Leggiamo sulla stampa della nuova incriminazione, per sequestro di persona e abuso di potere, formulata dal Pubblico Ministero nei confronti dell’ex Primario del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura 1 di Cagliari e di altri operatori dello stesso servizio. L’accusa prende corpo dalla perizia depositata dai tecnici nominati dal Tribunale (in relazione al processo penale per la morte del Signor Casu) e conferma la validità della posizione assunta dalla nostra Associazione e da tutte le Associazioni dei familiari impegnate in tutta Italia, contro la contenzione e qualunque pratica coercitiva. La questione delle pratiche di contenzione, purtroppo ancora attive in Sardegna (nonostante quanto indicato dal Piano Regionale per la Salute Mentale), non può essere risolta unicamente da un procedimento penale. Deve essere affrontata e risolta attraverso chiare linee di indirizzo emanate dalle Aziende Sanitarie Locali e attraverso una adeguata formazione professionale degli operatori della salute mentale. Inoltre, in Sardegna, si pratica ancora l’elettroshock, in particolare nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura di Oristano. Il Servizio Ospedaliero di Cagliari, che aveva sospeso tali trattamenti inviando i pazienti presso l’SPDC di Oristano, sembra abbia fatto “revisionare le macchine” per una ripresa del “trattamento”. Ci chiediamo chi abbia autorizzato tale spesa e quali “benefici concreti” si pensa di poter ottenere con l’uso di una pratica che in gran parte dei servizi psichiatrici di diagnosi e cura italiani è stata bandita definitivamente. Pratiche che non hanno nulla a che vedere con i “percorsi personalizzati di presa in cura” orientati verso la ripresa e la guarigione. Quei percorsi di ripresa che fanno fatica ad imporsi in Sardegna a causa di scelte politiche (o non scelte) che non condividiamo.

Chiediamo di sapere, quindi, quali provvedimenti intende adottare l’Azienda Sanitaria nei confronti del personale medico che, in violazione delle disposizioni normative regionali, nazionali e internazionali (vedasi anche la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità), continua a difendere e praticare metodi coercitivi che ledono gravemente la dignità e la salute delle persone.

Cagliari 21/10/2010

La Presidente, Gisella Trincas

A.S.A.R.P – Associazione Sarda per l’Attuazione della Riforma Psichiatrica

Sede Regionale Cagliari Via Romagna n°16 (presso Cittadella della Salute)

n° tel.provvisorio 070/47443425/24 – fax provvisorio 070/822711 – E-mail: asarp@tiscali.it

1 Comment

  1. La contenzione meccanica non é intervento terapeutico bensi un intervento per situazioni in cui un paziente mette a rischio grandemente la sua ed altrui sicurezza e non ci sono altri modi per gestire la crisi. Ci sono leggi da rispettare e pratiche ormai chiare e definite. Se capitano situazioni di abuso la colpa é solo di chi dirige il reparto. La terapia elettroconvulsivante é pratica usata in passato nei manicomi con intento punitivo. Ora é pratica riconosciuta a livello mondiale per la sua efficacia e sicurezza in situazioni specifihe di resitenza ai farmaci, molto usata in paesi come la Spagna, Francia e paesi anglosassoni con grande soddisfazione dei pazienti e dei medici. Penso che la possibilità di ricorrere su base volontaria e con consenso informato a tale pratica dovrebbe essere dato anche ai pazienti italiani. Comunque si tratta di due situazioni molto diverse.

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