(by Saul Steinberg)
(by Saul Steinberg)

Il rapporto del febbraio 2013 della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del servizio sanitario nazionale, presieduta dal sen. Ignazio Marino, su “alcuni aspetti della medicina territoriale, con particolare riguardo al funzionamento dei Servizi pubblici per le tossicodipendenze e dei Dipartimenti di salute mentale”, approvato all’unanimità, costituisce il documento più recente frutto di un attento lavoro di indagine, analisi e dibattito parlamentare.

Al lavoro della Commissione occorre fare costante riferimento. Essa operò nella “consapevolezza che le conoscenze scientifiche e le pratiche cliniche della psichiatria di oggi, in continua evoluzione a livello internazionale” richiedono aggiornamenti continui nelle organizzazioni, nelle politiche sociali di prevenzione, negli interventi a sostegno delle famiglie.

Quasi mezzo secolo di esperienze con intensità e tensioni diverse hanno toccato tutte le Regioni italiane. Le normative nazionali e regionali sulla tutela della salute mentale, le linee di indirizzo, i progetti obiettivi che si sono susseguiti, hanno creato ovunque uno scenario nuovo e una prospettiva ricca di possibilità.

Gli strumenti normativi in mano ai governi locali avrebbero potuto offrire sufficienti possibilità di più ampia attuazione e organizzazione dei servizi nella direzione della salute mentale comunitaria e delle pratiche di integrazione, in quella visione centrata sulla persona di cui si diceva. Accade invece che le indicazioni governative ricevano applicazione incompleta e troppo difforme tra le diverse Regioni, con deroghe di fatto non sempre correlabili a impedimenti di carattere economico o a elementi di differenziazione che, purtroppo, non realizzano modelli virtuosi di regionalismo cooperativo, ma aumentano la forbice della diseguaglianza: ove è presente la disapplicazione delle norme, per disimpegno politico e incapacità amministrativa,  o ancora per scelte di modelli di cura superati e insufficienti, sono conseguite carenze e disuguaglianze a livello regionale e locale.

Dove invece il riferimento alla legge di riforma del 1978 è stato costante e le Regioni hanno scritto e messo in atto, con sollecitudine, i piani per la salute mentale e disegnato reti di servizi coerenti e aderenti ai principi della legge stessa, i servizi hanno cominciato a prendere forma, sono diventati visibili e veramente alternativi agli istituti e alle culture che si riteneva con convinzione di voler abbandonare. I risultati sono evidenti, tanto che gli stessi sono stati valutati dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) come modelli di eccellenza internazionale; ove ciò non è avvenuto, si sono prodotte lacune gravi nella rete globale dell’assistenza sanitaria, fino a situazioni di vero e proprio degrado. Il Ddl per ricominciare.

(continua)

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