Le prime 10 domande su cui, a partire dalle raccomandazioni su la contenzione fisica in psichiatria emanate dalla Conferenza delle Regioni e delle Provincie Autonome, si vuole aprire il dibattito:

1. abbiamo certezza che legare le persone è una violazione della dignità e dei diritti umani, che inficia qualsiasi possibile percorso terapeutico? Il legare è atto degradante ed umiliante per la persona che lo subisce ma anche per chi lo fa?

2. a partire dall’esperienze dei dipartimenti di salute mentale che hanno abolito la contenzione ed operano con il sistema delle porte aperte, possiamo affermare che la contenzione fisica nei servizi psichiatrici può essere abolita?

3. la “prevenzione dei comportamenti violenti nei luoghi di cura” riguarda solamente la persona con disturbo mentale o anche la violenza ed inadeguatezza di alcuni modelli organizzativi e di alcuni stili operativi?

4. nel corso di un trattamento sanitario obbligatorio (Tso) “il rischio di azioni auto ed etero lesive” rende legittimo il ricorso alla contenzione?

5. la condizione di Tso può giustificare contenzioni ininterrotte e prolungate che durano fino a quattro, cinque, sei, sette giorni ed oltre?

6. può lo “stato di necessità” giustificare contenzioni ininterrotte e prolungate nel tempo? come viene salvaguardato il requisito di “attualità” e di “proporzionalità” al pericolo?

7. il ricorso alla contenzione nei confronti di persone ricoverate in trattamento sanitario volontario o che sono “in osservazione” al Spdc è giustificato dallo “stato di necessità”?

8. quando si contiene una persone in trattamento sanitario volontario si trasforma il ricovero in Tso?

9. tra le “precisazioni di ordine giuridico” a cui le raccomandazioni fanno riferimento perchè manca l’art 13 della Costituzione “Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione nel corso di un trattamento sanitario obbligatorio personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge” e l’art. 32 comma 3 “La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”

10. come ridurre il “rischio di abuso” sempre presente nei trattamenti “senza il consenso”, senza servizi con le porte aperte, attraversabili dalla comunità?

1 Comment

  1. Risposte
    1: Non ho certezza di cio perché nessuno ha studiato veramnte la questione sul piano clinico prima ancora che giurdico
    2: le esperienze a cui si fa riferimento non sono chiare. Se i reparti sono aperti ed i pazienti in coma farmacologico cosa cambia? Inoltre le forme di contenzione giurdica come ad esempio l’abuso dell’inedizione dove lo metiamo? Inoltre potete facilmente trovare sul web accuse di violenza da parte di familiari al modello triestino.
    3: riguarda tutto; sopratutto il modello organzzativo.
    4: lo rende obbligatorio in assenza di altre possibilità
    5 e 6: NO
    7 e 8: il TSO tutela di piu l’ammalato e lo statodi necessità non puo essere contiuativo.
    9: la legge pero non ammette che in un reparto di psichiatria nessuno si occupi della sicurezza dei malati e del personale
    10: spesso i reparti aperti lo sono in uscita non in entrata. Basterebbero controlli senza pravviso della regione con specifica commissione sui ricoveri in psichiatria

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