“Contrastare la piattezza e la banalizzazione dei luoghi comuni e degli stereotipi che finiscono per oscurare o ignorare una stagione di cambiamenti e di esperienze che ha restituito diritti, speranza e opportunità concrete a migliaia di persone”. È questo l’intento della campagna nazionale di informazione sulla salute mentale che affiancherà la Carta di Trieste – un insieme di principi che dovrebbero ispirare l’etica giornalistica in tema di disagio mentale –, coinvolgendo l’Ordine dei Giornalisti, la Federazione nazionale della Stampa e le associazioni impegnate sul terreno dei diritti e del rispetto della persona, dal sindacato a Libera, dalla Fondazione Lelio Basso alla Tavola della pace. La campagna è stata lanciata in occasione della seconda edizione del Festival dei matti, che ha avuto come slogan-indicazione di lavoro la parola “legàmi” dai molteplici significati. Al buon esito della manifestazione organizzata a Venezia dalla cooperativa Con-tatto, con il patrocinio della provincia e della città di Venezia e della Società di servizi Socio Culturale – anche il presidente della Repubblica ha inviato un messaggio di saluto –, hanno contribuito la Fondazione Franco e Franca Basaglia, la Fondazione Claudio Buziol, la Cgil nazionale e del Veneto, oltre a una serie di associazioni, banche, aziende e privati.

Il festival si è dispiegato lungo tre giornate con una serie di spettacoli, performance e dibattiti. Di particolare interesse il Laboratorio su Diritti e comunicazione, che ha visto la partecipazione di operatori dell’informazione e rappresentanti dell’Ordine dei Giornalisti Veneto, tra cui il presidente Gianluca Amadori, assieme ad alcuni protagonisti delle esperienze che alla fine degli anni 70 hanno portato all’approvazione della legge 180 e alla chiusura dei manicomi. Il documento finale chiede di diffondere la bozza della Carta di Trieste nelle redazioni, avviando corsi di formazione per giornalisti sui temi dell’informazione e della salute mentale, con l’obiettivo di presentare alla prossima edizione del Festival la stesura definitiva e concordata della Carta di Trieste. “La bozza – recita il documento, che si ispira alla Carta di Roma sui migranti chiedendo ai media più attenzione sull’uso delle parole e sulle ideologie che le sottendono – è finalizzata a stimolare, attivare e promuovere un percorso di conoscenza sulla salute mentale, sui racconti e sulle storie di chi vive questa esperienza”. “Lo stigma grava sugli impegnativi percorsi di ripresa delle persone che vivono l’esperienza del disturbo mentale confermando l’idea dell’inguaribilità e dell’inesorabilità dei destini. Una comunicazione capace di cogliere questi rischi potrebbe contribuire alla diffusione di un giornalismo della ‘prevenzione’ e di una cultura della possibilità”.

Carlo Gnetti

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