Un tenerissimo e commovente dialogo che Elena Cerkvenič immagina di avere con Franco Basaglia. Ve lo proponiamo come “assaggio” della preziosa testimonianza che Elena presto ci regalerà con “Sono schizofrenica, ma amo la mia follia”, il libro in cui racconta la sua vita. Dove pure, in sogno, Basaglia un giorno le viene incontro. Se i sogni sono fatti della carne e del sangue di cui si rivestono per raccontarci la loro verità…

Personaggi:
io: un individuo che ha ritrovato la propria voce grazie al pensiero e all’azione di Franco Basaglia.
Franco Basaglia: psichiatra rivoluzionario, filosofo, padre della riforma psichiatrica in Italia, della legge 180.
Luogo: Un prato fiorito, soleggiato. Franco Basaglia siede su una panchina di legno, intento a leggere un libro.

 

io: Dottor Basaglia…

Basaglia alza lo sguardo, sorride e mi invita ad avvicinarmi.

io: Dottor Basaglia, la guardo qui, in questo prato fiorito, e mi sembra quasi di sognare. Non avrei mai immaginato di poterla incontrare, di poterle dire finalmente grazie.

Basaglia: (Sorride con un’infinita gentilezza) Grazie a te, invece. Per avermi trovato, per aver colto il senso del mio lavoro.

Mi siedo accanto a lui, un senso di timore e gratitudine mi pervade.

io: Dottor Basaglia, non so come iniziare… Lei mi ha dato una nuova vita. Grazie a lei, finalmente, ho potuto liberarmi da quell’inferno che era il “manicomio” dovuto al mio disturbo psichico… Lei mi ha insegnato che la pazzia non è qualcosa da temere o da nascondere, ma una parte di noi da accettare e da comprendere. Mi ha mostrato che esiste per me un mondo accogliente e gentile dentro la città dove vivo, nella mia casa, dentro la mia famiglia, con mio marito e mio figlio, dove posso vivere liberamente e amare, dove posso essere me stessa nonostante la mia follia.

Lei mi ha donato una nuova vita. Quella che avevo prima era solo un’esistenza soffocata, rinchiusa in un mondo di etichette e camicie di forza, causate dalla mia sofferenza psichica. Lei mi ha insegnato che la pazzia non è un crimine, ma una diversa sfumatura dell’animo umano.

Basaglia: Non è merito mio. È il merito di tutti coloro che hanno creduto nella rivoluzione psichiatrica, che hanno combattuto per la dignità e la libertà di chi era stato emarginato e recluso. Non abbiamo fatto altro che rimettere al centro la persona, con le sue fragilità e le sue potenzialità. Ognuno di noi ha il diritto di vivere la propria esistenza, la propria esperienza, di essere ascoltato e accompagnato.

io: Ma lei è stato il faro di questa rivoluzione. Lei ha abbattuto i muri dei manicomi, ha spezzato le catene della vergogna e dell’emarginazione. Ha restituito dignità a chi ne era stato privato. Le sue parole, le sue azioni, hanno illuminato la mia oscurità e mi hanno indicato la via verso la guarigione. 

Basaglia: La guarigione è un processo che avviene dentro di noi. È la scoperta di sé, dei propri talenti, delle proprie fragilità. È il coraggio di vivere, di amare, di sbagliare.

io: Lei mi ha insegnato che la pazzia è una diversa modalità di stare al mondo. Mi ha insegnato che non ho bisogno di essere “normale”, ma di essere me stessa.

Basaglia: La normalità è un’illusione. Ognuno di noi è unico e speciale. Dobbiamo imparare ad accettare e valorizzare le nostre diversità.

io: Dottor Basaglia, vorrei fare qualcosa per lei, in segno di profonda gratitudine.

Basaglia: La cosa più bella che tu possa fare è continuare a vivere la tua vita al meglio. Sii felice, sii libera, sii te stessa. E aiuta gli altri a fare lo stesso. Continua a lottare per la libertà, per il rispetto della diversità. Porta avanti il messaggio di speranza e di inclusione che abbiamo seminato insieme.

io: Lo farò, dottor Basaglia. Lo prometto.

Basaglia: Sono sicuro che lo farai. Ora va’, e vivi la tua vita. 

io: La ringrazio, dottor Basaglia. La ringrazio con tutto il mio cuore.

Basaglia: (Sorride ancora) Non c’è di che. Ora vai, e vivi la tua vita al massimo.

Ci stringiamo la mano, in un gesto di reciproca stima e affetto.

Mi alzo dalla panchina e abbraccio Basaglia. Un abbraccio caldo, sincero, poi mi volto e mi allontano, con il cuore colmo di gratitudine e di speranza, lasciando Basaglia immerso nella lettura del suo libro. So che porterò sempre con me le sue parole, il suo esempio, la sua infinita umanità.