lalibertaterapeuticaDi Gianni Peteani

[intervento letto dall’attore radiofonico Marco Puntin in occasione del convegno Good Practice Services: Promoting Human Rights & Recovery in Mental Health]

Quest’area non era affatto quella che voleva sembrare. Un’apparenza ordinata, delimitata e circoscritta. Un nucleo urbano isolato ai margini della Trieste Emporio e Porto dell’Impero asburgico, cinto da un alto e invalicabile muro perimetrale con due soli accessi, chiusi la notte e sorvegliati a vista dai guardiani durante le ore di apertura. Al suo interno la sofferenza veniva sistematicamente repressa, legata e sedata.

Per antonomasia, realtà, quanto luogo comune l’Austria era un Paese ordinato. Ordinato da rigore autoritario. Uno Stato sì multiculturale e plurilingue ma governato con il pugno di ferro, in cui le menti disordinate venivano celate alla Società. Al crollo dell’Impero Vienna diverrà altresì culla e laboratorio della Psicanalisi da cui Freud riparerà a Londra all’introduzione delle leggi razziali, fantomatico ordinamento tessuto sull’odio che sempre a Trieste venne preannunciato da Mussolini nell’infausto 18 settembre 1938, leggi razziste, come giustamente sottolinea Liliana Segre, che condussero ad Auschwitz; condussero alla Risiera di San Sabba di questa Città, unico Lager di sterminio nazista munito di forno crematorio realizzato in Italia e nell’Europa meridionale dall’occupatore; portarono alla lunga teoria di Campi di stermino della lucida follia del III Reich.

Per la definizione organica di quell’Ordine così perfetto che ebbe ultimo Patriarca un Franz Joseph già intriso della decadenza che lo porterà al collasso, venne progettato e realizzato il Grande Ospedale Psichiatrico di Trieste, con le sue antropomorfe simmetrie rassicuranti, fatte di padiglioni speculari, viali e vialetti, in cui orientarsi senza sorprese. Un sostanziale inganno: questo è stato il Comprensorio di San Giovanni, simulacro di amena serenità, in verità terra di nessuno, senza leggi, tutele e salvaguardia in cui brutalità senza requie e violenza inusitata hanno versato sangue innocente.

Franco Basaglia e il suo Pool hanno sviluppato l’autocoscienza dell’Uomo. Hanno elaborato la svolta e la fine di quel sordo massacro. Nella loro grande intuizione hanno compreso quanto fosse importante l’interazione della Società, la consapevolezza collettiva dell’inclusione e del supporto. Quell’esterno complice di omertà e negazione che la Storia ha palesato nella Germania nazista che taceva sulla Shoah che esercitava il macello di milioni di vite fuori dai propri confini ma lo organizzava pedissequamente al suo interno. Qui, proprio il borgo di San Giovanni divenne Laboratorio di Libertà e condivisione.

Alla Memoria di Franco Basaglia è imprescindibile giungere alla Candidatura al Nobel Prize per la Pace assieme al suo staff e alle Istituzioni e Associazioni che rappresentano quel meraviglioso percorso di Liberazione al fine di assicurare alla Storia e alla Memoria quell’immenso passo in avanti per l’Umanità, infinitamente più importante e concreto del molto più famoso Amstrong sulla Luna.

Riguardo a Franco Basaglia nessuno più di lui avrebbe meritato essere consacrato Santo subito! Chissà che Papa Bergoglio non ci pensi…!

Ancor’oggi non riesco a trovare bello il convertito e liberato Manicomio di San Giovanni. Vivo questo posto come il Lager di Terezin, spettrale messa in scena atta a dissimulare le atrocità ivi perpetrate. La sua vistosa bellezza, gli ampi spazi giocati tra il verde dei giardini e la confortante apparenza delle sue simmetrie prospettiche trattengono ancora le grida dei tanti che qui vennero istituzionalmente privati di dignità, libertà e vita.

Protocolli di segregazione e annientamento si avvalsero lungo tante generazioni di raccapriccianti sadismi inferti nell’indifferenza della routine del male a donne e uomini, senza differenziazioni, nell’azzeramento e cancellazione identitaria della persona fisica e giuridica.

La tortura assurta a sistema persuasivo: terrore, paura e angoscia perpetrate per silenziare la sofferenza. Il paziente catatonico era il risultato perfetto. La lobotomia alias psicochirurgia progredì negli anni guadagnando nel 1936 il Premio Nobel in Medicina al portoghese Egas Moniz.

In seguito lo statunitense Walter Freeman (…uomo libero) applicò una versione che raggiungeva il tessuto del lobo frontale attraverso i dotti lacrimali.

