L’UNIONE SARDA – Sanità e affari sociali : «Qui curiamo con l’elettroshock» (20.07.2012)

La terapia dell’ultima spiaggia, secondo alcuni. Solo una tecnica presa in prestito dai mattatoi per stordire i maiali, secondo altri. «Come tentare di sintonizzare un televisore prendendolo a pugni», diceva invece lo psichiatra Franco Basaglia. Proprio in Italia, anno 1938, è nata la Tec, la terapia elettroconvulsivante: l’elettroshock. Terapia che dopo 74 anni, nonostante resti tra le più controverse, viene ancora applicata in otto centri nazionali, tra i quali il Servizio psichiatrico ospedaliero dell’Asl di Oristano, l’unico attivo in Sardegna. Il responsabile del servizio, Giampaolo Minnai, non usa mezzi termini: «Una terapia efficace e tra le più sicure al mondo, può salvare la vita».

L’APPROCCIO Centro di salute mentale di Oristano, studio di Giampaolo Minnai, ore 11 di ieri. Già dalle prime parole si intuisce quale sia la sua posizione: «Mi segua, il problema di fondo è che in Italia il dibattito è sempre stato governato dall’emotività e dall’ideologia. Ciò non avviene nei paesi scandinavi, dove la terapia viene utilizzata con molta frequenza, o in Gran Bretagna e Francia: lì non si pongono il problema sul praticarla o meno ma piuttosto sull’adeguatezza delle apparecchiature e sulle corrette modalità di esecuzione». L’ELETTROSHOCK La terapia in città viene praticata da uno staff di sei medici e 24 infermieri. Sono 20 in media ogni anno i pazienti provenienti dall’Isola sottoposti alla cura. «La terapia viene applicata in casi di gravi disturbi depressivi, bipolarismo, rischio suicidio». I casi più frequenti riguardano persone comprese tra i 50 e i 60 anni: «I disturbi sono soliti ingigantirsi col tempo». A subirla anche le donne in gravidanza: «Non possono ricorrere agli psicofarmaci, arrecano danni al feto. L’elettroshock invece è sicuro». La terapia comprende un ciclo di 12 sedute che si protraggono fino ai due mesi, della durata di 2 minuti al giorno tre volte la settimana.

IL DIBATTITO Secondo diversi studi scientifici l’efficacia dell’elettroshock sarebbe pressoché nulla: anzi, porterebbe alla perdita permanente della memoria, a seri danni cognitivi, ad un alto tasso di suicidi. «La tecnica utilizzata è migliorata col tempo – ribatte Minnai – viene obbligatoriamente applicata l’anestesia totale. Detto questo, non è assolutamente vero che distrugga i neuroni, semmai li rivitalizza, li rigenera: solo una delle tante mistificazioni. I suicidi? Una falsità, assolutamente infondato. Spesso si fa l’esempio di Ernest Hemingway, ma nessuno dice che Hemingway era un alcolista e che sugli alcolisti la terapia funziona molto poco. Tanti studi scientifici ne comprovano l’efficacia e la sicurezza». A firmare l’assenso dell’inizio terapia è lo stesso paziente, sofferente e gravemente depresso: «Sì sofferenti, ma comunque lucidi, disperati, a rischio suicidio, che non sono riusciti a curare il male in altro modo».

Fabrizio Carta

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