Noi parliamo molto di salute mentale, di diritti dei malati, di autodeterminazione, emancipazione, rapporti operatori-utenti, in altre parole si parla di psichiatria.

Noi siamo pronti a metterci in discussione, ad ammettere che alla fine dei conti “da vicino nessuno è normale”.

Ma forse stiamo guardando con la lente d’ingrandimento un piccolissimo aspetto del tutto.

Nel 2005, un tifoso del Liverpool si tolse la vita nell’intervallo della partita dopo che la sua squadra del cuore era sotto di tre gol. Ironia della sorte volle che il Liverpool alla fine vinse quella partita e divenne campione d’Europa.

L’assurdo si è ripetuto in questi giorni: due tifosi del Brasile residenti ad Haiti si sono tolti la vita gettandosi sotto un auto in corsa dopo l’eliminazione della nazionale verdeoro. Un tifoso è morto d’infarto in seguito allo stesso evento, un altro è stato accoltellato ed ha perso la vita in seguito a dei tafferugli.

Una partita di calcio: quattro morti.

E queste persone non erano seguite dai servizi psichiatrici…

Questo è solo un piccolo esempio, un assaggio di come, e in che modo, la società moderna non sia in grado di stimolare le persone alla salute mentale che, guarda caso, è strettamente correlata con la salute e l’incolumità fisica.

Questo è solo un piccolo assaggio della crisi di identità e di valori verso cui ci stiamo dirigendo.

Quando ci vediamo costretti ad identificarci in un gruppo, in una squadra di calcio, in un partito politico, in una nazione o in un’ideologia, significa che stiamo perdendo il contatto con noi stessi, con la nostra natura, con la nostra essenza. Significa che non siamo consapevoli e l’inconsapevolezza ci porta a vivere una vita poco serena, infelice, irrealizzata.

L’inconsapevolezza ci spinge lontano, a largo da noi stessi, laddove dimora la follia.

di fede_shoe

2 Comments

  1. stefanodome

    sono d’accordo su queste considerazioni.bisogna fare prevenzione nelle scuole e dai medici di base

  2. Leda Cossu

    “… stimolare le persone alla salute mentale che, guarda caso, è strettamente correlata con la salute e l’incolumità fisica”

    si, questa a me pare la chiave da tenerci strettamente in mano, ciascuno la propria: “essere umano chiavi in mano”. Nessuna delega a chicchessia, solo affidi temporanei… ma senza nessuna consegna delle chiavi, mediati da persone che ci amano… ma senza nessuna consegna delle chiavi.
    Il corpo è l’unica casa che abbiamo, abita quì la nostra identità, chi ci chiama “per nome” è come se suonasse il campanello per incontrarsi con noi. Senza amore per il corpo, la sua salute, il suo muoversi liberamente nello spazio… zero identità, zero chiavi in mano, zero libertà… il nome sul campanello non è più il nostro.

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