Roma, 13 Luglio 2012

Introduzione di Maria Grazia Bertelloni.

Saluta la dott.ssa Teresa Di Fiandra del Ministero della Salute, assente per motivi di salute, che ha dato un grande sostegno all’esperienza di autorganizzazione degli utenti della salute mentale. Riassume l’esperienza toscana, organizzatasi nello scorso decennio attraverso esperienze come quelle dell’auto-mutuo-aiuto ed i campeggi estivi di Mare&costa. L’idea della rete nasce da questa esperienza, provocando nel 2006 la costituzione della Rete Toscana Utenti Salute Mentale. Fondamentale il sostegno della Regione Toscana, che ha creduto e sostenuto il progetto. Costituzione del Coordinamento Nazionale il 20-21 aprile a Firenze. Tutto questo percorso è stato reso possibile dalla legge 180. “Fatica di esserci”: faticosa assunzione di responsabilità personale e collettiva da parte degli utenti. Difficoltà di muoversi, tra i condizionamenti dei Dipartimenti di Salute Mentale che inevitabilmente continueranno ad esserci. Ringrazia i vari amici che sostengono il coordinamento, come Teresa Di Fiandra e Legacoop, Airsam, Unasam, Wapr, Anpis e le altre organizzazioni nazionali conosciute in questi anni.

Ringrazia e presenta il prof. Cendon per la lezione che farà oggi e l’impegno per i diritti giuridici degli utenti.

Presenta l’attività istituzionale del Gism, rappresentato dal dottor Serrano.

La giornata di oggi è un’occasione di presentazione del Coordinamento Nazionale a questo mondo associativo, per consolidare le relazioni costruite in questi anni. Ciccioli con le sue proposte di controriforma non ci fa paura.

Paolo Cendon.

Ricorda la conoscenza con Franco Basaglia ed il lavoro svolto sulla questione dei diritti dell’utente dei servizi di salute mentale. Analisi della proposta di legge Ciccioli: si parte dal confronto con l’articolo 32 della Costituzione, che la proposta di legge non può contrastare. Per limitare i diritti della persona, nel superiore diritto alla salute, è necessaria una legge: questo è il passaggio obbligatorio per cui deve passare Ciccioli.

Il ragionamento è che – al di fuori della antipsichiatria – è necessario dare una risposta di non-abbandono dell’utente. L’altro elemento di riflessione è quello sull’atteggiamento caritatevole della comunità verso la persona in difficoltà. Questa concezione, di origine ottocentesca, sta per essere abbandonata, a favore di una concezione “promozionale”, che vede il soggetto “debole” come una persona portatrice di valori, istanze, tipiche delle persone “forti”: concezione evangelica o marxista, che riconosce l’eguaglianza tra le persone. La deprivazione dagli aspetti materiali ha come pendant sogni, aspettative, progetti, momenti relazionali, volti all’ottenimento di risorse che la persona è ostacolata ad ottenere. Ostacoli che sono esterni alla persona, e dipendono da handicap fisici o psichici. E’ compito costituzionale della Repubblica rimuovere gli ostacoli al pieno dispiegamento delle potenzialità della persona. La questione della condizione della persona debole è quindi spostato dall’interno all’esterno della persona stessa. E’ quindi obbligo della Pubblica Amministrazione la rimozione degli ostacoli, ai sensi dell’articolo 3 della Costituzione: da qui nasce l’istituto dell’amministratore di sostegno (l’azione di rimozione è obbligo, altrimenti si configurerebbe un’omissione di soccorso).

Inciso: bisogna stare ben attenti a toccare la Costituzione, come vorrebbero Berlusconi ed i suoi, perché è in quella sede – valida per almeno tutto il terzo millennio – che si trova la tutela dei diritti delle persone.

Terzo aspetto della proposta Ciccioli: la questione patrimoniale delle strutture residenziali e dei costi connessi.

Ultimo aspetto è quello del diritto alla cura di se stesso da parte della personautente. Ovvi i vari si e no alla proposta Ciccioli: no ai manicomi, si alle strutture sul territorio, … Questione della necessità di abolire l’interdizione: a Roma non si interdice più, grazie alla magistratura, ma altrove invece vengono ancora pronunciate, ci sono 40.000 persone interdette in Italia. Bisognerebbe iniziare a disinterdire le persone, ogni disinterdizione è un elemento di civiltà. Va esclusa una concezione totalitaria della “capacità”: non ci sono più persone incapaci da quando c’è l’amministratore di sostegno, ci sono persone aiutate da un amministratore.

