di Korallina

Le poesie si capiscono molto più facilmente di programmi di partito, contratti di affitto o di lavoro. Di solito sono brevi, non ci si mette una vita a leggerle, tengono vive le civiltà sopravvivendo a loro volta a tutto. A cominciare dal grande mercato dell’editoria che le snobba più che può. Così dice Hans Magnus Enzesberger, scrittore, poeta, saggista, editore, traduttore e uomo del nostro tempo.

Alda Merini scriveva poesie, era il suo modo di sostenere il mondo con le sue stranezze, le ingiustizie, le follie, le bellezze. Di metterle sul mercato come una merce sacra. Una piazza che è ovunque e in chiunque, affollata, gremita fino a scoppiare. Quella «folla dentro il cuore» che «nessuna polizia potrà disperdere», per usare i versi di un’altra grande poetessa, Emily Dickinson.

Forse un modo per ricordare Alda Merini è anche questo. Ricordarci dello spirito poetico che affolla la parte più invisibile di noi. Primitiva chiave che apre molte e poi molte porte, come un vento e gentile e imperioso, che soffia dove vuole.

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