L’Asl di Foggia vuole sopprimere otto dei nove Centri di Salute Mentale, operanti sul territorio provinciale. Una scelta aziendale irragionevole, che inciderà sul degrado della pratica assistenziale psichiatrica.

Con quest’atto, si mira a relegare la psichiatria di comunità, vicina ai bisogni della gente,  negli  antiquati luoghi della custodia centralizzata e burocratizzata, gestita da un unico grande centro di salute mentale, estraneo alle nostre comunità.

Se alla psichiatria di comunità si vuole sostituire quella istituzionalizzata tradizionale, sporca di manicomio, isolamento e contenzione fisica, la regione Puglia e il governatore Nichi Vendola lo dicano senza la magia del linguaggio.

La scelta amministrativa dell’Asl di Foggia non è indolore per le nostre comunità ed ha una forte connotazione politico-sociale, pregna di risentimento conservatore neomanicomiale.

Distruggere otto Centri di Salute Mentale nella provincia di Foggia è l’inizio  della decostruzione della rete dei servizi di salute mentale di territorio, intrecciata, negli anni, da familiari, operatori, “utenti”, scuole, associazioni, parrocchie, ed enti locali, risorse indispensabili alla cura della sofferenza psichica.

Con quest’atto amministrativo, invece,  si annuncia il ritorno alla pratica psichiatrica totale, al silenzio dei “malati mentali”, isolati  ed abbandonati nei centri abitati e rinchiusi nelle loro abitazioni – manicomi, stigmatizzati e dimenticati.

Ma se la Regione Puglia consente di  sradicare – solo nella nostra provincia – otto centri di salute mentale su nove dagli ambienti di vita dei “sofferenti psichici” dobbiamo prendere atto che alla fase di spogliazione delle politiche sanitarie seguirà quella della delegittimazione dei servizi psichiatrici territoriali, articolati sul territorio per  farsi carico del disagio esistenziale della gente con problemi psichiatrici.

Per le associazioni dei familiari, questa politica sanitaria è in controtendenza con quella di altre regioni italiane, che già da tempo hanno incrementato la presenza dei centri di salute mentale sul territorio ed istituito nuove figure professionali sociosanitarie, case manager,  per prendersi cura dei “malati mentali”  a domicilio, nel loro  ambiente di vita e per contenere la spesa sanitaria, incrementata da ricoveri inutili ed inopportuni.

Ai familiari, ai sofferenti psichici ed agli operatori della salute mentale, il modello dei servizi di salute mentale indicato dall’Asl di Foggia non  piace, perché respinge le famiglie e i propri congiunti “ammalati” nella solitudine e nell’isolamento esistenziale e mira a creare un preoccupante distacco tra il governo regionale e le realtà sociali e sanitarie delle popolazioni della provincia di Foggia.

Per superare questo isolamento istituzionale e sociale, le associazioni dei familiari propongono di aprire un dialogo, che aiuti a gestire i bisogni di cura dei propri cari, per innovare ed arricchire il territorio con centri di salute mentale aperti alla domanda di cura e capaci di prevenire e riabilitare, in tempo utile e nella propria comunità.

Questa buona pratica sociassistenziale è possibile!

Esercitiamola  ora e non quando tutto è ormai consumato e perduto e, per di più,  in un territorio desertificato e manicomializzato.

I familiari dei sofferenti psichici

dell’Associazione “Genoveffa de Troia” di Monte Sant’Angelo

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