In questi giorni si parla di Psichiatria a proposito del “Progetto Armonia” , progetto a rilevanza
nazionale attivo da circa 10 anni nei Centri Diurni Psichiatrici e nei Centri di Salute Mentale e
oggi presentato quale innovativo nella programmazione della Salute Mentale a L’Aquila e
Provincia.
Come Presidente l’Associazione 180amici intendo portare un contributo sulla questione ”
Psichiatria versus Salute Mentale”.
Nella nostra Regione i Servizi di Salute Mentale sono sempre più poveri di risorse umane e
sempre più forte è la caratterizzazione ambulatoriale dei Centri di Salute Mentale in
ambienti squallidi , desolanti e desolati, con il risultato di continuare a produrre cronicità e
bisogni di riabilitazione scarsamente soddisfatti con limitati interventi di formazione -lavoro ,
datati nella strumentazione di Legge e non produttivi di vere autonomie e uscite dal circuito
psichiatrico.
Il ricorso alle privatizzazioni dei Centri Diurni Psichiatrici e delle “Residenze” (nelle varie
tipologie fra “post-acuzie”, “case-famiglia”, “gruppi-alloggio” , “comunità protette )sembra
essere obiettivo delle Aziende e dei Dipartimenti , non dichiarato ma perseguito .
A L’Aquila , a proposito di alcune operazioni comunicative-mediatiche come “Progetto
Armonia, il Futuro della Riabilitazione Psichiatrica” assistiamo anche alla definizione
di”innovazione scientifica e culturale” di pratiche che dovrebbero essere semplicemente
consolidate all’interno di progetti personalizzati a modello budget di salute , purtroppo
lontano dalla psichiatria riparatoria dei danni da essa stessa prodotti.
Si tratta di ripensare come migliorare la realtà di settanta persone che svolgono il loro lavoro
senza contributi previdenziali( Legge Regionale “Borse-Lavoro” e “Progetto Armonia”), senza
assicurazione e con quasi nulle possibilità di avere un vero lavoro , una propria abitazione ed una
completa autonomia personale
In questo teatro di protagonismo utile più che a rompere stigma e pregiudizio a favorire conferme
di direzioni si rappresenta una debole realtà di modello innovativo, ricondotto comunque e nei fatti
ad una mera questione assistenziale riduttiva della vecchia psichiatria post-manicomiale.
Sarebbe opportuna una riflessione sulle strutture riabilitative pubbliche che non dimettono quasi
mai pazienti, per anni in perenne riabilitazione, i quali troppo spesso transitano dalla comunità
terapeutica pubblica al Servizio Psichiatrico Diagnosi e cura , alla Comunità Terapeutica Privata ,
all’esperienza di inserimento lavorativo e spesso ancora si ritrovano tra le mura domestiche .
Il tutto è purtroppo inserito nella cornice del precariato degli operatori e dell’incertezza dei
finanziamenti degli stessi strumenti di pre-inserimento lavorativo nati e sviluppati dal 2001 per
merito del Coordinamento Regionale Centri Diurni e della precedente Direzione Dipartimentale,
tra l’altro interrotti dal Dicembre 2008 al dicembre 2010 non per terremoto ma per colpevole
disinteresse e disattenzione politico-gestionale , comunque non di recente istituzione come si
vorrebbe far credere nelle operazioni di immagine e di autoreferenzialità.
La situazione della salute mentale aquilana si caratterizza per una grave carenza numerica di
professionalità medico- psicologico-sociali – riabilitative , per una carenza di programmazione
davanti al crescente disagio psicologico dei cittadini e davanti al processo di unificazione
aziendale che vede confluire tutti i ricoveri nel Servizio Psichiatrico Universitario di Diagnosi e
Cura( un solo servizio per 310.000 abitanti) . Ricordiamo a questo proposito nel mese di settembre
l’allarme del Sindaco dell’Aquila sui Trattamenti Sanitari Obbligatori, la rivelazione di 92 ricoveri
in TSO nei mesi Gennaio-Settembre , dei quali un terzo appartenenti al territorio della ex ASL
L’Aquila e gli interventi tranquillizzanti ma conseguenzialmente preoccupanti del dott.Vittorio
Sconci.
Onore e merito a tutti coloro che fra operatori e cittadini hanno costruito nella città la storia
dell’accoglienza nel rifiuto di qualsiasi discriminazione nei confronti di chi vive il male mentale,
pieno riconoscimento del valore culturale e scientifico della chiusura del Manicomio aquilano ma
anche invito a non cedere alla tentazione autoreferenziale da reduci e a discutere invece dei
problemi che attraversano i Servizi nei luoghi e nelle pratiche ripensando le strategie e
programmando rapidamente nella partecipazione e nella democrazia senza la consueta
dissociazione imbarazzante tra gli enunciati e le azioni.
La nuova sfida non può essere ridotta a perseguire come dichiara il dott.Sconci “l’accoglienza e la
condivisione quale passo successivo alla chiusura dei manicomi”, ma l’ esigibilità di pieni diritti di
cittadinanza con vere opportunità emancipative, come definitiva rottura della triangolazione
malattia-pericolosità-istituzione, con uso delle risorse nella prospettiva possibile della guarigione,
con effettiva ricostruzione di Servizi Pubblici in grado di affrontare e superare il male mentale
insieme ai protagonisti, persone esperte per storia vissuta e non più solo “pazienti psichiatrici”.
dott. Alessandro Sirolli Presidente Associazione 180amici-l’aquila
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