(ANSA) ROMA – La descrizione evoca immagini datate almeno due secoli fa, quando non si aveva cognizione dei principi base della psichiatria e della riabilitazione della pena e ”i pazzi” erano tenuti reclusi nei manicomi criminali. Internati seminudi legati per i polsi e le caviglie ai letti, celle per nove e lenzuola ingiallite e impregnate: ”scene ottocentesche” ha riassunto Ignazio Marino, che presiede la Commissione d’inchiesta sul Servizio Sanitario che sta conducendo ispezione nei sei ospedali psichiatrici giudiziari. ”La situazione peggiore nell’Opg di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) ispezionati l’11 giugno scorso”, ha denunciato Marino. Una condizione che il direttore della strutture, Nunziante Rosania, ha spiegato alla Commissione come un mix di carenza di fondi e ritardi della politica: ”in sette anni il budget e’ stato piu’ che dimezzato e l’istituto e’ rimasto in mezzo al guado, in attesa del passaggio della sanita’ penitenziaria dal ministero delle Giustizia al Servizio Sanitario Nazionale”. Nell’istituto siciliano celle luride e affollate al di la’ della soglia di tollerabilita’, internati seminudi sotto l’evidente effetto di forti dosi di psicofarmaci, penuria di agenti della polizia penitenziaria e pressoché assenza di medici e psicologi, contenzioni operate – come emerge anche dai referti della struttura, agli atti dell’inchiesta – per un periodo di tempo che va da quattro ai cinque giorni e motivate da una semplice dichiarazione di necessita’. Quando la delegazione di parlamentari ha ispezionato la struttura almeno un detenuto era legato al letto, ”scarsamente sedato, perche’ in grado di rispondere, coperto da un lenzuolo ma completamente nudo, con polsi e caviglie strettamente legati agli assi metallici del letto”, ha spiegato durante una riunione della Commissione il senatore Michele Saccomanno, che ha compiuto l’ispezione assieme ai Nas. E, particolare forse piu’ raccapricciante, ”il letto era, oltre che arrugginito, predisposto con un foro centrale per feci e urina a caduta libera in una pozzetta posta in corrispondenza sul pavimento”. La Regione Sicilia si scagiona da ogni colpa: ”non ha ancora nessuna competenza nella gestione della medicina penitenziaria perche’ e’ in attesa delle decisioni della commissione paritetica Stato-Regioni”. E proprio da questa giustificazione muove la sua critica Livia Turco che considera ”gravissimo” che il governo siciliano non abbia ancora provveduto a ”rendere concreto il diritto di cura per tutti, anche per chi ha gravi problemi o sta in carcere”. Ma quello della struttura messinese non e’ l’unico caso. Nell’inchiesta condotta nei sei Opg italiani (Aversa, Napoli Sant’Eframo, Reggio Emilia, Castiglione delle Stiviere, Barcellona Pozzo di Gotto e Montelupo Fiorentino), nei quali 1.305 persone su un totale di 1.535 sono internate (ossia non scontano una pena per un reato ma sono recluse in ragione di una dichiarazione di pericolosita’) e’ stato riscontrato un altro caso limite con condizioni igieniche oltre il limite della decenza ad Aversa. Dove i detenuti per tenere in fresco l’acqua da bere le conservano nei water. Su questo istituto si era gia’ puntata l’attenzione del Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa. Ora si attendono le conclusioni dell’inchiesta parlamentare.

(di Melania Di Giacomo)

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