(con, di seguito, un commento di Giorgio Bignami)

(Agi, 9 giugno 2014) Evitare a coloro che non sono portatori di disturbi psichici ma appartengono alla criminalità organizzata di approfittare dei percorsi sanitari alternativi previsti nel percorso di superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Opg). Un rischio concreto, che potrebbe insinuarsi tra le pieghe delle applicazioni della nuova normativa per il superamento degli Opg.

Un allarme della Società Italiana di Psichiatria lanciato preventivamente, dal momento che già il 10 giugno, con l’incontro a Roma del Gruppo Interregionale della Salute Mentale (Gism) con il Gruppo Interregionale della Sanità Penitenziaria (Gispe), inizieranno una serie di scadenze molto rigide che porteranno, il 31 marzo 2015, alla conclusione del processo di superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Opg) e alla loro chiusura definitiva.

“La Società Italiana di Psichiatria – spiega il presidente Sip, Emilio Sacchetti, che dirige anche il Dipartimento di Salute Mentale degli Spedali Civili di Brescia – segue da molto tempo e con attenzione questo delicato percorso e intende partecipare a pieno titolo al coordinamento nazionale previsto nel Dl n 52/2014, per il contribuito tecnico-scientifico e operativo dei propri soci psichiatri, impegnati a tutti i livelli nel percorso di dimissione e di accoglienza delle persone malate di mente e autori di reato.

Recentemente è stata anche redatta una “carta per il superamento delle logiche manicomiali” per un percorso di valutazione clinica e medico legale delle necessità assistenziali delle persone da dimettere, in modo da poter individuare le situazioni territoriali esterne più idonee alla loro assistenza. Si ritiene, infatti, fondamentale evitare che, non coloro che sono realmente portatori di disturbi psichici, ma personaggi appartenenti alla criminalità organizzata, attraverso la simulazione e consulenti compiacenti, approfittino dei percorsi sanitari alternativi previsti dalla riforma: a questo proposito è indispensabile una collaborazione tra la Magistratura e gli operatori sanitari. Gli psichiatri – conclude il prof. Sacchetti – hanno un ruolo primario soprattutto quando incaricati del ruolo di perito o consulente tecnico nel procedimento penale”

Giorgio Bignami:

Il problema qui nuovamente sollevato certamente esiste ed è grave, ma le prese di posizione Sip sono almeno ambigue riguardo ai modi e meccanismi necessari per un intervento efficace. Chi ha il ruolo principale nel far passare il criminale dal carcere all’OPG (domani alla Resm), poi alla clinica di lusso “sotto sorveglianza” (con molte virgolette), infine per rapida e miracolosa guarigione alla libertà? Il consulente compiacente (così lo chiamano loro; e profumatamente pagato, aggiungerei). Ma prima ancora dei magistrati, chi dovrebbe darsi da fare per scovare il consulente compiacente e metterlo in condizioni di non nuocere? Ovviamente gli psichiatri stessi, attraverso i meccanismi che per legge competono all’Ordine cui appartengono. Questo ovviamente non vogliono e/o non possono farlo, e neanche proporlo per accenni, quindi omertosamente depistano. Anzi, i depistaggi si moltiplicano: cioè mettendo ripetutamente sotto i riflettori problemi come quello qui sollevato o come quello della sicurezza dell’operatore, de facto mettono in ombra i problemi che più pesano e che richiedono il maggiore impegno ai fini della corretta applicazione della legge. E come si è visto quando poco a poco passarono da una posizione anti-180 a una posizione pro-180, con poche eccezioni …. timeo Danaos ….

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