wong[Illustration by Rose Wong]

Di Maria Grazia Cogliati Dezza, psichiatra, già responsabile del Distretto 2 e coordinatrice socio sanitaria dell’Azienda sanitaria triestina

Il racconto continua

In questa direzione, di recente, va l’organizzazione del lavoro dell’assistenza domiciliare: ricercare elementi epidemiologici, demografici, ambientali, culturali, storici, che caratterizzano il microterritorio, riconoscere e valorizzare i legami presenti, le risorse naturali, cercare di connettere il problema del singolo, la specifica azione sanitaria al contesto allargato. Non è facile e immediato per tutti gli operatori. Si tratta d’assumere una visione allargata centrata sull’insieme persona/casa/contesto e di dar seguito a quello che i determinanti di salute non sanitari rilevano. Ovvero riconoscere il loro concorso nella patogenesi della malattia e del suo decorso e ricercare tutte le possibili relative soluzioni. Comprendere che questa parte del lavoro rientra a pieno titolo nello specifico professionale del lavoro di medicina territoriale e di comunità è un obiettivo che il distretto ha perseguito nel tempo, ancora non pienamente raggiunto. Lavorando così è nata l’amicizia con il parroco e la parrocchia di piazzale Rosmini, l’apertura di un punto salute infermieristico dentro le sue mura, l’attivazione di un numero cospicuo di parrocchiani come volontari compresenti nei diversi progetti di salute. Al punto salute vengono indirizzate persone già seguite dall’assistenza domiciliare ma in grado di uscire da casa se il servizio è in prossimità. Si riduce così il numero delle persone in assistenza domiciliare garantendo la stessa presa in carico con minor dispendio di risorse professionali, si favoriscono relazioni, si includono le risorse naturali della parrocchia tra gli attori della cura. E ancora la presenza di cittadini che vogliono conoscere e sono disponibili all’aiuto di altri, così come il comitato di quartiere di Ponziana che ottiene dal Comune di Trieste in comodato un giardino ove piantare le erbe aromatiche e allestire spazi di gioco per i bambini o il pranzo dei diabetici in Microarea.

Questi ultimi anni sono stati come una doccia fredda. I recenti amministratori regionali hanno cercato di fermare la ricerca, di ridurre tutto al gesto prestazionale, di normare ogni respiro per rendere eguale il respiro degli uni e degli altri, all’insegna della sicurezza, della trasparenza, della corretta regolamentazione. Sono state tarpate così le ali all’intelligenza individuale e alla soggettiva motivazione al lavoro. Non tutti l’hanno sopportato. Molti si sono difesi, direi bene, facendo gruppo, rifugiandoci all’interno del confine territoriale, continuando a sviluppare, anche a fatica, la ricerca in corso, in attesa di tempi migliori.

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