Al seminario di Redattore Sociale confronto tra lo psichiatra Dell’Acqua e Gisella Trincas (Unione nazionale associazioni salute mentale). “Una nuova legge non serve, ma occorrono gli strumenti concreti per applicarla. Ma i media non aiutano”

CAPODARCO DI FERMO – La salute mentale, un tema “disorientante”, un mondo complesso dove è facile per i giornalisti cadere nelle trappole del pregiudizio e del luogo comune, cedere alle lusinghe della spettacolarizzazione. Ma ritrovare la bussola è possibile. Ne è certa Ilaria Sotis, giornalista del Giornale Radio Rai che, sabato 28 novembre, ha moderato il workshop “Psichiatria: cliniche / comunità” nell’ambito della XVI edizione del seminario di Redattore sociale. Per la conduttrice del programma “La radio ne parla” che da anni si occupa di temi sociali, il problema dell’informazione e del rapporto della società con il disagio psichico è la paura. L’unico modo per rispondere è il coraggio. In questo passaggio, la parola chiave, la forza a cui i giornalisti devono appellarsi per entrare in questo mondo “lontano” è “conoscenza”. Nei temi del disagio psichico, dove sono in gioco la salute e i diritti delle persone, i giornalisti devono assumersi le loro responsabilità individuali senza accusare cattivi maestri o l’organizzazione di un lavoro improntato alla rapidità. La complessità del fenomeno non può essere un alibi ma solo uno stimolo ulteriore ad una maggiore correttezza e sapere.

I due relatori, Giuseppe Dell’Acqua, responsabile del Dipartimento di salute mentale di Trieste, e Gisella Trincas, presidente dell’Unasam (Unione nazionale associazioni salute mentale) hanno affrontato soprattutto l’attuale dibattito sulla validità della 180 e sulla necessità di un cambiamento legislativo. “Il problema non sta nella creazione di nuove leggi – ha detto la Trincas – . Abbiamo tutti gli strumenti legislativi di cui abbiamo bisogno. Ciò di cui si sente la necessità è un’attenzione diversa da parte delle istituzioni e della comunità. Attenzione in primo luogo di carattere finanziario e umano. Attenzione sulla formazione adeguata degli operatori per fare in modo che le persone con disagio mentale siano realmente tutelate”. Non manca quindi la legge ma gli strumenti concreti per applicarla. E “i media non aiutano a percorrere questa strada” con attacchi alla 180, mistificazioni, attenzioni morbose, spettacolarizzazioni, diffusione di notizie a volte “interessate”. A questo proposito la Trincas ha citato l’esperienza della Sardegna, dove la stagione di riforme in psichiatria iniziata sotto il governo di Soru è stata soggetta ad attacchi “continui e faziosi” da parte della stampa.

Sulla complessità del tema salute mentale è tornato Giuseppe Dell’Acqua che in apertura del suo intervento ha anche ricordato il suo primo, emozionante e rivelativo, incontro con l’equipe di Franco Basaglia, con cui ha condiviso parte dell’esperienza che portò alla “rivoluzione” del 1978. Per Dell’Acqua parlare di salute mentale significa tirare in ballo una molteplicità di problematiche: non solo malattia e cura ma anche etica, diritti, leggi, rischio, sicurezza, famiglie … Proprio per questo lo psichiatra ha proposto alla Comunità di Capodarco e a Redattore Sociale l’organizzazione di un seminario specifico sulla salute mentale, “Il Dissenso informato”, dedicato all’approfondimento su un tema di cui troppo spesso “si parla senza un’adeguata conoscenza”. A conferma Dell’Acqua è tornato alla 180, legge che, a dispetto di quanto si crede, “è stata tra le più applicate in Italia nel secondo dopoguerra e che ha permesso a moltissime persone, di fatto senza alcun diritto, di diventare cittadini, di entrare negli ambiti dell’art 32 della Costituzione”.

Nonostante i dettami della legge però, ovunque in Italia si riscontrano politiche e atteggiamenti anticostituzionali. Per questo, ha detto Dell’Acqua, “una nuova legge non cambierebbe nulla perché bisogna poi veder cosa succede nei territori”. “C’è un evidente discordanza tra gli orizzonti etici legislativi e le politiche e i sistemi che si adottano quotidianamente – ha aggiunto lo psichiatra – . Solo per fare un esempio attualmente la contenzione viene usata in 8 reparti psichiatrici su 10 e in alcune cliniche è ancora applicato l’elettroshock”.

In chiusura, ha portato la sua esperienza anche Eugenio Scartabelli, responsabile per la Comunità di Capodarco della Comunità per persone con problematiche psichiche di “San Girolamo”. Scarabelli ha posto l’attenzione sulla tutela dei giovani con disagio psichico riscontrando come dai 12 ai 18 anni esista un “buco” totale dei servizi. Altro problema è quello delle “dimissioni” dei soggetti e del loro completo reinserimento nella società in quanto i servizi che dovrebbero riprendere in carico la persona brancolano nel buio.

tratto da: http://www.superabile.it 01/12/2009

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