Nel 2004 con l’arrivo dell’Assessore Regionale alla Sanità Nerina Dirindin, la situazione in sintesi è la seguente:   I Centri di salute mentale sono sostanzialmente ambulatori psichiatrici, mal distribuiti sul territorio regionale e con orari di apertura assolutamente inadeguati. Solo alcuni, nei maggiori centri urbani, aperti 12 ore per 6 giorni. E’ molto scarsa l’assistenza domiciliare e il sostegno alle famiglie; Nei servizi di diagnosi e cura si pratica l’elettroshock e la contenzione fisica; le porte sono chiuse a chiave e si fa un uso massiccio di psicofarmaci. Nel SPDC di Sassari le porte delle stanze sono dotate di “spioncino”;In alcuni territori si ricorre spesso ai trattamenti sanitari obbligatori utilizzando moduli pre firmati dai sindaci;Sono presenti alcune cliniche private che ricoverano nei reparti di neurologia pazienti psichiatrici ed è molto carente la qualità dell’assistenza e delle prestazioni;E’ presente l’AIAS con una massiccia rete di strutture per “internato e seminterrato” e attività ambulatoriale di riabilitazione. Luoghi da verificare nella qualità delle prestazioni e nella qualità della vita delle persone;La Sardegna ha il maggior numero di persone internate negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari

La Regione Sardegna, recependo le istanze delle Associazioni dei Familiari, assume la Salute Mentale quale questione prioritaria e avvia un profondo e globale processo di trasformazione di tutto il sistema: Blocca  la costruzione di un piccolo ospedale psichiatrico giudiziario tutto Sardo e  firma una convenzione importante con l’Amministrazione penitenziaria per garantire ai detenuti con problemi di salute mentale l’assistenza da parte dei centri di salute mentale. Inoltre le persone internate negli ospedali psichiatrici giudiziari incominciano a rientrare in Sardegna con progetti personalizzati; Viene firmata una convenzione tra la Sardegna e la Regione Friuli Venezia Giulia che ha reso possibile un eccezionale piano di formazione che ha coinvolto la quasi totalità degli operatori della salute mentale, inoltre il Direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Trieste viene nominato consulente dell’Assessore per la predisposizione del nuovo Piano Regionale Salute Mentale nel rispetto delle indicazioni di Helsinky, dei Progetti Obiettivo Nazionali, delle Linee Guida del Ministero della Sanità; Vengono istituiti i Dipartimenti di Salute Mentale; Viene istituita (per la prima volta) la Commissione Regionale Salute Mentale di cui fanno parte, tra gli altri, tutti i Dipartimenti di Salute Mentale e le Associazioni dei familiari maggiormente rappresentative in campo regionale; Viene approvata la Legge Regionale n°23 sul “Sistema integrato dei servizi alla persona” (legge di recepimento della 328 del 2000). Grazie a questa legge si è sperimentato in Sardegna un sistema di programmazione degli interventi sociali e socio-sanitari assolutamente innovativo con la partecipazione di tutti gli attori istituzionali e sociali comprese le Associazioni dei familiari; Viene approvato il programma sperimentale triennale “Ritornare a casa” che ha come obiettivo consentire alle persone internate nei vari istituti di tornare nella propria casa o evitare nuove istituzionalizzazioni; Vengono emanate le linee di indirizzo sulle attività sanitarie e socio sanitarie di riabilitazione e in materia di residenze sanitarie assistenziali e centri diurni integrati; Si interviene sul vecchio sistema di “sussidi a pioggia” spostando risorse verso i dipartimenti di salute mentale per l’elaborazione di progetti personalizzati orientati verso l’emancipazione delle persone e regolamentando l’utilizzo delle risorse che rimangono di competenza dei comuni; Viene approvato il nuovo Piano Sanitario e il Piano per la salute mentale in cui si individuano i centri di salute mentale da sperimentare sulle 24 ore con posti letto e si avvia la riorganizzazione di tutti gli altri sulle 12 ore 7 giorni su 7; Si sono aperti nuovi Servizi Psichiatrici di Diagnosi Cura e avviato il processo di umanizzazione dei luoghi e delle pratiche, dichiarando espressamente l’impegno al superamento della contenzione e di qualunque metodo coercitivo; L’abitare assistito, i badget di cura, gli inserimenti lavorativi e l’integrazione socio sanitaria diventano i punti di maggiore interesse nella pratica nei servizi; Grazie allo straordinario lavoro fatto da Giovanna Del Giudice chiamata a costruire il Dipartimento di Salute Mentale di Cagliari, si aprono i primi centri di salute mentale sulle 24. Tutto ciò avviene dal 2004 al 2008 in un clima politico di forte contrasto alle innovazioni, con la stampa che fa da cassa di risonanza al malcontento di alcuni operatori legati a quella politica.  In quegli anni muore nel SPDC di Cagliari un uomo, legato mani e piedi per sette giorni, l’apertura della inchiesta da parte della ASL,  il rinvio a giudizio dei medici e la sospensione dal servizio del Primario scatena una guerra feroce contro il processo di cambiamento avviato dalla Regione. Nel 2009 il centro destra vince le elezioni e parte lo smantellamento, pezzo per pezzo, di quanto con fatica e ingenti risorse finanziarie  si è costruito.  L’Associazione dei Familiari è fortemente impegnata a contrastare questa vergogna!

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