Analisi della Pdl Ciccioli: sembra fatta dando per scontato che i lettori siano scemi e non capiscano di cosa si parla. Obbligo di informare i familiari: ma se spesso è la famiglia il luogo dove sono nate le problematiche di salute mentale della persona? Infatti l’amministratore di sostegno viene scelto al di fuori della famiglia, nella maggioranza dei casi: va informato il rappresentante legale, non la famiglia, salva decisione del giudice. Anche nei confronti del trattamente obbligatorio, Ciccioli dimentica di dire che c’è bisogno del consenso informato dell’utente, come in ogni altro processo sanitario, secondo gli orientamenti americani: pratica che si sta sempre più espandendo (ci sono sentenze crescenti di condanna del medico, che deve dimostrare non solo di aver informato, ma soprattutto di aver informato in modo completo e soddisfacente). Ci sono solo limitate eccezioni, come in caso di pericolo di suicidio…

E poi ci sono gli aspetti patrimoniali: immaginiamoci l’interesse di familiari spregiudicati nei confronti della possibile acquisizione della disponibilità dei beni dell’utente. E’ evidente la stupidaggine della proposta Ciccioli. Altri elementi irrazionali: come l’impegno previsto dei servizi di interessarsi della ricerca di soluzioni alloggiative nell’edilizia convenzionata, in tempi in cui è quasi impossibile ottenere mutui per l’acquisizione della proprietà immobiliare. Non è indicato in alcun modo come e dove sarebbe possibile il ricorso giudiziario avverso i provvedimenti. Non va bene il periodo di 6 mesi per il contratto terapeutico: non esiste in diritto un periodo così lungo senza il diritto al recesso (cioè al cambiare idea).

“Azioni”: termine privo di precisione, deprecabile per la sua genericità (di cosa si tratta nel concreto?). Contraddizione tra lo status di persona malata e la stipula del “contratto terapeutico”, che potrebbe essere impugnato per essere stato stipulato in condizione di non pieno possesso delle proprie facoltà. Ci sono attività normali della vita quotidiana che non potrebbero essere in alcun modo impedite da un giudice (non ti si può impedire di comprare il giornale od altri beni, semmai è discutibile l’acquisto di quantità smisurate ed incongrue di merci). E’ possibile sottoscrivere un contratto che limiti i tuoi diritti civili? No, perchè viola i diritti costituzionali ed inoltre gli articoli 1343-1346 Codice Civile, per ragioni di “ordine pubblico” (in questo caso da non intendersi nel senso delle norme di polizia), in quanto è impossibile rinunciare a diritti indisponibili della cittadinanza. Cosa è possibile fare nel concreto per gestire un trattamento: l’amministratore di sostegno può essere incaricato dal giudice tutelare di mettere in modo in forma persuasiva un percorso di dialogo/scambio con l’utente, al fine di concordare il progetto terapeutico (i Csm lo hanno finora fatto, ma con impostazione prevalentemente sanitaria). Ci si deve avviare verso un modello di gestione e prevenzione dei conflitti. Per questi motivi il progetto Ciccioli è non solo autoritario, ma inutile.

Mario Serrano.

Inizia polemizzando con la privatizzazione dei servizi pubblici, citando il caso personale dell’esagerato ritardo provocato da Trenitalia. Il Cism è un’articolazione della Conferenza Stato-Regioni. I materiali del Cism non sono segreti, diventano poi vere e proprie delibere delle amministrazioni regionali. Il CNUSM può prendere contatto con il Cism (attraverso la Regione Liguria che lo coordina attraverdo il dott. Ferranini) per istituire un rapporto formale ad acquisire i documenti. Il Cism cerca di lavorare costruendo l’unanimità del consenso, evitando colpi di forza tra le regioni. I direttori dei Dsm di alcune regioni hanno firmato un documento che ha posto la domanda fondamentale: a cosa serve la proposta Ciccioli? Problema più generale: ogni volta che vengono presentate proposte, più o meno discutibili, ci si fa scudo della “richiesta della famiglie”. Però va sconfitto il familismo senza cadere in posizioni “antifamilistiche”, perché la sofferenza non è limitata al solo individuo, ma è una cosa più complessa. La Pdl Ciccioli è l’ultima di decine di proposte analoghe, ed appare – soprattutto in termini di trattamenti obbligatori – subalterna all’interesse economico delle lobbies della sanità privata. Si prospetta, secondo il pensiero di tutte le 20 regioni, un pericoloso svuotamento del servizio sanitario nazionale. Non c’è alternativa all’alleanza utente/terapeuta, non esistono le scorciatoie stile “lègami” ipotizzate da Ciccioli. Questo vuol dire che tutto va bene nei Csm? Non lo si può dire, anche per quanto riguarda l’utilizzo dello strumento degli amministratori di sostegno.

