La sofferenza silenziosa di chi soffre di disturbi alimentari, raccontata dalla fotografa Lavinia Nocelli: «I DCA possono colpire chiunque»

In occasione della settimana di sensibilizzazione sui disturbi del comportamento alimentare, Le Monde pubblica il lavoro della fotografa italiana che, nel 2021, ha trascorso tre mesi in una struttura di accoglienza legata a una congregazione religiosa.
L’anoressia mentale, la bulimia e il disturbo da alimentazione incontrollata, classificati come disturbi del comportamento alimentare (DCA), colpiscono quasi un milione di persone in Francia, in particolare giovani adolescenti, e rappresentano, secondo l’Assicurazione malattia, la seconda causa di morte prematura tra i 15 e i 24 anni, subito dopo gli incidenti stradali.

Statistiche simili si riscontrano anche tra i nostri vicini transalpini, ed è proprio per comprendere meglio questa realtà che la fotografa Lavinia Nocelli ha seguito, durante l’estate del 2021, i pazienti del Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare di Fermo, nella regione Marche. Le Monde ha scelto di pubblicare questo reportage in Italia in occasione della settimana di sensibilizzazione sui DCA, organizzata dal 2 all’8 giugno dalla Fédération Française Anorexie Boulimie, un’associazione di professionisti della salute specializzati.

All’interno dell’istituzione di Fermo, un’équipe composta da dodici specialisti (psicologi, psichiatri, dietisti, medici nutrizionisti, infermiere ed educatori) aiuta i pazienti a ritrovare l’autostima e un rapporto sano con il cibo. La struttura accoglie i pazienti dal mattino fino al tardo pomeriggio, per periodi che variano da sei mesi a due anni.
A pochi metri di distanza, la congregazione delle Suore Serve dell’Amore Misericordioso di Don Ricci ha aperto le porte del proprio convento ai pazienti del centro che desiderano essere ospitati durante il loro percorso di cura. Dal 2016, le religiose accolgono così i malati più gravi, in un ambiente profondamente accogliente e benevolo, che spesso manca in molte altre strutture.

Per questo reportage, la fotografa italiana ha trascorso tre mesi all’interno della residenza Don Ricci, condividendo la quotidianità delle suore e dei pazienti. Questo racconto segue il percorso di adulti e adolescenti in trattamento, esplorando al contempo il modello inclusivo e comunitario del Centro di Fermo – «un raro esempio di istituzione pubblica che riesce a coniugare con successo cure mediche, sostegno psicologico e reinserimento sociale», osserva.

da Le Monde