Non è rinchiudendo il vicino che ci si convince del proprio buon senso.
F. Dostoevskij
Le nostre oscillazioni. Filosofia e follia (Collana 180 – Archivio Critico della Salute Mentale, Edizioni Alphabeta Verlag, 2019, 96 pp., Euro 12,00) è il nuovo libro di Pier Aldo Rovatti, edizione riveduta e aggiornata di La follia in poche parole, che entra oggi a far parte della Collana 180.
La necessità di questa nuova versione, che arriva a quasi vent’anni dalla sua prima stesura, è dettata dal fatto che in questo lasso di tempo la prossimità tra filosofia e follia si è svuotata, non perché sia qualcosa di superato, ma perché l’abbiamo resa invisibile, l’abbiamo cancellata, trasformando una questione seria e attuale in un episodio culturale di scarsa rilevanza. L’urgenza dell’autore è quella di riprendere in mano il problema con un titolo che sottolinei e rilanci l’importanza del dubbio, espresso in maniera efficace da quel non so da cui partiva la sua riflessione vent’anni fa. Un non so che non è una cautela, ma una posizione costruttiva. Questi due monosillabi possono dirci qualcosa di non banale sulla follia. Sono l’invito a “metterci scomodi”, come a cavallo di un muretto, con una gamba di qua e una di là, e imparare l’arte dell’oscillazione, anche se è un esercizio rischioso. Come non pensare a Franco Basaglia che alla domanda «Chi è il malato di mente?», nella famosa intervista di Sergio Zavoli ne I giardini di Abele, rispose «non so, perché non lo sa nessuno».
L’oscillazione richiama l’esitazione, il paradosso, il dubbio e dovrebbe stare all’origine di ogni pensiero filosofico. Mentre siamo a cavallo del muretto probabilmente vorremmo ritirare lo slancio e starcene da una parte oppure assecondare lo slancio e portarci con un salto dall’altra. Ci viene chiesto, invece, di stare in bilico. Questa è la posizione da prendere per non far sparire la follia. Stare a cavallo del muretto significa introdurre la follia nella nostra cassetta degli attrezzi e imparare a stare in una posizione di equilibrio instabile. Dobbiamo imparare l’arte dell’oscillazione per non cedere all’inerzia di un pensiero che crede di aver già raggiunto il proprio equilibrio o si affatica soltanto per tentare di ottenerlo. Abbiamo bisogno della “follia” per ricominciare a pensare utilmente e per far fronte alle dilaganti pratiche della medicalizzazione.
Questo saggio vuole fornire qualche spunto, poche scintille, che potrebbero accendere un piccolo fuoco, che attutisca il freddo che ci stiamo fabbricando attorno. Confrontandosi con alcuni tra i principali pensatori contemporanei come Foucault, Derrida, Husserl e Bateson, questo agile saggio mostra come la “follia” sia diventata, da esclusivo oggetto della psichiatria, a concetto filosofico in grado di porre questioni decisive grazie alle idee di “equilibrio instabile” e di “oscillazione”. Viene così riaperto il capitolo sull’importanza della follia come tratto soggettivo che appartiene a ciascuno di noi e che non è confinabile nell’universo terapeutico. Queste pagine intendono denunciare la palese chiusura culturale che caratterizza il nostro presente e rilanciare quel pensiero critico che la stessa filosofia, dopo averlo alimentato alla fine del secolo scorso, ha poi abbandonato a vantaggio di un pensiero unico della “normalità” fondato essenzialmente sul potere.
Il libro sarà disponibile nelle librerie a partire dal 20 maggio 2019 e on-line sul sito della casa editrice e sui principali bookstore on line.
Il librò verrà presentato in anteprima domenica 19 maggio alle 11.30 in occasione della quindicesima edizione del Festival Vicino/Lontano in un incontro con l’autore presso l’Oratorio del Cristo (Largo Ospedale Vecchio 10/2, Udine) e poi venerdì 24 maggio alle 18 durante la rassegna Rose Libri Musica Vino presso il Parco di San Giovanni a Trieste.