Interrogazione a risposta scritta

Al Ministro della salute

dall’on. Luisa Bossa

– Per sapere – premesso che:

è in corso presso il tribunale di Vallo della Lucania il processo a sei medici e dodici infermieri dell’ospedale civile «San Luca» , dove il 4 agosto 2009 è deceduto Francesco Mastrogiovanni, ricoverato nella struttura sanitaria con un TSO (trattamento sanitario obbligatorio) e lì deceduto dopo ottanta ore passate legato ad un lettino, così come risulta dalle registrazioni video operate da una telecamera a circuito chiuso presente in reparto; – il pm del processo ha chiesto condanne lievi e inferiori alle attese, da un massimo di 4 anni e 4 mesi a un minimo di 2 anni, per i sei medici e i sei infermieri che hanno avuto in cura l’uomo, sollecitando l’assoluzione per altri sei imputati; il magistrato ha mostrato di non credere nella tesi accusatoria del consulente medico della Procura di Vallo Lucania (che ha parlato di edema polmonare provocato dalla lunga contenzione) e ne ha formulata una diversa, accogliendo alcuni rilievi degli avvocati difensori;

– nei giorni scorsi è stata diffusa in Rete il filmato integrale della lunga agonia dell’uomo. Le telecamere a circuito chiuso del reparto di psichiatria hanno ripreso tutta la fase di vera e propria detenzione di Mastrogiovanni;

– Nei video si vede l’uomo bloccato dai legacci sanitari per più di tre giorni. Mastrogiovanni si agita, si dimena, o si calma. La morte sopraggiunse nella notte, i medici la certificarono come avvenuta in mattinata, nella cartella clinica non c’è traccia dell’uso dei legacci di contenzione;

– Al di là della vicenda giudiziaria, che arriverà a sentenza alla fine di ottobre, restano le inequivocabili immagini di un’agonia avvenuta in un Ospedale pubblico, sotto lo sguardo indifferente di medici e infermieri;

– legare i malati ai letti del reparto di psichiatria di Vallo della Lucania, del resto, era una prassi diffusa: il pm ha prodotto in aula, durante il processo, 22 cartelle cliniche di pazienti sottoposti alla contenzione. Uno di loro era il compagno di stanza di Mastrogiovanni; a lui legarono solo le mani così – come ha spiegato nel processo – una notte riuscì coi piedi ad avvicinare al letto il tavolino dove era poggiata una bottiglia d’acqua, l’afferrò e si dissetò.

Mastrogiovanni non ebbe questa possibilità;

– dall’ esame autoptico del cadavere i medici legali hanno anche appurato che Francesco Mastrogiovanni non è stato né oggetto di specifiche attenzioni terapeutiche e neanche alimentato nel corso della degenza;

– qualunque trattamento sanitario, a norma della legge n. 180 del 1978 deve assicurare «il rispetto della dignità della persona e dei diritti civili e politici garantiti dalla Costituzione, compreso per quanto possibile il diritto alla libera scelta del medico e del luogo di cura» (articolo 1 comma 2)

– se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda sopra citata; se non ritenga necessario disporre accertamenti di competenza presso l’Ospedale Civile «San Luca» di Vallo della Lucania per verificare se siano continuati altri comportamenti simili a danno di altri pazienti del reparto di psichiatria, e se non ritenga di intervenire, per quanto di sua competenza, per scongiurare che possano verificarsi altri episodi del genere.

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