Paola Relandini di Modena, presidente dell’associazione di utenti “Idee in circolo”.

Attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, attraverso interventi nelle scuole, la collaborazione con l’Arci provinciale (che ha voluto un utente della salute mentale nel suo direttivo). Incontri con i familiari. Contrarietà alla Pdl Ciccioli. Gli utenti hanno diritto di partecipare alla vita civile come ogni altra persona.

Giuliana Cardone, rappresentante della Campania (proviene da Secondigliano).

Ora, dopo il superamento del proprio disagio personale, lavora presso una casa di accoglienza per utenti e familiari provenienti da altre regioni del sud. Descrive l’esperienza dei Csm della Salute Mentale, ispirata al programma della riforma, pur in una forte mancanza di risorse. Esperienza del Centro “L’Aquilone”, con 40 inserimenti lavorativi. La coop “Aquilone service” gestisce vari servizi, tra cui un negozio in centro a Napoli. In Campania ci sono più di 900 posti-letto, ovviamente costosi, in strutture private per la salute mentale. Mentre viene proposta la controriforma Ciccioli, la Regione Campania porta avanti politiche di smantellamento delle strutture pubbliche di salute mentale.

Pino Apollonio, di Trieste.

Il Friuli Venezia Giulia è una regione sfortunata, ma non esistono ancora associazioni di utenti, tutto avviene attraverso i Dsm. Si è iniziato a costruire un primo gruppo. Gli utenti non debbono lottare solo per i loro diritti, ma anche per i loro doveri, per non cadere in un senso di falsa libertà. Doveri verso la persona, la casa, la società.

Simone Sandretti, presidente dell’associazione Mad Pride di Torino.

Non è favorevole a difendere la legge 180, è necessario proporre la “legge 181”, che affermi il diritto del “matto” ad un suo ruolo, riconosciuto dalla società fino alla nascita della società industriale, che lo ha relegato in condizione di marginalità. Il “matto” ha un’altra visione della realtà. Bisogna prendersi, più che chiedere, il diritto di parola nei confronti dei servizi, battaglia che riconosce essere il merito innanzitutto della Rete Toscana Utenti. La situazione piemontese è negativa, i centri diurni sono aperti solo 5 giorni la settimana. Problema della formazione: si richiede alla responsabile dell’Asl un corso per facilitatore sociale in cui gli utenti possano formarsi come operatori.

Roberto Pardini, dell’assocazione di utenti “L’Alba” di Pisa, tra i fondatori della Rete Toscana Utenti.

Invita i partecipanti delle altre regioni di non perdersi d’animo, ci vuole un lungo percorso di costruzione.

Alfredo Garofalo, di Campobasso.

Nessuno ha diritto di decidere per conto degli utenti, la cui malattia è personale, e va gestita come si vuole, a seconda delle diverse problematiche individuali. Presenta la sua scelta di iniziativa individuale, rinviando poi all’intervento del presidente dell’associazione “Liberamente insieme”, che è pure presente.

Giancarlo Colasurdo, Roma.

Giudizio sulla Pdl Ciccioli. La legge 180 ha dato diritti agli utenti e permesso la costruzione dei gruppi di auto-aiuto. Con la Pdl Ciccioli, il trattamento obbligatori (cd. “necessario”) avrà una durata eccessiva, di fatto riaprendo la via alle strutture manicomiale. Ancora oggi ci sono persone che non si fanno diagnosticare, temendo di essere poi costretti a trattamenti obbligatori contro la loro volontà: fenomeno destinato ad incrementarsi se passa la Pdl Ciccioli.

Orazio Uzì, Toscana.

