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Paziente agitato, la “manovra ferrarese” arriva in parlamento

La deputata estense Paola Boldrini intende chiedere un’audizione in commissione: il lavoro realizzato a Ferrara potrebbe rappresentare un modello nazionale, lo verificheremo con il personale tecnico. L’infermiere professionale Zaganelli: presenteremo la tecnica di contenzione in un congresso e ci hanno chiesto informazioni anche dal Veneto

FERRARA. La “manovra ferrarese” per bloccare in sicurezza un uomo in stato d’agitazione, di cui ha dato notizia nei giorni scorsi la “Nuova Ferrara”, sarà presto portata all’attenzione del parlamento. L’annuncio arriva dalla deputata ferrarese del Pd Paola Boldrini che chiederà un’audizione nelle commissioni di cui è componente: Affari sociali e Difesa. «Ho letto del lavoro svolto a Ferrara da operatori sanitari e forze dell’ordine, ne ho parlato con il personale che l’ha promosso e mi sembra assolutamente degno di interesse. Potrebbe essere assunto anche a modello nazionale. Ed è quello che intendo verificare proprio attraverso un approfondimento tecnico a livello parlamentare», ha anticipato alla “Nuova” la deputata. 

Sul protocollo, che è stato approvato e pubblicizzato nel 2014 sotto impulso della prefettura, hanno lavorato in particolare sanitari del 118 e operatori delle forze dell’ordine. «L’obiettivo che ci siamo posti era di mettere a punto una tecnica di intervento sicura per il paziente che si trova in stato di grave alterazione, in particolare per chi deve essere sottoposto ad un trattamento sanitario obbligatorio (Tso), ma non solo, e rischia di essere pericoloso per gli altri e per se stesso – spiega l’infermiere professionale del 118, Damiano Zaganelli, uno degli istruttori del metodo di contenzione – Si tratta di una tecnica già collaudata, l’abbiamo studiata per mesi collaborando fianco a fianco in particolare con un istruttore di polizia, Gian Pietro Bernini, che ha dato l’impulso per avviare il progetto. Poi si è passati alla fase dei corsi a cui hanno partecipato tutte le forze dell’ordine (carabinieri, polizia, vigili urbani, guardia di finanza). Un’attività che è stata estesa anche agli operatori del soccorso». 

«In sintesi l’intervento per essere considerato sicuro dovrebbe essere realizzato da tre persone: due bloccano il tronco del paziente e le braccia con le manette, il terzo si concentra sulle gambe che vengono immobilizzate con una apposita cintura. A quel punto il soggetto viene girato su un lato, nella cosiddetta posizione laterale di sicurezza, che viene utilizzata anche per i pazienti in rianimazione e si decide la modalità del trasporto in ospedale che dipende dal comportamento del paziente, dal fatto che sia più o meno tranquillo», precisa Zaganelli. 

L’attività ha richiesto una fase preparatoria, di sperimentazione e addestramento (con simulazioni eseguite negli spazi della questura e poi in una palestra della città) durata quasi due anni, prosegue l’infermiere professionale, «partiamo dal presupposto che il soggetto è una persona che ha bisogno d’aiuto non un malvivente. Riteniamo che questo modo di operare possa evitare incidenti gravissimi come quelli avvenuti in diverse città italiane che hanno portato al decesso della persona da soccorrere». 

Quest’anno, solo tra il personale paramedico saranno circa 200 gli operatori da addestrare. A ottobre la tecnica sarà presentata durante i lavori di un congresso sanitario, «mentre anche dal Veneto ci hanno chiesto dati e informazioni sull’esecuzione di questa procedura – conclude Zaganelli – Stiamo notando un’attenzione che si fa ben sperare sulle possibilità che questa tecnica, che è nata a Ferrara, possa essere assunta a modello anche al di fuori della nostra provincia».

(di Gioele Caccia, da La Nuova Ferrara)

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