di Anita Eusebi.
“Psichiatra e scrittore ha combattuto sin dai primi accanto a Franco Basaglia la lunga e perigliosa battaglia che ha portato, prima alla trasformazione e quindi alla chiusura degli ospedali psichiatrici, riforma fondamentale per la difesa di elementari diritti umani di persone per molto tempo ignorate o respinte nella loro sofferenza. Autore di numerosi testi sul disagio mentale che spaziano da rigorosi saggi scientifici a veri e propri racconti insieme documento clinico e romanzo di vite difficili.”
In poche righe una vita intera, spesa accanto alle persone che vivono la sofferenza del disagio mentale, lottando ogni giorno affinché non si smetta mai di restituire loro dignità, diritti e piena cittadinanza. Un impegno e una scelta di campo che si riflettono nelle porte aperte della presa in carico e della cura sul territorio. E ancora, in un’intensa attività di comunicazione sul tema della salute mentale. “La società stessa, attraverso una varietà di fattori, può concorrere a innescare la malattia mentale o può contribuire in maniera importante al suo aggravarsi o al suo risolversi. Ci vuole qualcosa di simile a una rivoluzione per mettere fine alla segregazione e allo stigma, per trasformare la cura psichiatrica da un sistema carcerario speciale in un sistema sanitario aperto, per dire no al pregiudizio” afferma il neuroscienziato portoghese Antonio R. Damasio, membro della Giuria del Premio Nonino, presieduta da V. S. Naipaul premio Nobel per la Letteratura 2001. “La giuria ha premiato Peppe Dell’Acqua per il suo fondamentale contributo a questa trasformazione, – prosegue Damasio – per aver richiamato l’attenzione sulla tragedia dell’ingiustizia e sulla necessità di cambiamento. Ha avuto un ruolo chiave in una rivoluzione che è ancora in atto. Il premio è per il lavoro di una vita.” Ed è un premio strameritato, perché la libertà è terapeutica, perché guarire si può, e dunque è necessario continuare a “basagliare”.
(Nella foto in basso Peppe Dell’Acqua e Gianola Nonino)