Lettera aperta al Governo e alle Regioni

Che la situazione dei servizi di salute mentale, in gran parte del territorio italiano, sia gravissima è sotto gli occhi di tutti. E la gravità è determinata dalla impossibilità, per i servizi di salute mentale territoriali e i servizi psichiatrici di diagnosi e cura, di rispondere tempestivamente alla complessità dei bisogni che le persone che vivono la condizione della sofferenza mentale esprimono. Nel territorio in cui vivono e nei luoghi della privazione della libertà (Carceri, Rems, CPR). Basta andare a rivedere i materiali della seconda Conferenza Nazionale autogestiva per la Salute Mentale (www.conferenzasalutementale.it) per avere contezza della gravissima situazione. La gravità non è determinata solo dalla gravissima carenza di personale nei centri di salute mentale, nei servizi per le dipendenze, nei servizi della neuropsichiatria infantile, nelle sezioni sanitarie dei carceri, che non permette una presa in cura tempestiva e continuativa, multidisciplinare, personalizzata e orientata a percorsi di ripresa e di emancipazione sociale, che consenta a tutte le persone di riprendere in mano la loro vita andata in frantumi. La gravità è determinata da una visione organicista. prevalentemente custodialistica e di controllo, che ha trasformato, gran parte dei servizi di cura, in dispensatori di farmaci. Ambulatori psichiatrici in cui la figura prevalente (pur carente) è quella del medico psichiatra richiamato, da un rinnovato mandato sociale, a svolgere il ruolo di custode della “sicurezza sociale”. Per non parlare del ricorso massiccio all’istituzionalizzazione nelle Comunità, RSA, Istituti di varia natura, Cliniche Private, che assorbono gran parte delle poche risorse finanziarie destinate alla salute mentale. L’altra nota dolente è la difficoltà dei servizi territoriali di salute mentale, dipendenze e neuropsichiatria infantile, di lavorare insieme in un sistema integrato dei servizi che consenta il miglior utilizzo delle risorse professionali per il raggiungimento di migliori condizioni di salute e di vita delle persone che ai servizi afferiscono. Così come è molto difficoltoso garantire (a causa di una serie di difficoltà operative concrete) quel lavoro integrato, tra i servizi territoriali di salute mentale adulti e minori, i SERD e i servizi sociali comunali, finalizzato a sostenere quei diritti di cittadinanza (ben indicati dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e fragilità sociali), che vengono appunto negati: la casa, il lavoro, la formazione, la partecipazione e la piena integrazione alla vita sociale comunitaria.

L’altro grande assente è il sostegno alle famiglie più in difficoltà, lasciate sole a gestire situazioni di gravità che servizi di salute mentale e dipendenze di prossimità potrebbero prevenire. In questo scenario sconfortante non emergono solo le difficoltà incontrate da migliaia di famiglie, l’abbandono di tante situazioni che determinano cronicizzazione e quindi il mancato miglioramento delle condizioni di vita delle persone. Emerge anche la grande difficoltà degli operatori e delle operatrici dei servizi, chiamati ad operare in condizioni inaccettabili, svilenti, sconfortanti, per i notevoli carichi di lavoro e per l’assenza di strumenti (finanziari e organizzativi) che consentano di far fronte tempestivamente ai bisogni espressi dall’utenza. Per costruire percorsi di ripresa individuali in salute mentale, servono risorse umane, finanziarie, organizzative e culturali. Oggi, questo, in gran parte dei servizi di salute mentale e dipendenze è assente! Quindi, vi preghiamo, evitate l’ipocrisia delle belle parole che vengono espresse il 10 ottobre in occasione della Giornata Mondiale per la Salute Mentale poichè, per la loro genericità, non hanno corrispondenza nè congruenza con azioni concrete nè con obiettivi chiari che orientino il passaggio dalla teoria alla pratica, per determinare un cambiamento verso il diritto alla salute mentale di ogni persona ed ovunque come il motto che l’OMS, per il 10 ottobre 2025, sollecita e indica “più accessi meno pregiudizio – più inclusione per tutti e ovunque”, ricordando inoltre che questo vale ancor più nelle emergenze umanitarie: disastri naturali, conflitti ed emergenze di salute pubblica. Nelle vostre “celebrazioni” dite le cose come stanno, ascoltate e raccogliete le nostre denunce e intervenite, con gli strumenti della programmazione regionale partecipata, affinchè i servizi di salute mentale per adulti e minori e i servizi per le dipendenze siano realmente luoghi della prevenzione e della presa in cura orientata alla guarigione possibile. Aperti tutti i giorni 24 ore su 24, ricchi di professionalità culturalmente orientate al pieno riconoscimento dei diritti di cittadinanza. E ricchi di opportunità da offrire alle persone verso cui hanno la responsabilità della presa in cura. Fate in modo, con gli interventi doverosi di politica sanitaria, coinvolgendo tutte le parti sociali interessate, che vengano abbandonate le pratiche coercitive lesive della libertà e della dignità della persona. Il 10 Ottobre non è una celebrazione ma una giornata di riflessione e di dibattito, in cui si deve dire la verità per andare verso la direzione della piena tutela della salute mentale della comunità nella comunità. Il nostro pensiero va alle famiglie e alle persone adulte e minori con sofferenza mentale che continuano instancabilmente a lottare per il diritto alla salute mentale per tutte e tutti. E a tutte quelle persone che hanno ripreso in mano la loro vita. Il nostro ringraziamento va a tutte quelle operatrici e quegli operatori della salute mentale che, nonostante le difficoltà operative, continuano a svolgere il loro lavoro con passione, umanità e dedizione per restituire diritti e opportunità nei percorsi di presa in cura.

Bologna 9.10.25

Per Unasam, la presidente, Gisella Trincas

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