brookgossenIllustration by Brook Gossen

Di Silva Bon

Stanotte, stamattina (?), mi sono svegliata alle tre, nel cuore di un buio totale e di un silenzio assoluto. Adesso.

Prima, all’affiorare alla lucidità della vita, ho sentito forti, continue le voci che mi spaurano e mi parlano di minacce di morte; di presenze in casa, là in cucina; di presenze ostili di figure ben conosciute e perciò ancor più temute. Una voce di donna, continua, strascicata, insinuante, che riconosco e attribuisco a un essere concreto. Una voce melliflua e perfida, invidiosa e carica di odio.

So chi è. So a chi appartiene quella voce. Tra qualche ora, quando sarà il momento di fare gli auguri pasquali, non chiamerò, non telefonerò.

La mia risposta all’attacco, di cui sono vittima inerte e impotente, consiste nel togliere il saluto, nel rompere la relazione.

Sono le 04.40 la voce riprende, ma adesso io sono calma, sto scrivendo, seduta nella comoda poltrona della mia stanza-studio e mi sento pacata, responsabile, padrona della situazione.

Sento lucidamente le voci e posso, in questo momento, fronteggiarle.

Questa voce è reale. E mi domando ancora perché voglia tanto farmi del male. Ma so che la mia è una richiesta inutile, inconsistente. Le voci ostili, le voci di “gatti”, bisogna attraversarle: opponendosi con fermezza e resistenza; aggrappandosi alla propria esperienza vitale positiva; agendo tutto ciò che fa star bene; costruendo sicurezza e resilienza.

Per non attraversare il varco, un minimo passaggio veramente, che porta alla follia, alla perdita di autocontrollo, alla caduta nella rete devastante delle voci. In balia.

Trieste, 11 aprile 2020, ore 5, Vigilia di Pasqua

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