Ieri l’altro a Matera Carlo Miccio ha presentato il suo “La trappola del fuori gioco” nel centro diurno polivalente di Matera. A margine del torneo di calcio che si conclude in questi giorni. Hanno letto brani del testo Adele Caputo, Marco Bileddo e Piero Pacione.
Il giorno dopo, alle 9.00, Carlo Miccio ha incontrato gli studenti del Liceo Scientifico “D. Alighieri”.
Due giornate di partecipazione e di attenta discussione intorno all’attualità delle questioni della salute mentale e della ricchissima letteratura di narrazione di protagonisti che con condizioni e ruoli diversi vivono l’esperienza del disturbo mentale.
La Trappola del fuorigioco, edito da Alphabeta per la collana 180 Archivio critico della salute mentale, è un romanzo che, come una sorta di cartina al tornasole, ci accompagna all’interno delle dinamiche di un ambiente familiare in cui si annida ed esplode un disagio mentale.
Leggendo il romanzo di Carlo, anche chi per il calcio non prova emozioni, troverà una scrittura e un modo di leggere la realtà che ricordano le atmosfere dei racconti di Soriano e la magia delle attese e delle passioni che fanno diversa la quotidianità banale e piatta. Ma anche la fatica della ricerca di parole per dire cose che fanno fatica a essere dette. E ancora la passione amorosa e gli affetti per reggere e sopravvivere alle catastrofi relazionali che rischiano di annientare ogni possibilità di sentire e di esserci. Il romanzo, con il suo sogno di un calcio totale, del collettivo olandese dove la fragilità, l’assenza di un calciatore viene immediatamente rimpiazzata da un compagno, rimanda a un’immagine del gruppo che tante volte per chi vive un’esperienza di dolore si frantuma irrimediabilmente. Il sogno di un comunismo felice, di una società dove tutti si prendano cura di tutti. Dove come nei paesi salentini tutti i paesani si raccolgono intorno alla tarantata per fare argine alla sofferenza.
“Il sogno di una cosa migliore” verrebbe da dire.
Tutto comincia a giugno del 1975: la travolgente avanzata elettorale del PCI di Berlinguer minaccia di sconvolgere l’ordine politico e sociale dell’intero paese. Per Sebastiano La Rosa, 40 anni e una diagnosi di Depressione Bipolare Schizoaffettiva, si profila il peggiore degli incubi: un paese in mano a barbari che bruciano chiese e sequestrano case. Una paura capace di spingerlo nel baratro psicotico e nel groviglio delle cure psichiatriche, dei ricoveri, dei farmaci, dei trattamenti obbligatori, delle incertezze di una riforma che arriva in quegli anni e fa fatica a realizzarsi. Tutto accade sotto gli occhi di suo figlio Marcello, dieci anni, che la realtà la decifra solo attraverso il gioco del calcio. E che al significato della parola comunismo, e al senso vero delle paure di suo padre, ci arriverà scoprendo le meraviglie del calcio totale: un modulo perfetto praticato dalla nazionale olandese sotto la guida del suo rivoluzionario condottiero, il compagno Johan Ciuf. Mentre la famiglia poco a poco si sgretola Marcello inizia un cammino di trasformazione che lo porterà negli anni a trovare la maniera per gestire l’ingombrante presenza della malattia paterna, i conflitti e le lacerazioni familiari e le sue stesse reazioni emotive davanti alla paura e al pericolo.
Un libro da leggere e da suggerire alle persone che amiamo.