logo-conv-religioni-e-violenzadi Mimmo Castronuovo.

Cari amici del Forum, dopo l’ultimo episodio accaduto a Potenza (vedi) ho deciso di scrivere due note per sapere cosa ne pensate del silenzio generalizzato e inquietante relativo alle continue violenze che vengono perpetrate sulle persone ricoverate nelle cosiddette comunità di assistenza.

Dal mio punto di vista l’aspetto drammatico è quello che malgrado gli episodi si ripetano in continuazione, nessuno fino ad ora, che io sappia, ha alzato la voce sul livello di degrado culturale e umano a cui stiamo assistendo.Fatto salvo la ministra Lorenzin che invoca pene più dure e certe per gli operatori responsabili (!)

Siamo riusciti a far chiudere i manicomi, combattiamo per eliminare gli OPG, cerchiamo di umanizzare i luoghi di cura, ma sembra che cerchiamo di svuotare il mare con il classico cucchiaino.

Le comunità, le case di riposo sono un enorme business, lo sanno tutti, inoltre tutti sappiamo che sono luoghi a rischio di degrado, di segregazione e violenza. La cronaca ce lo ripete quasi tutti i giorni. E allora? Forse non dovremmo più girarci dall’altra parte dicendo che qui da noi non succede.

Forse dovremmo incominciare a fare qualcosa e chiederci:

  • quante e quali sono ancora oggi le istituzioni totali dove si pratica la tortura?
  • quante volte ancora dobbiamo avvertire quel senso di nausea e di impotenza quando, ascoltando le notizie dei Tg, ci rendiamo conto che Primo Levi è drammaticamente attuale? (anche a Vercelli, a Savona, a Grottamare, a Cagliari. Forse Cristo si è fermato a Domodossola?)
  • quanto tempo ancora dobbiamo aspettare prima che si possa rimettere in cammino Marco Cavallo e, in giro per l’Italia, verificare cosa succede nelle comunità cosiddette terapeutiche, nelle case di riposo, nei luoghi dove vivono ancora segregate centinaia e centinaia di persone?
  • quanto tempo dobbiamo ancora aspettare prima di vederle eliminate definitivamente?

Il senso di nausea è ancora più potente quando penso che, dopo una denuncia, chi fa le indagini mette le telecamere per poter incastrare i cosiddetti operatori perversi e prima di fermarli, per avere le prove, aspetta che le persone indifese vengano torturate ancora una volta.

Ancora una volta.

Un caro saluto

2 Comments

  1. Michela

    Ci scrive Graziano De Giorgio: Caro Mimmo,conosci bene il mio pensiero: la vera violenza sono le comunità di assistenza e tutte le altre strutture che, con il loro sorgere e affermarsi, hanno di fatto svuotato di significato la legge Basaglia, deresponsabilizzato i comuni, le aziende sanitarie e i dsm e riempito le tasche di cooperative e imprese profit che non possono avere come obiettivo la salute mentale, pena la loro scomparsa.
    E c’è chi ancora, come i soldati giapponesi nelle isolette del Pacifico, combatte ancora il manicomio senza accorgersi che è più di trent’anni che è cominciata la lenta e inesorabile trasformazione delle strutture di contenimento in quello che io chiamo ”manicomio diluito” nel territorio.
    Sai quante persone dopo avere letto queste mie poche righe commenteranno “bravo, e i pazienti difficili, quelli che non hanno nessuno che si prenda cura di loro dove li metti?”
    E allora? Facciamo delle comunità di assistenza “buone”?
    Apprezzo molto, comunque, il fatto che in ogni caso tu cerchi di tenere viva la speranza che riusciamo ancora a ribellarci.
    Un abbraccio