Inizia ricordando le grandi conquiste civili dei decenni precedenti (dalla pace connessa alla costruzione europea alla costituzione repubblicana, dalla obiezione di coscienza alla legge 180). Buona la situazione fiorentina, ma con prevalente delega ai servizi di salute mentale. Ci sono casi negativi, come quello di una ragazza cui sono state inibite le relazioni sentimentali, in quanto contrastanti con il suo progetto di cura, anche perché i possibili partners erano pure loro utenti dei servizi di salute mentale. Oppure l’abuso nei trattamenti sanitari obbligatori.

Franca Izzo, Livorno.

Narra la sua vicenda personale, di cura nei servizi privati per scelta di pregiudizio (pensando che i privati curassero meglio: invece è stato solo uno spreco di soldi). Fa appello a favore dei servizi pubblici, che gli hanno permesso di conoscere un mondo diverso ed aperto, anche se forse tardi (Pino Apollonio ricorda che “non è mai troppo tardi”). Nel servizio pubblico ha potuto conoscere altre persone, anche prima della costituzione dei gruppi di auto-aiuto, capendo così che non c’era solo un disagio individuale, ma quello di tante altre persone, con le loro diversità. Nel servizio pubblico ha trovato il suo prossimo, con la comunanza di condizione e l’entusiasmo di tutti, che ha favorito un’assunzione di responsabilità. Da qui è nato l’auto-aiuto, poi l’associazione, il progetto “Mare e costa”, e tutto il resto. Oggi ci sono tre associazioni in provincia, e si sta pensando di costruirne un’altra sull’Isola d’Elba, che presenta una situazione più difficile. La condizione fisica e l’impossibilità di gestirsi da soli è una cosa molto brutta. Bisogna procedere con questo percorso associativo.

Federico Origlia, Torino.

Parte dall’apprezzamento per la Costituzione repubblicana, conquistata dai nostri vecchi che hanno fatto la Resistenza. Con la legge 180 è stato restituito il diritto di cittadinanza ai pazienti psichiatrici, archiviando la definizione stigmatizzante di “matto”. Fa il resoconto delle iniziative convocate per ostacolare il percorso della controriforma. La scelta del medico è un diritto per tutti, come dimostra la sua esperienza personale, cambiata radicalmente in meglio dopo un cambio di terapeuta.

Stefano Bianco. Rappresenta l’associazione “Mondo di Holden” di La Spezia, che è un’associazione mista.

Parte dall’articolo di Peppe Dell’Acqua apparso sul sito del Forum Salute Mentale. Come utenti siamo interessati ai modelli di rappresentanza, che ci riguardano, in quanto gli utenti vogliono partecipare ai momenti decisionali, come i tanti movimenti sociali (dai No-Tav alla “Primavera araba”, ai primi grillini…). La Pdl Ciccioli va in direzione opposta all’esigenza di protagonismo, negando quello che era il discorso della Legge 180. Il medico acquisisce un ruolo assoluto, che scade nell’idolatria. Il malato di mente è o no cittadino come tutti gli altri? Con la legge 180 si dava agli utenti un diritto di partecipazione, che oggi si vuole negare. Potere decisionale sulla propria vita e sul proprio corpo. La Pdl Ciccioli riporta le lancette indietro al potere assoluto del medico. Il potere assoluto non ha bisogno di partecipazione, ma solo di seguaci passivi, esattamente il contrario della recovery che è basata sull’ascolto, la tolleranza, il rispetto.

Gisella Trincas, presidente Unasam.

Il movimento degli utenti è una straordinaria occasione di alleanza per i servizi pubblici e l’associazionismo dei familiari. L’augurio è che il coordinamento si rafforzi e radichi nel territorio. Impegno solenne di invitare le associazioni di familiari per sostenere questo percorso, mettendo in campo risorse proprie per sviluppare il movimento degli utenti, anche facendo un passo indietro come familiari.

Giampietro Petrone, Campobasso.

L’associazione crede nella costruzione di un coordinamento nazionale delle associazioni di utenti, e conferma il suo sostegno ad Alfredo come rappresentante nel coordinamento. La sua stessa motivazione, dopo l’assemblea costitutiva di Firenze, è una dimostrazione della positività di questa esperienza. Non è accettabile che qualcuno, come Ciccioli, si alzi una mattina e dichiari che in questi 30 anni non sia stato fatto nulla, a dispetto del grande lavoro dei servizi di salute mentale. Salute mentale e crisi economica: è difficile sopravvivere in una situazione di impoverimento generale, in particolare nelle regioni meridionali. Alla difesa della legge sociale, il Coordinamento degli utenti dovrebbe promuovere una campagna per l’equità sociale.

