Come è possibile garantire il diritto del cittadino di accedere alle cure se le liste di attesa sono un ostacolo fondamentale per un italiano su sei?

A partire da questa domanda, Cittadinanzattiva sta promuovendo nelle regioni italiane una serie di eventi per l’undicesima giornata europea dei diritti del malato, che si celebra il 10 maggio a Bruxelles.

Non è questo l’unico punto critico che sta facendo discutere in questi giorni. C’è grande preoccupazione, infatti, per le misure previste dal Documento di Economia e Finanza 2017, appena approvato in Parlamento: nel prossimo triennio si abbassa la quota di PIL dedicata alla spesa sanitaria.

Proprio Cittadinanzattiva insieme alla Federazione Italiana Medici di Famiglia (FIMMG) hanno sollevato le proprie critiche.

“Il livello della spesa sanitaria attuale è già largamente inferiore a quella di altri Paesi europei – sottolinea il segretario nazionale di FIMMG, Silvestro Scotti – il nostro SSN ha davanti a sé, inoltre, sfide non prorogabili come l’applicazione uniforme dei LEA, l’equità di accesso alle cure, il nuovo piano nazionale vaccini, i farmaci innovativi e la sanità digitale. Se ci sono margini di risparmio nel settore, derivanti da tagli a sprechi ancora esistenti, queste risorse devono essere interamente reinvestite nel Servizio Sanitario Nazionale – prosegue Scotti – e il finanziamento del SSN deve essere fortemente riconsiderato”.

“Il Servizio Sanitario Nazionale va rafforzato e rilanciato per rispondere meglio ai bisogni di salute dei cittadini, per contrastare le disuguaglianze che esistono nel nostro paese e per sostenere i redditi delle famiglie. E questo si deve fare aggredendo le inefficienze, reinvestendo nella sanità pubblica le risorse che si recuperano e sostenendo il SSN, che è un bene comune e quindi un investimento per il Paese, e non un costo” – dichiara Tonino Aceti, Coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva .

“La difficoltà di accesso e la rinuncia alle cure, le criticità crescenti delle Regioni nel garantire uniformemente i LEA, la spesa privata dei cittadini, l’accesso alla vera innovazione, la qualità e sicurezza delle cure e dei servizi, la cronicità e la non autosufficienza, sono questioni che non possono e non devono essere affrontate portando il rapporto spesa sanitaria pubblica/PIL al 6,4% e cioè sotto il livello di guardia del 6,5% individuato dall’OMS, superato il quale si intacca l’assistenza”.

È facile comprendere che se si prosegue in questa direzione si mettono a rischio i livelli essenziali di assistenza della sanità italiana.

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