Noi utenti della salute mentale spezzina chiediamo urgentemente incontri a tutti i livelli politici e istituzionali per riferire il nostro disagio, il nostro disappunto, la nostra contrarietà a quello che si sta rivelando come l’ennesimo schiaffo alla cittadinanza più debole e indifesa, quella cittadinanza che merita le prime pagine dei giornali solo per fatti di cronaca nera, noi denunciamo che nella chiusura in atto del Servizio di Salute Mentale di via Sarzana a La Spezia si sta nei fatti, nella prassi, come da storia dell’incancrenirsi delle istituzioni italiane riassunto nell’idea contraria alla forma sacra della costituzione della cosiddetta costituzione materiale, abrogando la legge 180, qui, a La Spezia, ora.

Noi avvisiamo tutti che l’operazione che si sta compiendo qui nella nostra città è il topo morto di una peste che presto si diffonderà in tutto il paese ancora prima che la legge 180 venga cancellata e sostituita da una legge che di fatto istituisca il primato della farmacologia.

Il Servizio di Salute Mentale di via Sarzana è diventato un punto di riferimento nel territorio della periferia per una vasta utenza di persone che trovavano in quel servizio non solo assistenza medica e infermieristica ma anche e soprattutto un luogo di socializzazione, un luogo di aggregazione e di sperimentazione sociale, negli ultimi tempi si stava costituendo grazie al lavoro delle associazioni, delle nascenti figure dei facilitatori sociali e degli operatori un piccolo centro dove elaborare e realizzare progetti di reale inclusione sociale, come un orto coltivato da pazienti con prodotti che venivano venduti per ricavare poi denaro utile ad acquistare attrezzi, semenze, e materiale per promuovere altre attività in un processo di germinazione che andava seguito con attenzione e cura e che non va interrotto in nessun modo.

Sottovalutare il disagio reale in cui cadranno molti utenti di quel territorio quando si troveranno catapultati nel centro in un servizio di salute mentale che è un lungo corridoio aperto su ambulatori, in una zona di La Spezia per molti inaccessibile (dovete mettervi nei panni di una persona che ha già compiuto in molti casi un notevole sforzo nell’uscire di casa e recarsi lì in quel piccolo centro in via Sarzana, non ci riuscite ? Pensate che per alcune persone attraversare la sala di un ristorante equivale a scalare un’alta montagna cit. Elling) e che spingerà molti utenti ad abbandore le cure, a non seguire i medici e gli operatori, non è solo un’imperdonabile leggerezza, non è solo un delitto contro il buon senso ma è anche una politica in sintonia sinistra con la linea passata negli ultimi tempi dal governo, si pensi solo ai tagli indiscriminati nella scuola fatti passare come Grande riforma epocale, o ai tagli in altri settori strategici soprattutto in un momento di crisi, come la cultura, l’innovazione tecnologica e l’assistenza sociale ai disabili.

Una decisione questa presa dall’ASL sopra le nostre teste, sopra i nostri diritti, senza consultazioni, anzi con prese in giro, con risposte che avevano lo scopriamo ora solo intento dilazionatorio.

Come si chiede il dottor Benedetto Saraceno, psichiatra, direttore del Dipartimento di Salute mentale, OMS Ginevra:

Dove finisce la dimensione medica e sanitaria e dove incomincia quella

sociale e assistenziale?

Le malattie mentali che, come abbiamo detto, hanno deboli e incerti determinanti sociali, all’inverso, si giovano marcatamente anche di trattamenti sociali (e psicosociali). Sappiamo bene che il trattamento della schizofrenia diventa più efficace (e lo si rileva dalla diminuzione delle ricadute) qualora alla assunzione di psicofarmaci si associ un intervento di informazione, formazione e sostegno della famiglia.

Moltissime psicosi croniche migliorano grazie a interventi di riabilitazione psicosociali, ivi compreso l’avvio a esperienze di lavoro o il passaggio da ricoveri in istituzioni alla residenza in strutture abitative protette. L’accompagnamento sociale di molti pazienti psichiatrici ha, inoltre, un effetto positivo sulle famiglie, in quanto ne alleggerisce il carico emotivo e fisico. Dunque il sociale non è un corollario o una dimensione susseguente temporalmente o parallela al trattamento medico. t parte integrante dei trattamento.

Il sociale è sanitario, il sociale è terapia.

Ma noi utenti non abbiamo bisogno dell’appoggio scientifico perché questa verità scientifica noi l’abbiamo vissuta, sperimentata sul nostro corpo. Che cosa vogliamo davvero ? Vogliamo che gli utenti siano clienti a vita di un ambulatorio medico, che si trasformino in pacifici rincoglioniti mangiatori di pillole ? Vogliamo davvero trasformare milioni di persone con le loro emozioni, la loro voglia di vivere di lavorare di amare di sperimentare in un esercito di zombies a carico dello Stato, vogliamo una società così ? Una società in cui la cosiddetta follia o la cosiddetta depressione viene isolata in un recinto, sedata con tonnellate di farmaci costosi utili in gran parte a far crescere il fatturato delle aziende farmaceutiche, vogliamo tutto questo ?

Noi lotteremo perché questo orrore non accada, lotteremo per una società in cui è consentito cadere, riprovarci, in cui è tollerato chi parla da solo, chi dice cose apparentemente senza senso o che semplicemente in certi giorni non ha le forze per alzarsi da letto, lotteremo per tutto questo, gli utenti psichiatrici hanno voce e la faranno sentire forte.

Ass. Il Mondo di Holden

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