Due giorni in cui abbiamo pianto ma abbiamo rinforzato, ancora di più, la nostra determinazione ad andare avanti. Storie di uomini e donne che hanno attraversato e attraversano la sofferenza mentale. Ma principalmente storie di donne abusate, maltrattate, calpestate, rinchiuse nei manicomi anzichè protette. Donne tormentate dalle “voci” dall’età di sette anni e imprigionate dalle loro mamme in stanzini bui. Donne abusate all’età di tredici anni dai loro padri, Donne picchiate dai loro compagni, Donne abusate dai loro medici. Storie di mamme e padri che tradiscono il loro mandato di cura, amore e protezione verso i loro figli. Storie di operatori della salute mentale che tradiscono il loro mandato di cura e protezione a favore delle persone che a loro vengono affidate. Ma anche storie di persone che vivono o che hanno vissuto la sofferenza mentale, di familiari e operatori della salute mentale, che combattono ogni giorno della loro vita per i diritti e il rispetto della persona umana; per resistere, difendere, proteggere, amare.

Storie di persone che ce l’hanno fatta nonostante tutto nonostante tutti.

Persone arrivate dall’Italia, dall’Inghilterra, dall’Irlanda, da Creta, da Salonicco che parlano, nella diversità delle lingue, lo stesso linguaggio. Il linguaggio della lotta, dell’impegno per sè, per gli altri, per una società a dimensione umana in cui le persone hanno un valore. La dignità umana ha un valore.

In Grecia ci sono i manicomi, nel mondo ci sono i manicomi, in Italia ci sono luoghi che somigliano ai manicomi. Dentro le famiglie si vivono condizioni da manicomio. La strada è lunga e piena di ostacoli. Ma è quella tracciata da Franco Basaglia e che in tanti stiamo perseguendo. Ma…non siamo abbastanza.

Gisella Trincas

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