Maddalena Sterlicchio, Puglia, appartenente all’associazione Centottantamente di Latiano.

L’associazione, nata quattro anni fa, gestisce un centro che ha permesso di superare il solo trattamento farmacologico, anche grazie al sostegno del direttore del Csm, che ha voluto sostenere una nuova realtà, ispirata alla riforma. Gli utenti debbono lavorare per se stessi, ma anche per gli altri, che non hanno ancora trovato una via di uscita dal buio. La legge 180 non è stata mai veramente applicata nella maggior parte del territorio nazionale. E’ insensato voler fare una riforma, a fronte di principi validi mai messi in pratica.

Marco D’Alema, presidente dell’Airsam.

Difficoltà nell’applicazione della legge 180, che dipende dalle diverse legislazioni regionali. Linee di indirizzo del 2008: tutte le varie realtà sociali debbono contribuire all’attuazione della riforma, siano essi enti pubblici che i privati. Vanno messe a disposizione le risorse, comprese quelle culturali, per sviluppare politiche di salute mentale. Esempio positivo il piano della Regione Sicilia. Bisogna costruire un ambiente accogliente, che renda possibile l’attuazione delle norme di legge. Il ruolo della famiglie è un falso problema. Un servizio che operi seriamente non può evitare il confronto con le famiglie. Il contesto familiare è ovviamente disturbato dalla situazione di disagio del suo componente, per cui la famiglia va presa complessivamente in carico. La nascita di un movimento di utenti è un fenomeno di portata storica, destinato a sviluppi veramente importanti. Franco Basaglia è stato grande, mentre è stato meno grande il “basaglismo”: in altri paesi si è sviluppato un importante patrimonio di associazioni di utenti, mentre in Italia è apparsa una tendenza a delegare al servizio pubblico le politiche della salute mentale. Non esistono gli utenti: esistono le singole persone, con le loro culture ed esigenze. Dà appuntamento al congresso Wapr di novembre. L’Airsam ha presentato, condividendone l’idea con Maria Grazia Bertelloni, una proposta di workshop sulle relazioni possibili tra associazionismo di utenti ed associazioni di professionisti.

Gian Luigi Bettoli, Legacoopsociali, condivide la valutazione che la nascita di un movimento degli utenti della salute mentale sia un fatto grandemente innovativo, una rottura fondamentale per giungere all’applicazione della legge 180. Non è tanto la pessima proposta di legge Ciccioli il problema principale, quanto l’ampia disapplicazione di una legge dello stato. La nascita del CNUSM interroga la stessa realtà della cooperazione sociale, in una fase in cui l’innovazione legislativa europea ridisegnerà inevitabilmente, nei prossimi anni, il settore. Quanti utenti sono amministratori e dirigenti della cooperazione sociale? Quanto la stessa cooperazione di inserimento lavorativo è veramente cooperazione di utenti, e non solo cooperazione che offre lavoro agli utenti? Un obiettivo, per le associazioni di utenti, può essere interloquire con la cooperazione sociale, proponendosi come stakeholder che aspira ad una rappresentanza negli organismi cooperativi stessi. La nascita della prima cooperativa di operatori-utenti, a Massa, è già un simbolo di un futuro possibile. Ritiene che la costituzione di un autonomo movimento degli utenti vada accompagnata da un equivante capacità di dialogo e confronto con le altri componenti delle politiche della salute mentale, come gli operatori pubblici, i cooperatori sociali ed i familiari.