  2. I DIRITTI UMANI NELLA REALTA’ DEI SERVIZI PSICHIATRICI

    Caro direttore
    Scrivo da Perugia Sono una persona impegnata nel sociale e nel volontariato , vorrei segnalare qui alcuni aspetti del settore della psichiatria territoriale e riportare l’attenzione e un riguardo a tante situazioni incresciose che continuano a manifestarsi. L’ennesimo caso di abuso e incuria anche questi giorni su tutti i giornali in una comunità psichiatrica ad Assisi.
    Innanzitutto ci sono molte strutture e comunità che nonostante la tanto decantata riforma Basaglia, lo stesso Basaglia aveva forti dubbi sul processo di deistituzionalizzazione , si rivelano ancora come istituzioni chiuse fortemente e repressive, segno di un passato manicomiale ancora presente e vivo; le persone non hanno diritti alcuni una volta entrate in questa rete , e qui si verificano abusi e ingiustizie disumane e incredibili: privazione della libertà personale, di ogni libertà decisionale , di tutele , coercizione e violenza per quanto riguarda trattamenti medici e psicologici, discriminazioni, pregiudizi.
    Nella maggior parte delle strutture abitative comunitarie e nei servizi territoriali ambulatoriali mancano o sono carenti di veri programmi e iniziative riabilitativi, ricreativi, attività diurne , progetti volti alla autonomia e inserimento sociale e lavorativo del soggetto nella società con la conseguenza arcinota e sotto gli occhi di tutta la comunità di una cronicizzazione del disagio e abbandono a se stessi di questi individui che rimangono soli e inascoltati. Aspetti questi molto gravi e ricorrenti.
    Ancora oggi non esistono vere tutele e legislazioni a favore dei diritti delle persone soggette ai servizi psichiatrici . Non sono mai esistiti.
    Il cosiddetto LIBRO VERDE o la Conferenza di Helsinkj del 2005 per non parlare dello scandaloso Manuale diagnostico dei disturbi mentali,sono i manifesti del razzismo pregiudiziale e gli strumenti repressivi e inefficaci di cui fa uso e abuso la vecchia psichiatria classica per cercare di contenere e spiegare la cosiddetta “malattia mentale” o presunte patologie psichiche mediante categorizzazioni e statistiche basate su nessuna reale evidenza scientifica concreta .
    Con tutto ciò che ne consegue : abuso di psicofarmaci ( in Umbria questi ultimi anni si è registrato un aumento notevole delle prescrizioni farmacologiche)abuso di diagnosi spesso sbagliate , invalidazioni, interdizioni, esclusione socio-lavorativa.
    I servizi territoriali si rivelano incapaci di fornire una risposta adeguata alla crescente richiesta di aiuto e sostegno: risorse forse carenti o mal utilizzate e investite, linee guida e standard clinici obsoleti e inadeguati per la situazione attuale. Ad oggi risultano come unici mezzi o prevalenti : TSO e ricoveri, somministrazione massiccia di psicofarmaci .
    Oltre L’50% delle risorse del fondo sanitario regionale viene impiegato nei ricoveri presso le residenze e comunità protette che nella maggior parte dei casi si rivelano luoghi di stazionamento prolungato e disfunzionale.
    Non esiste legge al mondo che possa arrogarsi il diritto di spogliare le persone della propria identità e personalità civile e giuridica.
    Togliere a una persona il diritto alla libertà ( fisica, psichica, di opinione , movimento decisionalità…) è un crimine. Limitare o deprivare una persona della propria autonomia e capacità di scelta è un crimine.
    Perché il punto è proprio questo : parliamo solo e sempre di PERSONA, non di cosa o diagnosi o caso clinico. PERSONA.
    Nel PROGETTO DI LEGGE PER LA TUTELA SALUTE MENTALE approvato dalla Camera dei dep. Il 15 dicembre 2009, si legge che “le regioni sono responsabili dell’organizzazione e strategie di intervento dei DSM , stabiliscono i finanziamenti, accreditamenti, istituiscono tribunali per i diritti dei malati…..” si parla anche di commissioni di controllo , indici di qualità dei servizi, obiettivi da raggiungere…. Punti che si rivelano mai toccati o inesistenti. A cosa servono i vasti consensi e le belle parole se le sbarre continuano a esistere nelle nostre teste e nelle nostre coscienze?
    Occorre svecchiare la situazione statica perugina , occorre rivedere e mettere in discussione una volta per tutte la questione e le problematiche degli spazi psichiatrici del territorio e strutturare interventi più incisivi e delineati in rispetto soprattutto alla dignità e libertà dell’individuo.
    “a che cosa servono i vasti consensi suscitati dalla denuncia della violenza manicomiale e la promulgazione della nuova legge sull’assistenza psichiatrica se le mura dei manicomi mantengono ancora modernizzate il loro tragico dominio di sfruttamento?2” Ernesto Venturini “ Il giardino dei gelsi” 1979

    Eleonora favaroni

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