In questa lobotomia, detta transorbitale, veniva martellato l’orbitoclasto, acuminato chiodo chirurgico atto a perforare lo strato osseo sopra la palpebra. Roteato energicamente lo strumento separava (o meglio, dilaniava con terrificante approssimazione) il lobi frontali. Questa tecnica veniva eseguita ambulatorialmente anziché in sala operatoria, richiedeva pochi minuti e nessuna degenza. Freeman raccomandava la procedura anche ai pazienti con lievi sintomi. Praticò indiscriminatamente l’annientativa mutilazione irreversibile a migliaia di persone.

L’incolmabile baratro di questo abominio non sarà mai risarcibile ma a Basaglia e al suo Gruppo, Eroi della Libertà, va la Medaglia al Valore per aver enucleato e contrastato fino alla demolizione quel meccanismo perverso di violenza assoluta.

Nell’ambito del Manicomio convenzionale vessazioni, bastonate, camicie di forza, sedazioni farmacologiche massive costituivano una parte soltanto dello schema complessivo, nell’ultimo stadio gerarchico garantito dal personale di sorveglianza, a freddi esecutori strutturali di deprivazione, Kapò allenati a colpire e massacrare di botte senza uccidere. La cancellazione delle fasi della Storia attraverso la conversione globale dei manufatti rasenta la rimozione.

Qui a San Giovanni con un pur giusto criterio di superamento del passato sono stati eliminati gli stilemi della repressione, edulcorando quella realtà che doveva essere conservata, esposta e divulgata propriamente a officio e museo di quell’intrinseca malvagità. Sono state recentemente cancellate anche le opere dell’Artista Ugo Guarino che trasversalmente siglavano la Libertà su quelle lugubri pareti di contenzione. Oggi tutto risulta nuovamente idilliaco e incantevole.

Senza dubbio bellissimo il radioso Parco delle Rose ma al contempo affidabile ad esempio a Peter Eisenman, architetto del Memoriale a ridosso della Porta di Brandeburgo a Berlino, l’ideazione di un Monumento alle vittime della macchina di annientamento rappresentata dal Manicomio svelato e interrotto da Basaglia e i suoi collaboratori. È importante istituire un’area di specifica caratterizzazione museale, con tutti gli strumenti di coercizione, dall’apparecchiatura per l’elettroshock alle gabbie di contenimento, dalle vasche per immersione alle celle imbottite, dai forcipi per i parti coatti a tutti gli arnesi del terrore manovrati impietosamente nell’Olocausto della disabilità mentale protrattosi impunemente, qui fino agli anni ’70 e ancora praticato nel Mondo.

La fusione tra scienza, lavoro di squadra, traguardi e conquiste fondamentali per il Progresso della Società Umana ha portato al disegno e all’approvazione dell’apparato legislativo riconosciuto nella rivoluzionaria Legge 180 che compie quarant’anni. Trieste e il Modello Basaglia sono esportati in tutto il mondo. Trieste capofila nell’affermazione di Protocolli di Libertà e strumento internazionale di rinnovamento sociale e crescita morale.

Incoraggia e concretizza un margine di manovra di reale fattibilità il dato che dall’istituzione del Nobel Prize, tra le 128 assegnazioni di Nobel per la Pace da 1901, 24 volte siano state insignite Associazioni. Nella fattispecie, l’assegnazione ad Amnesty International del ’77 conforta per consonanza di obiettivi, nonostante le pur ovvie distanze e differenze del caso. Nel 1977 il Nobel per la Pace è stato assegnato ad Amnesty International (UK) per la Campagna contro la tortura, l’Organizzazione non governativa internazionale impegnata nella difesa dei diritti umani e il cui scopo è quello di promuovere in maniera indipendente e imparziale il rispetto della Dichiarazione universale dei diritti umani e quello di prevenirne specifiche violazioni. Profilo tangente ai dettami della 180.

Il Nobel Prize consiste nel lascito testamentario di Alfred Bernhard Nobel istituente Premi annuali a scienziati distintisi in cinque discipline scientifiche: Fisica, Chimica, Medicina, Letteratura, Economia e uno per la Pace.

Nobel, inventore della dinamite, scelse questo palliativo assolutorio come parziale risarcimento morale all’incommensurabile devastazione moltiplicatasi nei conflitti bellici che hanno flagellato l’Umanità e continuano a proliferare all’insegna della sua propria invenzione.

A noi il compito di contribuire nel nome di un fantastico Uomo di Pace, Franco Basaglia, e del suo storico gruppo di collaboratori e assistenti alla consacrazione del primato della Libertà tramite la candidatura di Nobel Prize per Pace, per un futuro migliore a ogni latitudine, vicino e lontano da questo posto che primo vide abbattere cancelli, reti e barriere, come il 27 gennaio 1945 vennero spalancati quelli di Auschwitz.

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