Milano, 13 nov. – (Adnkronos/Adnkronos Salute) – Piccole case ‘protette’ dove le persone con disturbi mentali possono ricominciare a vivere. Una ‘palestra’ che li addestra ad affrontare tutti i problemi quotidiani che la vita reale comporta. E’ il progetto Clessidra, promosso dall’associazione Aiutiamoli in collaborazione con l’ospedale Fatebenefratelli di Milano. L’iniziativa e’ stata presentata oggi nel capoluogo lombardo, durante un convegno organizzato per i vent’anni di Aiutiamoli, che si e’ aperto con un omaggio alla poetessa Alda Merini.

Si tratta di un progetto di ‘residenzialita’ leggera’, spiegano gli esperti: strutture assistite dove le persone sperimentano una vita autonoma, seguiti dagli operatori sociali. Alcuni di questi appartamenti gestiti da Aiutiamoli sono nel cuore di Milano, in zone centrali come Casa Curtatone, 5 posti letto in via Curtatone, angolo via Orti.

(Adnkronos) – “Sono luoghi di cura in mezzo a noi – dice Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di neuroscienze del Fatebenefratelli – Rappresentano la psichiatria che include, non che allontana o che fa paura”, perche’ “e’ importante costruire modelli di rete dove l’ospedale e’ al centro e intorno collaborano le associazioni, le famiglie, gli operatori, per interpretare i reali bisogni di cura e non abbandonare le persone”.

Solo in Lombardia, ogni anno mille nuovi pazienti si rivolgono ai dipartimenti di salute mentale e ai centri psicosociali. Il malato dei giorni nostri “e’ sempre piu’ spesso donna, ha piu’ di 45 anni, vive in famiglia e ha incontrato la malattia anni prima, magari anche in adolescenza – sottolinea Arcadio Erlicher, direttore del Dipartimento di salute mentale dell’ospedale Niguarda – La rete dei servizi pubblici di salute mentale deve dare prova di flessibilita’, adattarsi ai nuovi bisogni, perche’ al centro c’e’ la persona reale”. E il primo problema e’ il silenzio che circonda il disagio: sono ancora troppo “poche le persone che, sotto i 35 anni, si rivolgono a strutture per essere curate, anche se la loro malattia e’ sorta molto tempo prima, in eta’ giovanile”

(Adnkronos/Adnkronos Salute) – La tendenza delineata dagli specialisti a convegno e’ l’incremento dei cosiddetti disturbi psichiatrici comuni: problemi affettivi e di adattamento, che colpiscono persone con particolare fragilita’. Sono in calo, invece, le schizofrenie e i disturbi di personalita’.

“Ancora molte persone, spesso giovani e sotto i 30 anni, restano chiuse in famiglia, non tengono conto della gravita’ del loro disturbo e rifiutano le cure – testimonia Stefania Susani, presidente dell’associazione Aiutiamoli – Occorre investire sulla prevenzione, affidare alle associazioni l’ambito sociale della cura, collaborare con i dipartimenti di neuropsichiatria infantile e con servizi specifici per adolescenti, perche’ la malattia, se e’ diagnosticata in tempo, non diventa invalidante”.

Ma se la prevenzione e’ cruciale e va potenziata, nei casi gravi restano necessari interventi ad hoc. “Oggi i servizi ospedalieri psichiatrici per la diagnosi e cura accolgono tutti i malati senza distinguere le esigenze delle singole patologie – osserva Silvio Scarone, direttore del Dipartimento di salute mentale dell’ospedale San Paolo – Mancano posti letto per i pazienti gravi, occorre gestire con competenza le crisi in fase acuta e le emergenze psichiatriche”. Fra i ‘nodi’ da sciogliere, il “capitolo dolente” dei finanziamenti. “Occorre una piu’ adeguata ripartizione dei fondi regionali – ammonisce Susani – Abbiamo bisogno di capitoli di spesa specifici, altrimenti non possiamo sviluppare nuovi progetti a favore di chi cerca la salute mentale”.

tratto da: http://www.libero-news.it 13/11/2009

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