L’ incontro delle «Fondazione Itaca», a Milano, raccontato sul Corriere della Sera da Daniela Natali riflette su pregiudizi e modi di entrare in rapporto con i pazienti e con le loro famiglie (vedi l’articolo).
I temi che si affrontano trovano una precisa risonanza e convergenza nel disegno di legge ora in cammino al senato (vedi il testo).
Così all’articolo 4 (Piano nazionale per la salute mentale) il Ddl affronta con decisione la questione dello stigma, della prevenzione, della promozione della salute mentale
1 [..] Il Piano prevede interventi, azioni e strategie finalizzati alla promozione della salute mentale, alla prevenzione del disagio e dei disturbi, alla riduzione dello stigma, al contrasto della discriminazione e delle violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
2. Il Piano individua specifici obiettivi ed azioni volti in particolare a:
a) salvaguardare e promuovere il benessere psichico di tutti i cittadini, tenendo conto dei fattori di rischio e di quelli protettivi in ogni fase della vita, anche intervenendo in maniera integrata sui determinanti sociali della salute, in particolare la condizione socio-economica, il livello di istruzione, l’abitare, l’esposizione a eventi di vita sfavorevoli quali le violenze e le migrazioni;
b) definire le strategie di promozione della salute mentale e di prevenzione del disagio e del disturbo mentale, con particolare riferimento alle persone e ai gruppi di popolazione con maggiori difficoltà ad accedere ai servizi;
c) sviluppare le capacità dell’assistenza sanitaria primaria a tutelare la salute mentale, riconoscere precocemente i disturbi, intervenire con programmi di assistenza psicologica a bassa soglia e favorire il reinserimento sociale e lavorativo;
d) promuovere misure di supporto per la salute mentale a favore delle donne e dei nuclei familiari in particolare a sostegno della genitorialità, in fase prenatale e postnatale e a contrasto della violenza domestica;
e) promuovere la salute mentale nei minori e nei giovani adulti, nelle scuole e nei contesti familiari, anche allo scopo di rilevare precocemente i problemi nei bambini, intervenire contro il bullismo e ogni altra forma di disagio e violenza, contrastare gli abusi;
f) favorire la realizzazione di campagne di informazione contro lo stigma, la tutela della dignità delle persone e la difesa dei diritti umani;
g) individuare modalità per il monitoraggio delle condizioni di salute e dei fattori di rischio, anche con riguardo all’impiego di psicofarmaci e alle situazioni a maggior rischio di discriminazione;
h) promuovere strumenti e modalità per la presa in carico delle persone con disturbi mentali, in particolare quando severi, garantendo la risposta alle condizioni complesse, con scarsa adesione alle cure e a più alto rischio di deriva sociale e di esclusione;
i) definire strategie per la prevenzione del suicidio, in particolare nei gruppi più a rischio, compresi i comportamenti suicidari correlati alle dipendenze, e per il monitoraggio degli stessi;
l) formulare indirizzi per rafforzare la capacità degli operatori a erogare trattamenti rispettosi, sicuri ed efficaci;
m) formulare indirizzi per la qualificazione dei luoghi e degli ambienti in cui sono accolte le persone in cura e in cui operano i professionisti, superando il degrado di molti spazi dedicati alla salute mentale.
3. Il Piano di cui al comma 2 definisce una strategia nazionale di promozione e prevenzione specifica per la salute mentale, coordinata dal Ministero della Salute e realizzata attraverso i piani regionali di prevenzione, integrata con quelle di prevenzione generale e di promozione della salute, volta a perseguire gli obiettivi di cui al comma 2 combinando interventi universali e attività selettive in grado di rispondere ai bisogni della singola persona, delle aree di vulnerabilità e delle comunità.
4. All’interno del modello organizzativo e dei servizi dipartimentali previsti nel Capo II, il Piano individua requisiti minimi di qualità della presa in carico e dei luoghi delle cure, con particolare riferimento a:
a) prima accoglienza;
b) sostegno ai familiari;
c) condivisione dei percorsi di cura;
d) risposta nelle situazioni di urgenza, emergenza e crisi;
e) continuità dell’assistenza;
f) integrazione socio-sanitaria;
g) problematiche relative alla situazione abitativa e lavorativa;
h) strumenti e modalità per la valutazione della qualità delle cure e i relativi indicatori.