardando le architetture, i canaloni, il porto, le vie. Ma questo non mi basta, voglio conoscere Trieste che vive nei bar, nei sottopassaggi, nei bus, nelle trattorie, osservo, ascolto, ci sono sguardi, mani protese, c’è anche un correre; Tutto questo parla, racconta molto di più, questo forse è parte della storia di adesso e forse sono già in quel che verrà detto nelle assemblee.

 

Il 22 parco San Giovanni

Una grande cancellata, un muro imponente, un pesante cancello,aperto, le locandine del Forum e poi la collina, il verde lussureggiante. Iniziamo a salire la scalinata in silenzio, nessuna parola detta dai miei compagni, da me, ho i battiti del cuore accellerati, sento il peso del dolore di chi c’era, sento la saggezza del luogo, sento la nostra emozione salire, sono finiti i gradini la salita continua, è più ripida, Carlo spezza il silenzio, inizia a raccontarsi, è un fiume di parole, di emozioni:

La prima volta che arrivai qui, ero uno studente di 23anni, vivevo a Bari e con un amico di facoltà abbiamo telefonato a casa di Franco Basaglia chiedendogli un incontro, lui con grande semplicità ci rispose: cosa aspettate? venite! a Trieste c’è posto.(Molte volte nei convegni, nelle assemblee organizzate in Puglia avevo ascoltato il racconto di Carlo, ma sentirlo nel parco San Giovanni aveva un peso diverso, sentivo il luogo muoversi, vivere la storia della rivoluzione psichiatrica manicomiale).

Siamo arrivati nell’edificio delle segreterie, direzione e altro è una struttura antica, ha un lungo corridoio centrale, il pavimento dipinto blù Marco Cavallo, grandi foto in bianco nero sulle mura bianche raccontano la storia di Franco Basaglia, lungo i due lati molte porte (tutte aperte); inizio a percorrere la “strada” blù, ogni stanza è diversa, la stanza audiovisiva ha sedie grigie, il pavimento in legno, grandi foto colorate, la segreteria è un racconto, dal soffitto lunghi fili sottili sorreggono sei grandi acquiloni in legno, danzano i loro colori! sono dipinti a mano, hanno mosaici in pietra, foglie, i colori sono vivaci.Mi chiedo è la stanza della creativita? Una…delle stanze.

 

Continuo il cammino lungo il corridio, incontro i visi, i sorrisi, gli sguardi, le parole dell’accoglienza e mi dico: Sono a casa. Si, mi sento a casa. E’ bellissimo! la tensione, le emozioni si trasformano in condivisione di incontri, sono nel luogo del con.tatto. Mi rendo conto che non ho fatto molti passi, tutto avviene naturalmente, senza sforzo è l’evoluzione di un percorso mai interrotto.

Continuo il cammino c’è una porta finestra, una terrazza, fuori c’è Marco Cavallo, grande e blù, vado l’ho fotografo, obbiettivo focalizzato sulla testa, figura intera, di lato, la mia attenzione è tutta per lui, ho finito, chiudo la macchina fotografica mi giro e guardo in fondo alla terrazza, Un tuffo al cuore c’è la gabbia di Margherita! Scendono le lacrime sul mio viso, sento Lei, vedo il suo sguardo! Rientro nel corridoio c’è qualcosa che mi tira Fuori, vado e comprendo. Lei (la gabbia) Lui (marco cavallo) parlano in silenzio -Non dimenticate ciò che è stato e fate che non avvenga più- Si, è questo quel racconta la terrazza, pochi minuti per leggere la contrapposizione dell’evoluzione del luogo -Il dentro/fuori-

Ritorno nel parco il nostro gruppo si divide, sei dei nostri amici vanno a visitare i centri diurni, e noi all’incontro delle radio. E’ stata una scoperta, non conoscevo questo mondo. Eravamo in tanti e tutti con l’entusiasmo di comunicare evoluzione e i bisogni dei percorsi, è emerso quel che ognuno può dare nelle infinite possibilità, tutto ciò lega e slega nodi per chi vuole-chiede voce a chi non vuole ascoltare, aiuta a capire chi vuole udire i bisogni, i percorsi, i comunicare creativamente fa emergere le grandi potenzialità che ognuno vuol-può dare,colora i suoni delle parole in una comunicazione empatica.

Ancora colori, nella pausa pranzo, ero nel laboratorio artigianale, infiniti quadrati di stoffa colorata raccontavano il fare, e anche qui ci siamo raccontati, riconosciuti al di là dei ruoli, semplicemente come persone. E’ meraviglios sentir dire con grande enfasi: tutti i manufatti che vedi qui, sono il nostro lavoro.

Iniziano le assemblee: Ognuno ha avuto la possibilità di raccontarsi, di narrarsi, di riappriopriarsi, riprendersi, rivedere il proprio futuro.C’erano i colori delle parole, ho sentito dire mi scappa da dire e devo dire; Questo è colore! un colore vivo, che vuol fluire, dare forza a chi crede, vuole far uscire dal guscio, vuole abbattere lo stigma vuole andare oltre gli argini Artificiali. Forse ancora di più i colori erano nei silenzi, ho condiviso molto il pensiero (lui ha dato un nome al pensiero –provocazione-) del prof. Pier Aldo Rovatti: egli si chiedeva se per arrivare alla parola possa aiutare o essere da accelleratore narrare il proprio corpo nel silenzio della narrazzione. Io avrei voluto dire, ma non l’ho detto. Si è cosi, molti di noi non hanno mai attraversato il movimento del proprio corpo nel silenzio, molti di noi non hanno mai cercato di seguire, ascoltare “l’intervallo” dei movimenti nel silenzio che nasce dal e nel dell’altro.Il rispetto dell’intimità per l’altro nasce nel silenzio. Mi chiedo: è cosi difficile da capire? Io, credo di no, non è difficile, è solo un ascoltare l’altro nella sua interezza. Mi sono “immersa” nei racconti di chi come noi ha voluto raccontare le parole vissute, cantate, proiettate, ho seguito con lo sguardo i pensieri scritti su piccoli pezzi di carta e donati a chi aveva l’urgenza del bisogno condiviso, gridato, lacerato con le parole. Ho seguito le geometrie dei fili invisibili nei territori delle conoscenze, nelle risorse straordinarie dei singoli. Eravamo in tanti, insieme abbiamo tessuto una tela dai colori Vivi, saperi, sentimenti di intenti, tutto questo “forse” altrove non avrebbero potuto dare un senso cosi chiaro e forte a noi partecipanti e a chi condividerà con noi il racconto dell’esperienza a Trieste.

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