opg_montedi Stefano Cecconi

Montelupo Fiorentino 31 luglio 2015. Sono da poco uscito dall’Ospedale Psichiatrico Giudiziario, dove ho partecipato a “R-Estate a Merenda”.

Quello di oggi è il terzo dei quattro appuntamenti organizzati all’interno dell’OPG “aperto al pubblico” (limite di 30 persone): per un incontro con internati e operatori, nel giardinetto abitualmente utilizzato per i colloqui. In tutto eravamo una sessantina di persone. Un incontro conviviale, semplice, in cui è stato possibile parlare con alcuni internati e soprattutto ascoltarli. Un po’ di musica (buona) e un buffet (buono pure) preparato dai cuochi dell’Opg (internati ovviamente), mentre due artisti del gruppo edfcrewprovavano a cambiare con disegni colorati un pezzo del grigio muro di cinta.

E’ sempre bene quando un istituzione totale, come l’Opg o il carcere, apre le porte, seppure solo per un paio d’ore. Il mondo di fuori e quello di dentro si incontrano e questo fa bene, rende tutti più umani. Così è più facile riconoscersi come persone al di là dei ruoli di ciascuno. Grazie dunque agli operatori e alla direzione dell’Opg per questa iniziativa.

Certo il giardino di R-Estate a merenda non è l’Opg quotidiano che, nonostante l’umanità e la professionalità di molti operatori, continua a produrre sofferenza ed esclusione. Me lo ricordano (come sempre quando visito un Opg) gli sguardi, i movimenti e le parole degli internati. E lo confermano alla fine dell’incontro le parole di M: “le cose belle durano poco, hanno sempre un inizio e una fine” o quelle di P. che mi dice: “ora voi uscite e noi torniamo nelle celle, dalla gioia al dolore. Non le sembra falso tutto questo ?” Cosa rispondere, se non che di vero c’è il nostro incontrarci, le parole sincere che ci siamo detti, il ricordo di questi momenti, il buon cibo e la buona musica. E restano i disegni colorati sul muro di cinta. Ma non basta evidentemente.

L’Opg di Montelupo è ancora aperto, complice il vergognoso ritardo delle regioni che dovevano accogliere i loro pazienti (Toscana, Liguria, Sardegna e Umbria). Ma anche gli altri Opg ritardano a chiudere per la medesima ragione, ad esempio Reggio Emilia potrebbe essere chiuso subito se la regione Veneto facesse il proprio dovere. Per questo abbiamo chiesto al Governo il commissariamento immediato delle regioni inadempienti, che non hanno ancora accolto i propri pazienti, costringendoli così a restare in Opg.

Ma abbiamo detto che non basta, per superare la logica manicomiale che sostiene gli Opg bisogna andare oltre le stesse Rems, strutture detentive che stanno diventando l’unica soluzione alla chiusura dei manicomi giudiziari (e che la magistratura sta riempiendo con internamenti di persone in misura provvisoria). La strada buona ce la indica la legge 81/2014, più forte dopo la sentenza della Corte Costituzionale, che ne ha confermato la piena legittimità e lo spirito innovatore. Infatti la legge 81 non si limita a far chiudere gli Opg ma va oltre come abbiamo detto con stopOPG: “Il commissario grazie alla legge 81 può dare impulso e sostegno a Regioni e Asl che, collaborando con la Magistratura, devono costruire l’alternativa all’internamento delle persone in Opg e nelle Rems: con progetti di cura e riabilitazione individuale, potenziando i servizi territoriali di salute mentale. Come per la chiusura dei manicomi la vera sfida è costruire nelle comunità l’alternativa all’esclusione sociale”.

Tutto questo, seppur con altre parole, me lo sono sentito chiedere oggi a Montelupo Fiorentino.

www.stopopg.it

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