E’ ormai quasi una settimana che 20 operatori del Terzo Settore Campano, Dirigenti di cooperative sociali, (tra cui Sergio D’Angelo, Luca Sorrentino ed altri presidenti di cooperative aderenti alla Lega) e di organizzazioni del privato sociale, stanno facendo lo sciopero della fame. Un gesto estremo e pesante, perchè estremi e pesanti sono gli attacchi al settore delle politiche sociali in Campania. Non solo ritardi nei pagamenti oramai insostenibili, ma soprattutto seri segnali che mettono in discussione nella sostanza il lavoro di tante operatrici ed operatori sociali. 40 servizi socio- sanitari della ASL Napoli 1 sono già chiusi, quelli del comune di Napoli sono senza copertura finanziaria, le comunità di accoglienza per minori (quelle che accolgono minori di Napoli) sono costretti, loro malgrado, a dimettere i loro ospiti riconsegnadoli alla responsabilità del Sindaco, tanti Piani di Zona Sociale non hanno la disponibilità di risorse per programmare, già dal 2011, i servizi sul territorio.

Il settore in Campania è in mobilitazione da più di 2 mesi: incontri, sit- in, cortei e presidi non sono serviti, nè riusciti, a portare alla luce il grave, serio e reale rischio di chiusura di tante esperienze importanti, che lasceranno decine di migliaia di persone senza servizi e soprattutto migliaia di lavoratrici e lavoratori, senza lavoro. Neanche l’occupazione, tuttora in corso dell’ex ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi, sta sortendo gli effetti sperati: la ASL dimostra inddifferenza ed anzi continua sulla strada del superamento dell’esperienza innovativa dei servizi territoriali, verso una nuova politica di internamento e istiuzionalizzazione del disagio. Le scelte politiche del governo nazionale e di quelli locali, nei fatti, stanno determinando un sostanziale passo indietro, da un lato con la chiusura e la messa in discussione di tanti servizi ed esperienze di lavoro sociale e d’altro ricollocando il disagio e la differenza in istituzioni totali, con o senza muri: dietro l’alibi della scarsità di risorse, viene minata nel profondo la sostenibilità dei servizi sociali universali e soprattutto la loro funzione pubblica.

Una situazione che in Campania si somma e “confonde” con le numerose emergenze che quotidianamente minano la vivibilità delle nostre città.

Anche per questo, la questione deve diventare situazione nazionale. L’attacco è diretto alla cooperazione sociale ed al suo modello organizzativo, è rivolto ai servizi ed alla loro funzione pubblica, è rivolto al lavoro sociale.

E’ fondamentale che la questione sociale diventi una battaglia di democrazia e civiltà, capace di attraversare le coscienze e le sensibilità aldilà di logiche di settore e corporazione. Ed è oltremodo importante che ciò parta dal Sud dove le condizioni politiche, economiche e sociali vanno sempre di più deteriorandosi, ma che tuttavia può rappresentare il luogo, anche simbolico, nel quale individuare gli elementi concreti ed efficaci su cui costruire le solide basi di una ripresa strutturale che parta dalle persone, dalle comunità, dalla società civile.

L’invito è quindi a riflettere sulle questioni, ad aiutarci a darne diffusione e, magari ad esprimere sostegno e solidarietà alle tante cooperatrici e cooperatori in lotta (sono importanti anche attestati di vicinanza, all’indirizzo s-dangelo@libero.it), nella speranza di riuscire, nel breve periodo, ad organizzare un momento di confronto collettivo.

Giacomo Smarrazzo

responsabile regionale Legacoopsociali Campania

Presidenza nazionale Legacoopsociali

Write A Comment