Luigi Attenasio, presidente di Psichiatria Democratica, inizia ricordando come, alle origini dell’associazione, nata 40 anni fa, ci furono non solo Franco Basaglia, ma tanti altri clinici (ed utenti) che diedero vita alla riforma della salute mentale. In questa storia, a partire dalle assemblee di Arezzo, cui ha partecipato direttamente formandosi, il ruolo dell’utenza è stato fondamentale. Invita il CNUSM ad essere presente con il suo intervento nel congresso del quarantennale di PD, che si terrà l’anno prossimo. Maria Grazia Bertelloni. Vuole affrontare ora alcuni aspetti critici legati alla nascita del CNUSM. Parte dalle “Conferenze brasiliane” di Basaglia, dove viene messa in discussione la centralità dei medici. Le cose denunciate da Attenasio per il passato (negazione della libertà, contenzione, sottrazione dei figli…) sono valide purtroppo ancor oggi, come dimostrano un sacco di esperienze personali. Rifiuto del paternalismo: non è più sopportabile sentirsi raccontare la storia degli ultimi 30 anni, mentre continuano ad avvenire pratiche di contenimento, lo strapotere dell’industria farmaceutica, …

Simone Sandretti, cerca di interpretare questo momento polemico notando come, per i più giovani presenti, una serie di richiami storici siano privi di significato, e quindi poco compresibili. Il riferimento al passato, in cui è stata affrontata la distruzione dell’istituzione-manicomio, risulta decontestualizzato rispetto alla situazione odierna, in cui non ci sono i manicomi, ma rimangono una serie di gravi problemi sul terreno. Girolamo Digilio, vicepresidente Unasam, rileva come – pur rimanendo indubitabilmente valido il merito storico di Basaglia – la situazione attuale sia grave. In Lazio ci sono state, nel solo primo quadrimestre, 25.000 ore di contenzione (se paragonate sul piano annuale). A fronte di queste conoscenze, è intollerabile il percorso di inabilitazione cui sono destinate le persone che entrano in rapporto con i servizi di salute mentale. Questa realtà, a fronte delle nostre conoscenze attuali, è più scandalosa ed intollerabile di quella manicomiale del passato.

Stefano Bianco: oggi c’è la recovery, novità più dirompente della stessa “legge Basaglia”. Basaglia poneva il problema del “cosa”, oggi la recovery pone il problema del “come”. La recovery mette in discussione l’ideologia del protagonismo, superando il bisogno di maestri e figure carismatiche.

Anna Maria De Angelis, presidente Aresam del Lazio. Importanza dell’associazionismo: fu l’organizzazionismo dei familiari, costituendosi e radicandosi, a reagire fin dai primi progetti di modifica ed abrogazione della legge 180. Associazioni di familiari e di utenti stanno dalla stessa parte, non hanno senso contrapposizioni. Non bisogna rimanere chiusi nei Dipartimenti di Salute Mentale: bisogna essere capaci di uscire fuori.

Alfredo Del Becaro, del gruppo di auto-aiuto di Massa. E’ la prima volta che interviene in pubblico. Apprezza le piccole strutture adeguate alla realtà delle persone, e non le grandi strutture ospedaliere alienanti. Federico Origlia. Meritiamo un diverso livello di ascolto, una maggiore sensibilità. Sentirci raccontare la storia del passato, appare come un’indelicatezza nei confronti delle problematiche vissute dagli utenti oggi. Orazio Uzì sottolinea la necessità di assumere lo stigma di “matti” come segno di autonomia del movimento degli utenti.

Maria Grazia Bertelloni conclude, ricordando il suo percorso di utente ed affermando come la sua identificazione sia diventata quella con il suo gruppo di auto-aiuto, arricchitosi con il passare del tempo di persone più acculturate e mature. Ha acquisito un totale rifiuto della violenza, sia concreta che simbolica, contemporaneamente all’assunzione di un metodo di dialogo e condivisione. Ha incontrato un terapeuta di grandi capacità umane, il dott. Remigio Raimondi, che l’ha stimolata in modo molto impegnativo ed anche doloroso, facendole superare gli attacchi di panico, avviando l’esperienza dell’auto-aiuto psichiatrico. Come gruppo, hanno potuto mantenere la loro autonomia, pur nella collaborazione con il Dsm. Ha lavorato a lungo per la creazione di questo progetto, giungendo ora a promuovere il Coordinamento nazionale. Ci sarà un nuovo incontro del coordinamento, in autunno in Mugello.

Bisogna cominciare a pensare ad un ricambio generazionale, così come lo si sta pensando nel gruppo di auto-aiuto locale. Si dispiace per aver discusso forse con troppo calore con Luigi Attenasio, che non voleva attaccare: come ha detto Federico, questo incontro era “molto nostro”, e la citazione di tutti questi protagonisti del passato ha forse messo in ombra il protagonismo dei partecipanti di questa giornata.

Verbale non corretto.

Verbalizzatore Gian Luigi Bettoli.

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