Lo ha annunciato l’assessore alla Salute, Sandra Maria Telesca, intervenendo ieri inCommissione sanità del Consiglio.L’obiettivo è sviluppare tra gli operatori la capacità di valutare il paziente, rivalutarlo nel tempo e far emergere le situazioni di rischio prima di usare la pratica della contenzione.
Sensibilizzazione delle persone e formazione degli operatori. Queste le direzioni in cui andrà il documento che la direzione Salute della Regione Friuli Venezia Giulia sta preparando per superare la pratica della contenzione fisica nelle strutture socio-sanitarie. Lo ha annunciato ieri l’assessore alla Salute Maria Sandra Telesca alla III Commissione consiliare, che ha chiesto un’audizione in merito. “Lo studio – ha detto Telesca, secondo quanto riferito da una nota del consiglio – si rifà ad alcune disposizioni nazionali, ma ha quale pilastro base il parere “La contenzione: problemi bioetici” di aprile 2015 del Comitato nazionale per la bioetica della presidenza del Consiglio dei ministri. Perché il problema effettivamente esiste, viene segnalato anche dagli organi di vigilanza preposti a fare le ispezioni, ma nella nostra regione possiamo dire che è una pratica che non si usa più negli ospedali psichiatrici, la percentuale dei casi di utilizzo è generalmente intorno al 45% ma abbiamo anche il caso di un’Azienda sanitaria che ne fa un uso tendente a zero. Però si tratta di un comportamento isolato, nato da iniziative dei singoli, invece dobbiamo agire da una parte sulla conoscenza effettiva del fenomeno, sui suoi aspetti culturali, dall’altra concordare e divulgare linee guida per la formazione degli operatori, perché ci sono aspetti tecnico-giuridici e legali, ma anche comportamentali”. “È nostra intenzione – ha spiegato Telesca – andare anche oltre il parere della Commissione bioetica, ciò per tutelare le persone assistite e al contempo gli operatori che possono essere esposti a contenziosi legali. Ecco che stiamo preparando una raccomandazione per il superamento della contenzione fisica: gli operatori devono essere informati della capacità di valutare bene la persona assistita, rivalutarla nel tempo e far emergere le situazioni di rischio, anche ambientali, prima di usare la pratica della contenzione”.
Se l’utilizzo della contenzione nei presidi ospedalieri della regione è una eccezione – è stato rimarcato -, diverso è nei centri dei servizi-socio assistenziali come le Rsa per anziani e per disabili. Ed è qui che si stanno facendo gli approfondimenti. “Ci vogliono cambiamenti di cultura, ma anche di organizzazione e di investimenti”.
“Si ha la percezione – ha commentato alla fine il presidente della III Commissione, Franco Rotelli (Pd) – che negli ultimi anni ci sia stata una certa inerzia rispetto alla sensibilizzazione sul problema dell’uso della contenzione fisica, e che a volte pare sia un reato se non prescritta da un magistrato. Non è con decreti o leggi che si rimuovono le cattive pratiche, ma con l’informazione e la cultura. Dobbiamo intervenire come sensibilità politica prima che la cosa ci venga imposta dai casi registrati dai carabinieri. Dobbiamo verificare cosa serve che resti, di queste pratiche, e come modificare ciò che non può restare perché simbolo di arretratezza”. Andrea Ussai (M5S) ha sostenuto come“a volte tutto nasce da una carenza di personale per seguire a dovere i pazienti”.