Dedicato a chi fino alle 5 non conosce sbadiglio. La «Gente della notte», parafra­sando la canzone di Jovanotti, può consolarsi: quasi un mila­nese su tre sopra i 18 anni ha il suo stesso problema. Milano, infatti, è malata d’insonnia. So­no 300 mila in città gli stressati condannati a rigirarsi tra le len­zuola senza riuscire a chiudere occhio. Lo ribadisce l’ultima in­dagine del dipartimento di Sa­lute mentale del Fatebenefratel­li, presentata ieri alla rassegna «Milano Focus Salute», organiz­zata dal Comune, nella sala Buz­zati della Fondazione Corriere della Sera. «Un dibattito tra premi Nobel e medici con la cit­tà», spiega Eliana Liotta, diret­tore di Ok Salute.

Perfino dormire diventa un lusso nella metropoli dal ritmo techno-hardcore, dove il livel­lo di adrenalina non cala mai e l’ansia da prestazione contagia tutti in modo democratico: il manager ai vertici della carrie­ra, consapevole che Milano non perdona chi non si dimo­stra all’altezza, le donne acroba­te divise tra lavoro e famiglia, la generazione «SPF», quella cioè senza-posto-fisso, un eser­cito in crescita costante che or­mai non ha più età, né sesso. «Vivere in una grande città ha indubbiamente un significati­vo impatto sulla salute menta­le», ammette Mariano Bassi, presidente della sezione «Ur­ban Mental Health» della Socie­tà mondiale di Psichiatria e pri­mario all’ospedale Niguarda, tra i relatori del simposio «Disa­gio psichico e salute mentale», insieme con Carlo Alfredo Alta­mura, primario del Policlinico, e con Mario Maj, presidente della Società europea di Psi­chiatria. Iatture da metropoli.

E ora gli psichiatri lanciano l’allarme: «Gli insonni rischia­no di ritrovarsi anche depres­si», scandisce Claudio Mencac­ci a capo del dipartimento Salu­te mentale del Fatebenefratelli. I numeri lo dimostrano: sono da 80 mila a 120 mila i milanesi a rischio depressione per inson­nia. In 71 mila hanno utilizzato antidepressivi, più del doppio sono assuefatti agli ansiolitici e agli ip­noinduttori. Almeno 250 mila persone soffrono di ansia e insonnia. E anco­ra: «L’incidenza di depres­sione nei 3 anni e mezzo successivi ai disturbi del sonno risulta quadrupli­cata rispetto a chi dorme senza problemi», insiste Mencacci. Chi vuole correre ai ripari può dedicarsi all’attività fisica. Assicura Mencacci: «Cammina­re 3 volte la settimana per alme­no 40-60 minuti può essere un buon antidoto».

Sarà per que­sto che l’assessorato alla Salute guidato da Giampaolo Landi di Chiavenna promuove un pro­gramma di due allenamenti al­la settimana all’Arena dal titolo «Corri che ti passa» (www.cor­richetipassa.com). Del resto, scriveva l’imperatore Adriano all’amico Marc’Aurelio nel li­bro di Marguerite Yourcenar: «Che cos’è l’insonnia se non la maniaca ostinazione della no­stra mente a fabbricare pensie­ri, ragionamenti, sillogismi e definizioni tutte sue, il rifiuto di abdicare di fronte alla divina incoscienza degli occhi chiusi o della saggia follia dei sonni? L’uomo che non dorme si rifiu­ta più o meno consapevolmen­te di affidarsi all’onda delle co­se». E a Milano, pare, è impossi­bile permetterselo.

Simona Ravizza

tratto da: http://milano.corriere.it 26/11/2009

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