opgdi Anita Eusebi

Il primo aprile 2014, avrebbe dovuto essere una giornata memorabile: scadeva il termine fissato dalla legge per la chiusura dei sei Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) presenti in Italia, già a sua volta proroga del termine previsto per il 31 marzo 2013. Ma la Conferenza delle Regioni ha chiesto tempo, ossia una proroga al 1° aprile 2017, in nome dei tempi necessari per la costruzione delle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (rems), nell’intenzione opinabile di una sorta di regionalizzazione degli OPG. Ed è stata così invece una giornata qualunque. O quasi.

Il Consiglio dei Ministri ha approvato in data 31 marzo 2014 un decreto di legge recante disposizioni urgenti in materia di OPG: la proposta legislativa prevede ora la proroga di un altro anno, non più quattro. Questo per la necessità di accogliere, al tempo stesso, le richieste avanzate dalle regioni e l’esigenza di dar corso in tempi rapidi al definitivo superamento degli OPG. “Avevamo detto che non era accettabile una proroga senza fissare precisi vincoli, e in questo senso il nuovo decreto contiene due importanti novità”, hanno commentato Stefano Cecconi e Giovanna Del Giudice, portavoce nazionale di StopOPG. Si tratta cioè da un lato del dovere richiesto al giudice e al magistrato di sorveglianza di valutare e verificare se invece del ricovero in OPG è possibile adottare nei confronti del “folle reo” una diversa misura di sicurezza, “idonea ad assicurargli cure adeguate e a far fronte alla sua pericolosità sociale”, come si legge nel verbale del Consiglio. E dall’altro, di un puntuale monitoraggio e della possibilità di commissariamento per le regioni che, tra sei mesi, risultassero inadempienti in termini di avanzamento dei lavori di realizzazione e riconversione delle strutture destinate all’accoglienza delle persone oggi presenti in OPG.

“Bisognerà capire quanto queste norme siano effettivamente vincolanti, ma indubbiamente si tratta di primi passi nella direzione auspicata. Anche se non bastano – ha ribadito Cecconi –, e pertanto ora lavoreremo in sede di conversione del decreto in legge per introdurre disposizioni ancora più stringenti.” Il chiaro riferimento è all’obbligo dei progetti di cura e di riabilitazione individuali per gli internati, tali da favorire le dimissioni, le misure alternative alla detenzione e dunque l’effettiva e totale presa in carico da parte dei Dipartimenti di salute mentale sul territorio. “Ciò vuol dire far diventare le rems, ossia i cosiddetti mini OPG regionali previsti dalla legge, pressoché inutili o quanto meno residuali – ha puntualizzato Cecconi –, e per questo i finanziamenti destinati alla chiusura degli OPG vanno utilizzati subito per potenziare i servizi di salute mentale. E ciò non vale solo per gli internati ma per tutti i cittadini, per rendere a pieno titolo efficace la Legge 180.”

Urgenza e proroga, parole dissonanti che vengono ribadite di anno in anno, e risuonano nelle stesse parole del Capo dello Stato Napolitano che in una nota ufficiale del Quirinale ha comunicato l’“estremo rammarico” con cui ha firmato il decreto legge di proroga urgente della norma del dicembre 2011 relativa agli OPG. Accanto al rammarico, il “sollievo per gli interventi previsti nel decreto legge per evitare ulteriori slittamenti e inadempienze, nonché per mantenere il ricovero in ospedale giudiziario soltanto quando non sia possibile assicurare altrimenti cure adeguate alla persone internata.” Questa la precisazione di Napolitano.

Ancora un altro anno dunque per capire quale destino attende le persone internate negli OPG. Per dirla con le parole di Cecconi, “Si protrae così la loro grande sofferenza, purtroppo con il rischio ulteriore che le ripetute proroghe della misura di sicurezza possano condurre ai cosiddetti ergastoli bianchi.” Insomma, gli OPG chiuderanno il 1° aprile 2015. Così dicono.

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