di Luigi Benevelli
agosto 2022

Il consenso alla richiesta di ripresentare nella prossima nuova legislatura il testo del progetto di legge già a firma Dirindin, poi Carnevali, evidenzia la forte preoccupazione del movimento italiano per la salute mentale sullo stato e le prospettive dei servizi, Regione per Regione, Azienda per Azienda.

Come ha ben documentato Antonio Lucchetti nella suo intervento dell’11 agosto scorso sul nostro Forum, la legislatura che si chiude non ha visto sviluppare nemmeno una discussione sulla questione né in Parlamento, né nella Conferenza Stato-Regioni-Autonomie, né nei Governi regionali. Anzi,  abbiamo assistito alla determinazione del Friuli Venezia Giulia a smantellare i servizi per la salute mentale triestini, riferimento  storico del movimento antiistituzionale in Italia e nel mondo.  E a Trieste vi è stata, non si è ancora esaurita, una vivace reazione che però è rimasta pressoché esclusivamente locale. Questo non accade a caso perché è andato crescendo il consenso politico alla trasformazione della nostra Repubblica in uno Stato federale di Regioni autonome rispetto al governo centrale: Lombardia docet, ma anche la “rossa” Emilia aderisce. Il fatto è che né il Governo nazionale, né quelli regionali sono stati in grado di elaborare progetti e assegnare risorse per rispondere alla drammatica carenza di professionisti sanitari, una situazione che sta minando la capacità a operare non solo dei servizi pubblici per la salute mentale, ma dell’intero servizio sanitario nazionale: il tutto a beneficio della sanità privata e  delle compagnie di assicurazione.

Questo è lo stato delle cose e gli scenari politici che si profilano dopo il 25 settembre sono tutt’altro che rassicuranti. Ne consegue che dobbiamo da subito scegliere i modi, le sedi e gli interlocutori più accreditati per controbattere con efficacia l’iniziativa dei nostri avversari politici. Sul Forum si sta discutendo della proposta di ripresentare subito dopo il voto alle Camere il testo Dirindin/ Carnevali e di usare l’elaborato per ottenere, per legge, un nuovo Progetto Obiettivo nazionale, riorganizzando servizi, vincolando risorse necessarie a garantire la promozione della salute mentale come  diritto universale. 

Personalmente giudico temerario il solo proposito di affrontare una discussione parlamentare “sulla 180” in una fase politica come questa. Bisogna infatti considerare che una volta che il nostro progetto di legge fosse messo all’ordine del giorno delle Camere, verrebbe discusso insieme a tutti gli altri elaborati; verrebbe nominato un relatore che al termine della discussione dovrebbe elaborare un nuovo testo-base poi da discutere, emendare, votare. Che fine potrebbe fare la nostra proposta, per quanto ben scritta e argomentata? Azzardo che, allo stato delle cose, con gli attuali rapporti di forze andremmo solo a spianare la strada per modifiche della legislazione nazionale vigente, ossia gli articoli 33, 34, 35 della 833/78, in direzione comunque neo-istituzionale e securitaria. 

Per questo, opterei di ripresentare all’inizio della legislatura il d.d.l. Dirindin/Carnevali a testimonianza dell’esigenza di applicare la legge vigente, ma eviterei qualsiasi fretta a inserire l’argomento nel calendario dei lavori parlamentari, una scelta che sarebbe suicida. Ma soprattutto e da subito, userei quell’elaborato, opportunamente riscritto, come proposta da sottoporre ai Consigli Regionali, ai Comuni, al CNR, all’Istituto Superiore di Sanità, al Ministero della Salute, rianimando il confronto delle idee anche nel mondo della psichiatria italiana, con l’obiettivo di una difesa severa del Servizio sanitario nazionale.

Insomma, i contenuti della proposta di legge Dirindin/Carnevali possono costituire la nostra bandiera, ma dobbiamo evitare di andare allo sbaraglio nel confronto parlamentare negli scenari che si presenteranno. Usiamo allora la nostra bandiera  nelle istituzioni  rappresentative locali, promuoviamo il dibattito dove si fa ricerca, programmazione, formazione, scuola.

Luigi Benevelli

P.S. queste considerazioni non valgono per la proposta di legge Magi del 2021 in tema di imputabilità