construction-area-under-construction-contract-sitedi Peppe Dell’Acqua.

In apertura dei lavori del seminario del 7 aprile (vedi), l’onorevole Rosato, presidente del gruppo parlamentare PD, ha annunciato l’apertura di un cantiere, in perfetta coerenza con la linea del Presidente del Consiglio.

La discussione che ne è seguita ha posto le basi per confronto, anche se difficile, che dovrà portare ai cambiamenti che, da tempo, desideriamo. Non possiamo che essere attenti e partecipi all’opportunità che il Governo si accinge a disporre. La relazione introduttiva dell’onorevole Ezio Casati va intesa, a nostro parere, come apertura di un tavolo di discussione, di ricerca e di progettazione tanto necessario quanto – ora – finalmente possibile.

Casati si è impegnato ad “allargare le frontiere del disagio mentale”, ritenendo necessario sancire sensate alleanze tra le istituzioni e i cittadini coinvolti. La critica espressa al sistema salute mentale non può che essere ampiamente condivisa da quanti vivono in questo campo il loro impegno e la loro esperienza.

Contrastare l’esclusione, la discriminazione, la stigmatizzazione che sempre consegue all’esperienza del disturbo mentale è l’obiettivo principale.

Quelli che vivono l’esperienza e le loro famiglie non possono più attendere che diventi realtà il diritto conquistato a una vita dove lavorare, abitare, vivere la socialità sia attenzione quotidiana.

La proposta di Legge 2233 è perfino ridondante nel chiarire che vuole affrontare proprio questo tema: la restituzione di cittadinanza, di dignità, di soggettività.

Già nel febbraio del 2013 la Commissione parlamentare d’inchiesta sul SSN approvò la relazione conclusiva, frutto di un ampio percorso fatto di sopralluoghi, di verifiche, di audizioni, di testimonianze raccolte nei servizi di salute mentale in molte Regioni italiane.

A quel documento, l’unico prodotto con tanta chiarezza e decisione da una Commissione parlamentare si dovrà fare riferimento.

La Commissione dichiarò che le inefficienze, i ritardi, gli abbandoni e le miserie organizzative non hanno nulla a che vedere con la legge 180. Anche la nuova proposta presentata da Casati condivide questa preliminare ed essenziale dichiarazione.

Un respiro di sollievo dopo decenni di banalità mediatiche.

L’offerta di possibilità che la legge del 1978 e i Progetti Obiettivi pone nelle mani delle Regioni, delle Università e delle Aziende sanitarie sono più che sufficienti per avviare e sostenere processi virtuosi.

E tuttavia – come vuole sottolineare, a nostro parere, l’apertura del cantiere – è necessario sostenere e “obbligare” i processi virtuosi, oggi possibili, attraverso una nuova legge (qualcuno dice un forte Progetto Obiettivo) che impegni il Governo a una ricomposizione delle strategie nel campo, a un più adeguato investimento di risorse, a una sensata progettazione, a una verifica costante.

La critica ai Servizi psichiatrici di diagnosi e cura, alle Strutture residenziali e alla fragilità estrema dei Centri di salute mentale nella relazione della Commissione fu attenta e ben articolata. A tratti impietosa.

Le proposte d’intervento, che la nuova legge dovrà fare proprie, andavano tutte nella direzione di sistemi coerenti di salute mentale territoriale: rafforzare e vigilare sugli indirizzi generali che le Regioni si danno (autonomia non può significare 20 sistemi sanitari differenti!); valorizzare le “buone pratiche” e i sistemi di servizi di eccellenza presenti, dai CSM 24h/7 giorni, alle forme innovative di gestione dei progetti terapeutici riabilitativi individuali; dalla partecipazione dei familiari e delle persone con esperienza nelle forme dell’associazione, dell’auto-aiuto, dell’esperienza acquisita, agli SPCD a porte aperte e senza contenzione, alla partecipazione della cooperazione sociale nei progetti riabilitativi; dal coinvolgimento delle associazioni di familiari e di persone con il disturbo mentale ai tavoli di coordinamento dei DSM, alla gestione diretta ed economicamente sostenuta di attività abitative, formative, ricreative e di socializzazione. Alla critica, senza più indugio, della perversione delle strutture residenziali, sempre più inutili, dannose e costose. Ormai ovunque assorbono più dei due terzi delle risorse economiche destinate alla salute mentale.

Il documento della Commissione non è stato considerato con la necessaria attenzione. Le indicazioni, i suggerimenti finalmente così chiari, maturati sul campo e non sui luoghi comuni, sulle ignoranze e le banalità che ci hanno perseguitato per anni, possono diventare, tra le altre proposte che verranno, agenda di un Governo che, vogliamo credere, vorrà continuare a sostenere il cantiere appena aperto.

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